L’aborto volontario causa nella donna un dolore indicibile, che si protrae nel tempo e che lascia tracce devastanti. Si può superare anche con l’aiuto della comunità “Nuovi Orizzonti“, che si occupa di sostenere e accogliere le persone che si trovano in condizioni di disagio e di difficoltà a tutto campo. A Varese, nell’ambito del “Mese per la Vita, Febbraio 2019“, è stata presentata l realtà della “Famiglia Nazareth” da una coppia, Caterina e Matteo, i quali hanno poi dato la parola ad una giovane, S., che ha reso testimonianza della propria dolorosa scelta di aborto.
La Comunità “Nuovi orizzonti”
La Comunità ” Nuovi Orizzonti” porta la gioia di Cristo Risorto negli inferi dell’umanità, nelle fatiche, nelle debolezze, sia delle famiglie dei membri della comunità stessa sia all’esterno, in tutti i campi, a scuola, nella politica, nei mass media, nelle realtà di dipendenza e disagio di vario genere.
La mission è di portare la vita dove c’è morte. Il video che presenta l’associazione fondata da Chiara Amirante ben spiega una realtà presente in Italia e anche fuori dei nostri confini.
Caterina e Matteo, testimoni a Varese venerdì 22 Febbraio, sono laici e sono una “Famiglia Nazareth“, consacrati all’interno dell’associazione, una forma laicale approvata dalla Santa Sede. Aperti alla vita dei figli naturali e alle altre persone o figli che passano dalle loro case, sono una realtà familiare che è aperta al grido della vita e che non si chiude in se stessa.
Le fragilità ci sono in tutti ma la chiave di volta risiede nel perdono e nella misericordia. La prima gioia si dà tra marito e moglie, ai figli, nella gioia di Dio.
L’amore del Padre nella testimonianza di una donna che ha abortito
Molto difficile parlare per S. che confida nei cuori e nell’ascolto di tutti i presenti.
Nata da una famiglia cattolica, cresciuta fino all’adolescenza con una madre molto fredda e autoritaria, non facilmente disponibile ad abbracciarla, riceve l’insegnamento di affrontare la vita di petto. Il papà è spesso via per lavoro. Forte il bisogno di amore di S., che si trova improvvisamente privata della figura di riferimento di un sacerdote, inviato ad altro servizio. Arrabbiata con Dio decide di vivere senza che Lui esistesse. Cominciano i disastri, alla ricerca della elemosina di “amore” e di affetto, le storie di coppia si susseguono finchè incontra un uomo sposato del quale si innamora. Lui lascia la moglie e inzia subito una convivenza, durante la quale S. scopre di attendere un bambino. Portatori sani di talassemia, cioè con la possibilità di trasmettere la malattia al 25% al bambino, il 25% sano e il 50 portatore, vanno a fare la villocentesi. Il bambino risulta malato:giorni difficili, perchè la Fede in Gesù c’era, ma la solitudine e i consigli del medico che suggeriva l’aborto “come la scelta più giusta”hanno il sopravvento. Così la coppia decide di abortire: S. ha sentito in quel preciso momento di aver perso una parte di sé. Al posto del cuore un macigno: il dolore vissuto nel silenzio,non viene condiviso tra i due genitori. (leggi i nostri articoli sul dolore dopo un aborto qui e qui)
Il ruolo del sacerdote nel cammino verso il perdono
Un giorno, inaspettatamente, suona il campanello e si presenta un sacerdote per benedire la casa. Nello sguardo del prete S. riconosce lo sguardo di Dio, non si sente giudicata ma amata. L’invito a tornare in parrocchia e a confessarsi significa per S. anche non ricevere l’assoluzione, a causa della condizione di convivenza. Il perdono era importante, il non averlo ricevuto diventa difficile da capire. S. diventa parte attiva della parrocchia ma non riceve il Sacramento dell’Eucarestia per 11 anni, perchè sa di non averne diritto. Il matrimonio con rito civile porta ad una nuova gravidanza: S. non chiede a Dio un figlio sano ma la forza di amare il bimbo in qualunque modo fosse arrivato: nasce un figlio sano. Il matrimonio si esaurisce, forse perchè non benedetto dalla Grazia. Il dolore di crescere un figlio da sola viene mitigato dall’aiuto di Dio. Il Perdono arriva solo quando S. perdona se stessa: allora si sente profondamente amata.(leggi l’articolo sull’esperienza del confessore di fronte al peccato di aborto)
L’accoglienza di “Nuovi Orizzonti”
Subito dopo la separazione l’incontro con una persona di Nuovi Orizzonti trasforma S., grazie all’accoglienza e all’amore: nessuno la giudica o le chiede qualcosa. Solo abbracci e sorrisi. La domanda profonda di S. era di capire chi ella fosse, perchè si era smarrita. Gli esercizi spirituali a Medjugorje hanno permesso a S. di ricostruirsi e diventare una persona nuova.
Il messaggio di S. è di guardare con amore alle persone che hanno commesso errori, di accoglierle e non giudicarle, perchè nella vita si può sbagliare.
Se sei in difficoltà per l’aborto, se non riesci a perdonare te stessa, contatta le associazioni che possono aiutarti:
Contatti: http://informa.me/
Movimento e Centro di Aiuto alla Vita di Varese
Non sei sola!