Il Coronavirus ci ha cambiato la vita

Sono tempi duri i giorni nostri, come quelli di una guerra mondiale contro un nemico invisibile di cui ancora non si è trovato il punto debole per poterlo colpire a morte. E’ un nemico silenzioso e molto pericoloso che ti ferisce dentro il corpo, nei tuoi polmoni, e può farti morire. Sembra quasi che il tempo della nostra vita moderna si sia fermato, o quantomeno abbia rallentato la sua folle corsa e sia ora “sospeso”. Similmente a quando uno shock, una perdita, un profondo dolore ci invade e ci costringe a rallentare, a fermarci, a piangere, a ricordare, a meditare e a riflettere. Qualcuno dice che nulla sarà più come prima.

La natura invece sembra proseguire il suo corso indifferente al virus, come a dirci guarda che la vita continua!

Stai in casa e lavora …

Per evitare il contagio, ci siamo ritrovati tutti chiusi nelle nostre case, le nostre famiglie riunite come in vacanza o come in prigione… Le strade sono semideserte e c’è silenzio nel quartiere. Non ci sentiamo del tutto “soli” soltanto se sappiamo utilizzare il telefonino e gestire i contatti in rete. I bambini e gli studenti continuano a seguire le lezioni “on line” con prove ed interrogazioni. Per gli adulti è decollato ovunque, per cause di forza maggiore e richiesto perfino dal governo, lo “smart working”, il lavoro da remoto che esiste già da molto tempo. Negli anni 90 si chiamava telelavoro ma nel tempo ha fatto fatica a diffondersi su larga scala. Ora invece ci siamo, ogni dubbio è stato spazzato via nel giro di poche settimane. La paura si dice fa 90, in questo caso ha fatto “centro” e di necessità virtù. Il risultato è meno stress per gli spostamenti, più creatività per la libertà individuale e, non da ultimo, più tempo per la famiglia, decisamente!

Tornare a fare il padre e accompagnare i propri figli non più solo per giocare ma per aiutarli a superare le loro difficoltà, insicurezze, per rincuorarli circa il futuro. Stare vicini per istillare coraggio e fiducia non solo a parole ma con l’esempio di vita, nel lavoro, nel rapporto coniugale, nella vita sociale.

Tornare a fare la madre per condividere la cura dei figli insieme al marito. Basta con lo stress, basta con i sensi di colpa causati da un lavoro che ti strappa da casa. E’ molto faticoso infatti fare tutto da sole e non è per niente giusto; un uomo non dovrebbe mai far sentire “sola” la propria moglie nella gestione della famiglia e nell’educazione dei figli.

Tornare a casa per gustare la compagnia dei propri genitori, per conoscerli meglio, per imparare a parlare con loro, per imparare da loro. Ritrovare il gusto di leggere un libro di avventure per imparare a leggere, a scrivere e a fantasticare.

Tornare a casa per guardarci meglio negli occhi tra moglie e marito. Si tratta di ritrovarsi nel carattere e nel cuore, per imparare a confidarsi. C’è spazio di miglioramento anche nella comunicazione per comprendere meglio il punto di vista dell’altro e per tollerare i suoi difetti poiché… nessuno è perfetto. E’ una nuova opportunità per consolidare la propria unione che crea, nel contempo, una nuova atmosfera di pace e calore in famiglia.

Tornare a casa per apprezzare i parenti, gli amici che ci mancano. Sarà bello ricordare le vacanze e le esperienze vissute insieme. Impareremo a desiderare, sognare quei nipotini che stanno crescendo lontano da noi e che non possiamo abbracciare e nemmeno sfiorare con una carezza.

E infine, tornare a casa per coltivare il sogno di cambiare il mondo con il nostro contributo costruttivo che generi a sua volta pace e giustizia.

Stai in casa e rifletti…

In questo silenzio generale mi viene in mente il libro del 2018 di Enrico GiovanniniL’utopia sostenibile“, ecco l’incipit:

“Chiudete gli occhi e pensate a come dovrebbe essere il Paese in cui vorreste vivere. Probabilmente non vorreste vivere in un Paese di 60 milioni di abitanti dove muoiono ogni anno 60 mila persone a causa di malattie legate all’inquinamento. E non vorreste vivere in un Paese in cui 4,7 milioni di persone vivomo al di sotto della soglia di povertà, oltre due milioni di giovani non studiano, non sono in formazione e non lavorano (i famosi Neet), il 5% delle famiglie più abbienti detiene la stessa ricchezza del 75% delle famiglie meno abbienti, il 18% delle case esistenti è abusivo e l’80% delle specie ittiche è in condizione di sovrasfruttamento… Ed è probabile che, al di là dei dati statistici e della cronaca quotidiana, sia lo stesso istinto che spinge un animale a fiutare il pericolo, pur non vedendo chiaramente da dove esso viene, a dirci che il nostro futuro è seriamente a rischio, posizione recentemente ribadita da oltre 15 mila scienziati nellappello World Scientists’ Warning to Humanity: A second Notice pubblicato su “BioScience” a novembre del 2017. “Niente di più facile che smettere di fumare, lo faccio venti volte al giorno”, diceva Oscar Wilde, da persona che non ha mai neanche provato a fumare una sigaretta, preferisco dire: “sognare di cambiare il mondo è facile: lo faccio venti volte al giorno”. E lo faccio da quando, studente del secondo anno del corso di laurea in economia (quarant’anni fa), lessi un libro che descriveva i rischi di un collasso del sistema umano intorno alla metà del 21° secolo e decisi di provare a diventare un economista per dare il mio contributo a cambiare il mondo.”

Una panoramica così chiara e sintetica della realtà che ci circonda mi ha colpito e mi è rimasta in mente. Purtroppo il collasso del sistema è già arrivato e prima del previsto a causa di qualcosa di imprevedibile, ma forse non troppo, per via della globalizzazione. E’ la pandemia da Coronavirus che ha causato finora nel mondo più di 50.000 morti. In Italia sono più di 80 mila i contagiati. La quarantena non finirà a Pasqua e chissà per quanto tempo ancora durerà.

L’inquietudine serpeggia e il timore di essere contagiato è forte, siamo a rischio ogni nuovo giorno che nasce. Il cuore piange amaramente coloro che ci hanno lasciato, parenti, amici e tanti sconosciuti, tanti nonni, anche medici e infermieri che tanto hanno dato ma che non sono riusciti a salvarsi. Gli anestesisti-rianimatori sono gli eroi di questo momento, giustamente, ma per anni hanno dovuto lottare e impuntarsi per il rinnovo del contratto di lavoro; hanno assistito preoccupati alla chiusura di ospedali, al ridimensionamento dei reparti, e infine hanno subito il contenimento dei costi e del personale che li ha compressi e sacrificati sui turni di lavoro…

Stai a casa e migliora te stesso…

Che fare? Lasciarsi prendere dalla malinconia e dalla paura del domani oppure orientare l’interesse verso qualcosa d’altro, di bello, di nuovo. Potrebbe essere un libro, un racconto per un bambino, un’idea per il futuro, un progetto nuovo oppure un’abilità nuova come fare il pane da sé, coltivare un pezzetto di terra, imparare a suonare uno strumento musicale, accettare la sfida del canto. Tutto questo e molto altro ancora in rete “gratis”.

Nel piccolo mondo della nostra casa siamo faccia a faccia con la nostra personalità e un po’ di riflessione in merito non guasta, infatti “Conosci te stesso” diceva Socrate. Dopo tanti tentativi per descrivere le caratteristiche di personalità, finalmente gli psicologi si sono ritrovati d’accordo sul modello di descrizione della personalità di Robert R. McCrae e Paul T. Costa, denominato Big Five: cinque tratti che ben descrivono la variabilità individuale e che insieme formano la personalità. I tratti in positivo che più rappresentano l’equilibrio e la realizzazione sono: la stabilità emotiva, l’energia o estroversione, l’amicalità, la coscienziosità e l’apertura mentale come apertura alla cultura e all’esperienza.

La stabilità emotiva è ai nostri giorni particolarmente importante e per averla occorre essere capaci di saper controllare le proprie emozioni (paura, rabbia, tristezza, gioia, disgusto e sorpresa). Saper gestire, monitorare le emozioni che proviamo equivale a mantenere l’umore stabile senza deprimersi. La visione della vita in chiave positiva è la carta vincente. Inoltre, saper controllare l’ansia è indispensabile per non cadere negli attacchi di panico. Occorre avere il controllo dell’impulsività e saper contenere l’irritabilità e l’eccitabilità. Quando questa capacità è carente si può andare incontro a svariati problemi personali e relazionali, come l’instabilità nella percezione di sé e nelle relazioni affettive, eccessiva emotività e aggressività.

L’ISIDAP, Istituto Specialistico Italiano Disturbi da Attacchi di Panico ha attivato uno sportello di ascolto per ansia e panico con il numero verde 800913880.

Susanna Primavera