L’embrione umano è un essere vivente: è anche una persona?
La scienza è ormai unanime nel riconoscere che la vita comincia dal concepimento, quindi, a maggior ragione, allo stadio di embrione, siamo di un fronte ad un essere vitale, ad “un piccolo uomo”. Ma l’embrione umano è anche persona? La scienza biologica e la filosofia, in questo caso, si intersecano: bisogna aver chiaro che la descrizione empirica di un embrione o di un feto non appartiene alla categoria filosofica della “persona”. Il concetto di persona è stato oggetto di innumerevoli riflessioni e studi, ricordiamo, solo a titolo di esempio, Severino Boezio, San Tommaso, Immanuel Kant e il Beato Antonio Rosmini.
A Boezio prima e a San Tommaso poi si deve la definizione di “persona“, anche se con lievi diverse sfumature l’una dall’altra: “omne individuum rationalis naturae dicitur persona”(Summa theologiae I, q. 29)
Di tutt’altro tenore il filosofo tedesco Kant, che valorizza il significato etico e giuridico: “la persona è l’essere che ha diritti e valore in sé; è fine e non mezzo, ha dignità e non prezzo”. Rosmini recupera, oltre alla valenza giuridica del concetto, anche la sua valenza ontologica, definisce la persona come “diritto sussistente“.(Laura Palazzani, Il concetto di persona tra bioetica e diritto, Giappichelli editore,pag.21)
Corpo e persona
Siamo figli di una visione culturale dualistica, che ci ha abituati a considerare il corpo come un semplice strumento dominato da una volontà e un’intelligenza in qualche modo superiori alla mera fisicità.
La nostra società ha strumentalizzato il corpo a puro oggetto talora di culto, altre di piacere, altre ancora delle più devastanti deturpazioni, come se fosse materia inerte plasmabile a piacimento da un misterioso “IO” in qualche modo superiore ed estraneo ad esso. In tutto questo dimenticando una semplice ed elementare verità: io esisto proprio in quanto corpo, in quanto creatura che, nelle coordinate di spazio e di tempo nelle quali vengo all’esistenza, si manifesta attraverso una dimensione fisica che rivela la singolarità della persona in tutte le sue dimensioni.
Il corpo, diceva San Giovanni Paolo II, è “epifania della persona” e la rivela come una unità irripetibile e inscindibile di tutte le sue dimensioni fisiche, psichiche, affettive, relazionali, morali e spirituali: la “visibilità” della persona si attualizza dunque soltanto attraverso il corpo.
In questa ottica il corpo necessita rispetto e assume grande valore logico e teologico, non tanto in quanto oggetto della normale cura ed attenzione di un IO in qualche modo superiore, ma prima di tutto in quanto luogo fisico spazio-temporale in cui si rende manifesta al mondo una persona unica ed irripetibile, voluta, amata e redenta da Dio.
Possiedo un corpo o sono un corpo?
Certamente io possiedo un corpo a livello biologico, ma in senso più alto io SONO il mio corpo, quel corpo “originario” sede della mia persona, da sempre pensata e desiderata da Dio, corpo destinato alla Resurrezione e alla vita eterna.
La teologia classica ha sistematizzato questo articolato pensiero nella definizione di persona come spirito incarnato al maschile o al femminile: ogni gesto fisico umano è rivelatore dello spirito che lo anima e non esiste manifestazione spirituale che non si incarni in un gesto che in qualche modo plasmi la realtà fisica.
La persona, dunque, distende la sua esistenza quale unità inscindibile di anima e corpo dal concepimento sino alla morte naturale. In questa ottica va sottolineato con quanta saggezza la Chiesa ha da sempre insegnato che l’embrione deve essere trattato con la dignità di persona lungo tutte le fasi del suo sviluppo.
Lo sviluppo dell’embrione
Lo sviluppo dell’embrione presenta tre caratteristiche fondanti e fondamentali:
- è coordinato, nella crescita intra-uterina che realizza un progetto biologico, relazionale, affettivo integrale nell’omogeneo progredire tutte le caratteristiche del bambino;
- è costante, verso una chiara direzione di crescita che non prevede salti ontologici; non sarà mai infatti persona se non lo è stata sin da subito;
- è continuo, una realtà umana e personale inizialmente non autonoma che dispiega le sue potenzialità verso una vita personale sempre più autonoma.
Da lì siamo nati, dall’embrione che eravamo. Se la cultura dominante sostiene che “da lì siamo diventati persone”, noi possiamo in verità sostenere che la nostra persona dal suo concepimento ha iniziato un processo di sviluppo delle proprie facoltà verso la loro globale maturazione e realizzazione, verso la pienezza sempre incompiuta ma feconda dell’essere umano.
La risposta al quesito iniziale, quindi, è: sì, l’embrione umano è persona.
Il Dott. Elio Mazzi è Ingegnere Nuclerare e Dirigente d’Azienda, Laureato in Scienze Religiose presso l’Universita’ Pontificia Regina Apostolorum di Roma; si occupa di Pastorale Famigliare a livello decanale ed è sensibilizzatore del CLOMB.