Le prime due settimane di gravidanza: cosa succede alla mamma?
Le prime due settimane di gravidanza sono solitamente silenti: in questa fase infatti l’embrione è nella primissima fase di sviluppo e per circa 6 -8 giorni non ancora impiantato nell’utero. Solo dopo qualche giorno darà chiaro segno della sua presenza. Il primo segno che la mamma avverte è la mancata mestruazione, mentre altri sintomi (come stanchezza, nausea, aumento di peso) sono solitamente più tardivi.
Nonostante questa apparente inattività, nelle prime due settimane accadono eventi importantissimi per lo sviluppo futuro del bambino. Infatti dopo la fertilizzazione si forma lo zigote (cioè un individuo con un patrimonio genetico nuovo e unico) che comincia a moltiplicare le sue cellule mentre viaggia attraverso le tube della mamma per raggiungere l’utero. Tra madre e figlio, in questa fase, avviene una comunicazione molecolare, chiamata cross-talk. La madre fornisce all’embrione fattori di crescita e proteine, sostenendo e guidando il suo sviluppo e proteggendolo, favorendo così l’impianto. L’embrione a sua volta modula la risposta immunitaria della madre, preparandosi così un luogo sicuro e ospitale in cui impiantarsi. Nel momento in cui si impianta, intorno al 5/6 giorno, l’embrione è già un organismo altamente specializzato, con un processo di sviluppo in atto e che, in parte, egli stesso guida e tutela.
In questa fase non sempre l’ecografia è chiara e visibile. Quasi sempre però si riesce ad individuare, alla fine della 2° settimana di vita dell’embrione (circa 4 settimana di gravidanza, calcolata dall’ultima mestruazione) il punto in cui si è impiantato.
Dalla terza settimana in poi: il bimbo esiste già?
È necessario anzitutto una premessa. Le settimane di gravidanza vengono calcolate dall’ultima mestruazione, quindi in un ipotetico ciclo di 28 giorni il concepimento sarà avvenuto all’incirca a metà dello stesso. Il bambino, di conseguenza, in una gravidanza a 4 settimane avrà effettivamente 2 settimane circa di vita e così via. Alla terza settimana di gravidanza (circa una settimana di vita dell’embrione) attraverso l’ecografia si riesce a individuare il punto di impianto in utero. Alla 5° settimana si possono osservare la camera gestazionale, il sacco vitellino, l’embrione e, quasi sempre, il battito cardiaco dell’embrione (che conferma il suo sviluppo e la sua vitalità). Il bambino esiste già: da un punto di vista puramente biologico infatti, il nuovo individuo esiste nel momento in cui si forma il nuovo patrimonio genetico nell’incontro dei due gameti (leggi qui l’articolo “quando inizia la vita umana”). La distinzione delle varie fasi di sviluppo (zigote, morula, embrione e feto) è una convenzione e non sta a significare il minor valore dell’individuo nelle prime fasi rispetto alle successive
Il bambino: prima della nascita, quando inizia il rapporto con la mamma?
Il dialogo madre bambino è molto precoce e comincia da subito, tramite il già citato cross-talk. All’inizio è un dialogo ormonale e biochimico: il bambino orienta il corpo della mamma ad accoglierlo, nutrirlo e supportarlo, modula l’impianto, l’apporto nutritivo e metabolico e la risposta immunitaria della madre. Già nelle prime settimane il piccolo comincia a muoversi nel sacco amniotico e conosce lo spazio in cui vive.
Dall’ottava settimana: cosa succede?
Dall’ottava settimana in poi comincia ad affinare gusto e olfatto: attraverso il liquido amniotico impara a conosce l’odore e il sapore dei cibi che la mamma assume. Si sviluppa successivamente anche l’udito e il bimbo impara a conoscere la madre (cuore, voce etc.) e l’ambiente in cui la mamma vive (riconosce infatti la voce del papà, fratelli e i rumori più intensi). A 20 settimane circa la mamma percepisce chiaramente i movimenti del bambino e, nel tempo, impara a suscitare le reazioni dello stesso: infatti la maggior parte delle mamme riferiscono che determinate azioni e comportamenti scatenano una risposta attiva del bambino (posizioni assunte, cibi, voci, musica etc.). L’evoluzione del rapporto mamma-bambino è infatti graduale e continua e la fase prenatale è importantissima. È stato ormai dimostrato che anche il vissuto psichico della madre in gravidanza arriva al bambino attraverso la comunicazione ormonale. La personalità del bambino, la sua risposta allo stress, il temperamento si caratterizzano in maniera importante durante la fase prenatale.
Quando si possono notare dei cambiamenti nel peso della mamma? E nei suoi gusti?
L’aumento di peso è fisiologico in gravidanza. A seconda dello stato nutrizionale della mamma al momento del concepimento è considerato nella norma un aumento dai 6/9 ai 13/15 chili nell’arco delle 40 settimane. Nelle prime settimane tuttavia non si dovrebbe avere un consistente aumento di peso. Il maggiore aumento è solitamente nel II/III trimestre. Inoltre nel I trimestre spesso la mamma presenta nausea e vomito o cambiamenti nel gusto e nell’olfatto che determinano un minore appetito. Spesso, per questo motivo, nelle prime settimane si può rimanere in fermo peso o, se le nausee sono importanti, perdere anche un paio di chili senza che questo determini effetti negativi per il bimbo.
Che succede nel secondo trimestre? Sintomi, sensazioni, umore, dolore, gusti, alimentazione…
Nel secondo trimestre si fanno più evidenti le modificazioni del corpo della mamma: aumenta il peso corporeo, l’utero risale oltre la sinfisi pubica e dalla 20 settimana arriva all’ombelico. La mamma può sentirsi più stanca e affaticabile ma i sintomi più precoci come nausea e vomito si attenuano o spariscono. Generalmente la sensazione generale è di benessere, perché ancora non sono presenti i sintomi da compressione e peso del feto tipici del III trimestre. Inoltre la mamma incomincia ad avvertire sempre più chiaramente i movimenti del bambino. Data la scomparsa delle nausee e il maggiore appetito, è importante che la mamma controlli l’alimentazione. È necessario mantenere un corretto aumento di peso, garantire al bambino l’apporto nutrizionale armonico di cui necessita e difenderlo da infezioni pericolose contraibili attraverso alcuni cibi (toxoplasmosi, listeria etc).
Quando comincia il corso preparto? In cosa consiste?
Il corso preparto inizia intorno alla 25° settimana di gestazione. Consiste in una serie di incontri (di solito di circa 2 ore l’uno) in cui si affrontano tematiche inerenti all’ultimo trimestre di gravidanza, ci si prepara fisicamente e psicologicamente al parto e all’incontro con il bambino, si tratta la tematica dell’allattamento e si propongono attività corporee, tecniche di rilassamento ed esercizi di respirazione. I corsi sono molto diversi per tempistiche e modalità di accesso (orari, presenza dei papà, prevalenza dell’attività corporea, incontro con figure diverse come ostetrica, psicologo, ginecologo, neonatologo etc.). Non è obbligatorio, ma molto utile perché permette di ricavare uno spazio dedicato a mamma e bambino per prepararsi all’incontro e perché mette in contatto le mamme che possono aiutarsi a vivere serenamente l’ultima fase della gravidanza. I corsi sono proposti da ospedali, consultori e centri privati. Personalmente consiglio di seguire corsi ben strutturati, condotti da un’ostetrica (eventualmente accompagnata da altre figure) e non influenzati da attività promozionali di prodotti per neonati.
Terzo trimestre: un po’ di fatica ma tanta gioia…
Il terzo trimestre inizia alla 28° settimana di gravidanza. In questo periodo l’utero aumenta notevolmente di dimensione e il bimbo raddoppia il suo peso corporeo. La mamma avverte tutti i sintomi da compressione: dolori muscolo-scheletrici, necessità di urinare con maggiore frequenza, stitichezza, gambe gonfie e pesanti. A termine un ormone, la relaxina, agisce sulle cartilagini ammorbidendole, in vista del parto, e provocando una maggiore difficoltà a camminare. Affaticamento, disturbi del sonno e della digestione sono molto comuni e la mamma deve adattare il più possibile i ritmi di vita alle esigenze del corpo che cambia: pasti leggeri e contenuti nelle dosi (ma più frequenti) e riposo diurno permettono di migliorare il benessere. Un’attività fisica leggera, soprattutto il nuoto, migliora la circolazione e allevia i dolori muscolo-scheletrici. È normale sentirsi più affaticate e affannate durante l’attività fisica, anche quella quotidiana (salire le scale, portare la spesa etc). Per questi motivi la mamma può sentirsi più irritabile e meno tollerante, ma è solo una fase. Dal punto di vista psicologico, questo è il trimestre della separazione dal bambino: gioia per l’arrivo del nuovo nato, paura del parto, senso di inadeguatezza e trepidazione si susseguono nel vissuto di tutte le mamme, in maniera più o meno intensa. È di aiuto dedicarsi in questa fase alla preparazione dell’occorrente per il bambino e della borsa dell’ospedale (meglio che sia pronta dalla 33/34 settimana) per accompagnare questo momento carico di emozione, attesa e sentimenti contrastanti.
Ottavo mese di gravidanza: quanto è grande il bambino? E’ normale avvertire delle contrazioni?
Intorno alla 30 settimana il bimbo pesa circa 1500g e il suo peso raddoppierà nelle ultime 10 settimane. Negli ultimi 2-3 mesi la madre inizia ad avvertire le contrazioni uterine. La maggior parte delle contrazioni non sono altro che contratture zonali dell’utero, scatenate dai movimenti del bambino. Sono molto diverse dalle contrazioni propriamente dette, perché coinvolgono solo una parte dell’utero e perché non hanno ritmo o regolarità. A partire dalla 30-32° settimana, invece, la mamma potrà avvertire delle contrazioni irregolari, di solito non dolorose ma fastidiose, che coinvolgono tutto l’utero (tutta la pancia diventa dura per circa 1 minuto e poi si rilascia) dette contrazioni di Braxton-hicks. Possono comparire quotidianamente o saltuariamente ed essere avvertite con maggiore o minore intensità. Sono ben differenziabili dalle contrazioni del travaglio perché non hanno un ritmo (cioè non si ripetono con una cadenza regolare nel tempo). Queste contrazioni sono del tutto normali e hanno la doppia funzione di espandere ulteriormente l’utero e di posizionare correttamente il bambino.
Il bimbo negli ultimi 2 mesi si muove un po’ meno (a causa alla diminuzione dello spazio all’interno dell’utero) ma è importante che la mamma sia in grado di sentire almeno 10 movimenti distinti al giorno. È molto importante osservare anche i cambiamenti tra un giorno e l’altro. Se di norma il bimbo si muove molto e all’improvviso riduce i suoi movimenti è opportuno effettuare un controllo. Prima di recarsi in ospedale può essere utile per la mamma assumere alimenti zuccherini (miele, zucchero, cioccolato, succo di frutta) e posizionarsi sdraiata sul fianco sinistro. A volte la percezione ridotta dei movimenti del bambino è infatti associata all’attività fisica della mamma o a ipoglicemie. Se, nonostante ciò, nell’arco di mezz’ora non si osserva una ripresa dei normali movimenti del bambino, occorre recarsi in ospedale per effettuare un controllo.
Nono mese: quali sono i sintomi di un parto imminente?
Dalla 37° settimana si parla di gravidanza a termine. È importante che la mamma comprenda che il termine è un periodo di tempo che va dalla 37 alla 42a settimana, e non un giorno preciso. In queste cinque settimane il bimbo, ormai completamente maturo, si prepara al travaglio, che potrebbe iniziare in un momento qualsiasi. Di solito verso la 38° settimana il bimbo scende più profondamente nella pelvi della mamma, causando il cosiddetto abbassamento della pancia (anche se questo fenomeno non è sempre osservabile in tutte le donne). La mamma può osservare la perdita del tappo mucoso (muco denso, abbondante e striato di sangue) e successivamente, perdite di muco più frequenti. La perdita del tappo mucoso segnala che la cervice uterina sta andando incontro alle prime modificazioni, ma non è un sintomo di travaglio imminente (di conseguenza questo fenomeno, da solo, non è un’indicazione a recarsi in ospedale).
Come inizia il travaglio? Quanto dura?
Il travaglio può iniziare in modalità diverse. Generalmente, soprattutto nel primo parto, il travaglio è preceduto da un periodo più o meno lungo di contrazioni prodromiche. Esse sono contrazioni dolorose ma irregolari (cioè non si presentano con regolarità in un intervallo di tempo e sono differenti per intensità del dolore e durata). I prodromi possono durare anche una giornata e servono a modificare il collo dell’utero per permettere l’inizio del travaglio. La cervice uterina, fuori travaglio, è infatti lunga circa 3 cm, chiusa e rigida. Grazie alle contrazioni prodromiche diventa morbida, piatta ed inizia a dilatarsi (3-4cm), mentre il bambino, guidato dalle contrazioni, si posizona correttamente per nascere e scende sempre più profondamente nel canale del parto. Durante i prodromi la mamma può avere anche sintomi gastroenterici (nausea, vomito, diarrea) dovuti alle prostaglandine (gli ormoni responsabili di queste prime contrazioni). Se questi sintomi non sono associati a febbre o sensazione di malessere generale della mamma, non sono preoccupanti, anzi indicano che il travaglio sta per iniziare.
“Si sono rotte le acque…”
Qualche volta la donna può andare incontro alla rottura spontanea del sacco amniotico (la cosiddetta rottura delle acque). Di solito accade in travaglio attivo ma talvolta si osserva in assenza di contrazioni o durante i prodromi. Nel primo caso si parla di rottura prematura delle membrane: se il liquido è chiaro e trasparente, inodore, il tampone vagino-rettale per SGB negativo, il bimbo si muove bene e la mamma non presenta febbre o malessere generale, si può attendere un paio di ore prima di recarsi in ospedale. Se invece non sono presenti queste condizioni bisogna raggiungere l’ospedale per iniziare l’osservazione del benessere del bimbo più rapidamente. In ogni caso, la rottura del sacco rende necessario il ricovero in ospedale (durante il quale il benessere di mamma e bimbo verrà monitorato in attesa del travaglio spontaneo o in vista dell’induzione del travaglio). Anche nel caso in cui la rottura del sacco avvenga durante i prodromi è consigliabile recarsi abbastanza rapidamente in ospedale: di solito, infatti, dopo questo evento il travaglio accelera naturalmente.
I prodromi possono essere molto stancanti, per questo è utile che la mamma sia nella condizione di maggior comfort possibile: necessita di un ambiente tranquillo, riservato, dove possa riposare e dormire tra le contrazioni (nella pausa, infatti, la mamma non avverte alcun dolore). Deve inoltre bere e assumere cibi nutrienti ma digeribili in piccole quantità, in base a come si sente (crackers, frutta secca, tisane, miele, caramelle, frutta etc). Per alleviare il dolore spesso è utile un bagno caldo (o una doccia), così come il massaggio o l’applicazione di impacchi caldi nei punti in cui avverte maggiormente il dolore.
Il bambino sta per nascere…
A un certo punto le contrazioni diverranno regolari per ritmo (almeno 1 ogni 10 minuti per 2 ore consecutive), intensità (saranno tutte ugualmente dolorose) e durata (40-60secondi l’una). Quando sono soddisfatte queste tre condizioni, si parla di travaglio attivo. Alla visita il ginecologo o l’ostetrica osserveranno che la cervice si è completamente appianata, ammorbidita e dilatata circa 4cm. La donna verrà quindi accompagnata in sala parto e inizierà il monitoraggio del travaglio.
Il travaglio ha una durata variabile (per un primo bimbo circa ½-1 cm all’ora per i primi 6cm e 1cm all’ora dai 6 ai 10cm, ma con un’ampia variabilità da donna a donna). Sono molti i fattori che incidono sulla dilatazione: la posizione e dimensione del feto, le caratteristiche del bacino della mamma, la frequenza e durata delle contrazioni etc.). L’ostetrica accompagnerà la mamma in tutto il travaglio, aiutandola a gestire le contrazioni e favorire il fisiologico progredire del travaglio, che si concluderà con la nascita del bambino!
Se hai bisogno di aiuto per te e per il tuo bambino scrivi o telefona al Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese: personale qualificato e amico sarà pronto a darti una mano! E se hai bisogno di vestitini, cullina, carrozzina, port-enfant, contattaci! Abbiamo quello che ti serve per vivere la maternità senza privare te e il tuo bambino dei generi di prima necessità.
(L’autrice dell’articolo è un’esperta ostetrica che opera in un grande ospedale pubblico)