Come si supera un aborto, che genera tristezza e dolore ? Chi aiuta la donna, l’uomo, la coppia, in un momento del genere? L’aborto è una scelta della donna, che spesso si trova in condizione di solitudine e crede che interrompere la gravidanza sia l’unica strada per risolvere il suo problema. In realtà la decisione di abortire genera enorme sofferenza e può causare anche uno stato di depressione: sono 40 anni che milioni di donne, in Italia, soffrono per questo motivo, da quando è stata approvata la legge 194/78.
Perchè la donna che ha abortito non riesce a dimenticare?
Perchè una donna, quando diventa madre, resta tale per sempre, anche se perde il bambino, anche se non lo vede nascere, anche se sceglie di abortire. E quel lutto, quella assenza, farà parte del suo DNA per sempre.
1) “Ho abortito due volte: la mia vita è stravolta”
Le testimonianze di dolore delle donne che hanno scelto di abortire sono numerosissime, si possono leggere raccolte nel volume “Fede e terapia. Ferite dell’anima. Genitori in cerca di guarigione“. Ne riportiamo qualcuna:
Scrive una donna che ha abortito due volte, circa 20 anni prima:
“L’aborto, quel nemico, mi devastò la vita, la fece sua, ne prese i pezzi e li plasmò a suo piacimento, la rivoltò e la cambiò totalmente. Persi i valori di riferimento, le ambizioni, i desideri, la fiducia negli altri e nel mondo, la capacità di amare ancora. Persi me stessa in quella guerra devastante, persi un uomo che cercai di amare, ma che non riuscì a sopportare accanto a sé una donna distrutta da un nemico intrattabile e odioso, a lui sconosciuto. Tutta la mia vita cambiò, interruppi gli studi, cambiai vita, mi rinchiusi in me stessa sentendomi fortemente colpevole per quello che avevo fatto.”
2) “Ho abortito e ho perso mio marito”
Un’altra donna scrive, dopo l’aborto del secondo trimestre del secondo figlio:
“Quando ho preso la mia decisione (in uno stato mentale di assoluta confusione) ho detto :- Non c’è gioia per questo bambino!- E chi meglio di me sa cosa vuol dire non sentire gioia in famiglia! Ero convinta e speranzosa di morire insieme al mio bambino quel giorno! Quel giorno stesso ho perso la mia battaglia con la vita, ho perso il mio matrimonio, ho perso me stessa.
3) “Ho abortito e ora soffro terribilmente”
Le parole ricorrenti, in queste come in altre testimonianze, sono: dolore, lutto, sofferenza, sconfitta, colpa, paura, vergogna… Spesso si può arrivare a trovarsi in condizione di depressione o di stress.
A confermarlo sono proprio le donne che hanno compiuto una scelta di non ritorno: le loro storie si possono leggere sui siti www.vignadirachele.org oppure www.progettorachele.org . Insieme al Progetto Fede e Terapia queste associazioni di volontariato sostengono le donne e gli uomini che hanno compiuto la scelta dell’aborto volontario (o che hanno subito la perdita di un bambino per aborto spontaneo), offrendo una mano tesa e un ascolto competente, che aiuti a riparare il dolore subìto. E’ possibile vedere la luce dopo il buio della sofferenza.
4) “Sono incinta ma non so se voglio tenere il bambino”
Quali strade alternative proporre ad una donna che è indecisa di fronte ad una gravidanza inaspettata? I promotori dell’aborto “legale”, della libertà di scelta, invece di prospettare soluzioni costruttive, insistono nel chiedere a gran voce una maggiore libertà di aborto. Forse non hanno mai incontrato una donna che, dopo la scelta di aborto, soffre ed è lacerata dentro, anche dopo molti anni!
E i medici? Spesso pronti a firmare il certificato per l’interruzione, senza aver prima veramente ascoltato la donna! Se provassero a sedersi al suo fianco, scoprirebbero un mondo di dolcezza e tristezza, di fronte ad una scelta che sembra inevitabile. Quanto conta la solitudine in questa decisione? Quanto incidono le cause economiche? In molti ospedali, in Italia, e a Varese, presso l’ospedale Del Ponte, esistono gli sportelli di ascolto che accolgono proprio la donna indecisa se tenere il bambino: la vicinanza di volontarie, amiche e disponibili, può salvare il piccolo e accompagnare la mamma verso una soluzione positiva del suo problema.
5) “Sono incinta e ho deciso di tenere il bambino”
I dati dei Centri di aiuto alla Vita di tutta Italia ci dicono che la maggior parte delle donne che intendono abortire cambiano idea se trovano una mano tesa, se incontrano qualcuno pronto ad offrire un sostegno economico, anche esiguo. E’ possibile leggere le testimonianze di ringraziamento ai CAV, delle donne che hanno scelto di non abortire: il libro di Carlo e Marina Casini, “40 anni per il futuro“, dedica molte pagine commoventi a queste donne diventate mamme contro ogni aspettativa.
La rivoluzionaria soluzione prospettata da Progetto Gemma, cioè l’accompagnamento e il sostegno di una donna disposta a rinunciare all’ interruzione di gravidanza, è tutta qui, e parla di migliaia di bambini nati in tutta Italia grazie a 160 € al mese per 18 mesi.
A fronte dei 6.000.000 di bambini non nati a causa della Legge, a fronte del dolore di milioni di donne che hanno abortito, stanno i bambini nati grazie ai CAV e alle volontarie del Movimento per la Vita che hanno accompagnato le donne, non abbandonandole.
6) “Sono incinta, mi aiutate?”
Se ti trovi in difficoltà per la gravidanza, invece di ricorrere alla legge 194, che strappa il cuore e poi abbandona la donna a se stessa, puoi:
- chiamare SOS VITA al numero 800 813000
- chiamare Fede e Terapia al numero 800 969878
- chiamare al cellulare del Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese
- scrivere sulla chat del Movimento e Centro di Aiuto alla Vita di Varese
- presentarti allo Sportello dell’Ospedale del Ponte di Varese.
Troverai senz’altro aiuto e potrai proseguire la gravidanza per veder nascere il tuo bambino. Non sei sola!