Scrive al quotidiano Avvenire tutta la sua pena per il figlio che non aveva voluto. È vita vissuta questa testimonianza del 17 giugno scorso, che riportiamo per intero nella speranza che possa servire per altre donne, nella scelta dell’unica strada che porta pace nell’anima: la scelta per la Vita.
Una lettera per la Vita
”Caro Direttore,
esattamente 3 anni fa mi ero decisa a scriverle, parlando “in pubblico”, la prima volta, di un’esperienza personale dolorosissima per commentare un articolo di Giovanni Maria Del Re, dal titolo “L’aborto è omicidio. Docente sospeso a Lovanio”, comparso su “Avvenire”. Avevate deciso di pubblicare la mia lettera che aveva beneficiato del commento, profondo e toccante, di Marina Corradi . E allora oggi ho pensato di scrivervi nuovamente per condividere con voi una data particolare, che non ho potuto vivere con nessun altro, dato che quanto è successo è rimasto un tabù di cui non poter parlare mai. Mi fa piacere ricordare con voi che nel giorno in cui sto scrivendo queste righe, quel bimbo, che non ho avuto il coraggio di far nascere, avrebbe compiuto 30 anni. Il condizionale è d’obbligo, in quanto la data è quella presunta. Per lui tale è rimasta. 30 anni… un uomo. Impossibile, oggi più ancora che in tutti gli altri giorni, non pensare all’uomo che sarebbe, a che posto avrebbe nel mondo e che contributo darebbe alla nostra società… In questo drammatico e difficile periodo, con da un lato l’incertezza sul futuro e dall’altro tanto più tempo del solito per riflettere, mi figuro cosa avrebbe fatto e immagino che magari avrebbe potuto essere una tra le tante persone che si stanno prodigando per il bene degli altri… chissà… sono davvero molti i pensieri.
In questi 30 anni non c’è stato giorno in cui io non abbia pensato a lui, 10.958 giorni in cui è stato il mio primo pensiero, ogni mattino, è il mio ultimo ogni sera. Tutte le volte che ho guardato negli occhi i miei figlio, ho immaginato come sarebbero stati i suoi e a ogni abbraccio ho pensato a come sarebbe stato bello poter abbracciare anche lui… Ha fatto, fa e farà sempre parte, anche se non presente fisicamente, della mia vita al pari, se non ancor più, dei tre figli che il Buon Dio ha voluto donarmi dopo, a tal punto che, quando mi chiedono quanti figli ho, devo fare attenzione a dire “tre”, perché, istintivamente, mi verrebbe da rispondere “quattro”. Una madre a cui muore un figlio non riuscirà mai a spiegarsi il perché e solo fidandosi del Disegno di Dio potrà continuare ad andare avanti; una madre che uccide suo figlio non riuscirà mai a perdonarsi e solo confidando nel perdono di Dio potrà continuare ad andare avanti. Grazie per avermi “accolto” e permesso di condividere con voi questo momento.
Come guarire dalla ferita dell’aborto
Il commento di Marina Corradi, a cui la mamma che scrive accenna all’inizio della sua lettera è già una risposta consolante e liberatoria. Le sue parole sul Perdono di Dio rappresentano una speciale cura spirituale per ogni cuore che sa di aver commesso quel grave errore… Parole d’amore simili a quelle di Giovanni Paolo II nell’Evangelium Vitae.