Dopo l’aborto, dopo l’IVG, che fine fanno i resti del bambino? Chi se ne occupa? Ne parlano Don Maurizio Gagliardini e Antonella Deligios, nel corso dell’ultimo appuntamento del Mese per la Vita, Febbraio 2019, tenutosi a Malnate Venerdì 1 marzo.(nella foto:Nicoletta Magnaghi, presidente del CAV di Malnate, don Maurizio Gagliardini, Antonella Deligios, responsabile di ADVM Varese).
Don Maurizio è il responsabile nazionale dell’associazione “Difendere la Vita con Maria“, che promuove e difende il valore e l’inviolabilità della vita umana sempre.
L’associazione nasce per rispondere al duplice appello di S. Giovanni Paolo II, nell‘Evangelium Vitae, al n.95:
“Urgono una generale mobilitazione delle coscienze ed un comune sforzo etico a favore della vita…e una grande preghiera per la vita che attraversi il mondo intero”. A seguito di un invito così pressante, nella consapevolezza che la vita umana è messa in pericolo attraverso molte strategie ed attività, l’impegno apostolico dell’associazione consiste nel lavorare capillarmente perchè la cultura della vita cresca sempre più e si faccia ogni sforzo per tutelare l’uomo, lungo l’arco della sua esistenza.
L’azione pastorale di ADVM si attua anche attraverso la collaborazione con le parrocchie, le associazioni e i movimenti.
Nonostante l’impegno di tante realtà, però, nel nostro Paese l’interruzione volontaria di gravidanza ha raggiunto numeri spaventosi: 6.000.000 di bambini mancano all’appello! Don Maurizio spiega cosa accada dei piccoli abortiti in ospedale, dopo l’interruzione.
Il Magistero della Chiesa cattolica
Il Magistero della Chiesa cattolica ha affrontato ampiamente gli argomenti della dignità e della difesa della vita umana. Oltre che nella enciclica Evangelium Vitae, anche nell’istruzione della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede dedicata a “Il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione” Donum Vitae (febbraio 1987) si dice chiaramente: I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani” (cfr. parte I,n.4).
La legislazione italiana.
Tra tutti gli uomini, i più piccoli e i più indifesi sono i bambini concepiti e non ancora nati. Anche se piccoli sono pur sempre uomini, quindi devono ricevere, in caso di morte, lo stesso trattamentodi sepoltura dei bambini nati morti o morti dopo la nascita. Questo il senso del DPR n.285 del 10.09.1990, agli articoli 7 e 50.
Il DPR è completato dalla circolare emessa dall’allora ministro della Sanità Carlo Donat Cattin, il 16 marzo 1988, che testualmente recita: “Si ritiene che il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta“. (quella dei genitori dei prodotti di concepimento abortivi di presunta età inferiore alle 20 settimane).
“Lo smaltimento attraverso la rete fognante o i rifiuti urbani ordinari costituisce violazione del Regolamento di Polizia mortuaria e del regolamento di igiene”.
Come lo smaltimento attraverso la linea dei rifiuti speciali (ex artt. 2 e 14 DPR 10.09.1982 e punto 2.2 Deliberazione 27.07.1984 del Comitato interministeriale di cui all’art. 5 del DPR 10.09.1982 n.915) seppur legittimo urta contro i principi dell’etica comune”.
Di recente è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale Lombardo, un emendamento del PD, che prevede il non obbligo di sepoltura dei feti abortiti, ritornando ad una situazione precedente al 2007, della giunta Formigoni. Una successiva precisazione dell’assessore al Welfare, intervistato da Avvenire, avrebbe confermato che, invece, per i bambini abortiti nulla sarebbe cambiato. In pratica, non verrebbero trattati come scarti ospedalieri, anche non in presenza di richiesta esplicita della madre. Bisognerà attendere la pubblicazione dei regolamenti per capirne di più.
Dopo l’aborto: i piccoli non nati. Il racconto di un’operatrice ospedaliera
La caposala Cristina precisa che le IVG nell’ospedale in cui lavora, sono circa 10/15 alla settimana. La maggior parte avviene nel I trimestre di gravidanza, ma anche nel II trimestre, i cosiddetti “aborti terapeutici”.
Lavorare come infermiera non per i vivi ma per i morti non è stato facile. Senza voler offendere la sensibilità di nessuno dei presenti, Cristina fa notare che ci si trova davanti a parti di corpicini smembrati, dei quali però sono chiaramente visibili le caratteristiche proprie di tutti gli esseri umani.
Ecco perchè “lo smaltimento dei bambini come rifiuti, come accadeva fino al 2007, pur se inceneriti secondo un protocollo particolare, era da considerarsi scandaloso”.
La normativa ha portato la novità della sepoltura per i bimbi abortiti (anche senza richiesta della mamma) e l’incontro con Don Roberto Rogora, cappellano dell’Ospedale, è stato determinante per Cristina per decidere come muoversi con rispetto e pietà per i piccoli. Cristina riferisce della propria esperienza con le donne che decidono di interrompere, e che sono di tipologia svariata: alcune non hanno la “cultura del figlio”, possono ricorrere alla IVG anche più volte senza dar grande peso. Ci sono donne invece, che giustificano in modo plateale l’aborto (motivi economici, di salute, speso inventati). Alcune donne piangono disperate per la scelta che compiono, spesso in solitudine. Talvolta qualche bambino si riesce a salvare, coccolando la mamma, con prudenza. Sarebbe necessario un percorso di accompagnamento, anche psicologico, che invece non c’è. I resti dei bambini abortiti vengono raccolti e “impacchettati”, quindi congelati.
L’onore e la pietà per i bimbi non nati: Associazione Difendere la Vita con Maria
Ecco che subentra l’associazione “Difendere la Vita con Maria”, come spiega Antonella Deligios, responsabile della commissione locale di Varese, che si è costituita oltre 10 anni fa, quando don Maurizio Gagliardini, bussando alla cappellania dell’ ospedale del Ponte, ha incontrato don Roberto Rogora. Don Roberto ha accolto con grande entusiasmo la proposta di questa associazione di occuparsi del seppellimento dei bimbi non nati, poiché da anni assisteva con grande dolore alla pratica dello smaltimento dei rifiuti speciali così come definiti dalla normativa.
In Lombardia, grazie ad una legge emanata nel 2007, una associazione, convenzionandosi con ospedale comune ad un’ azienda sanitaria, poteva farsi carico del seppellimento sia dei piccoli abortiti spontaneamente sia di quelli frutto di interruzione volontaria.
Il rito di accompagnamento dei piccoli non nati: il racconto di una volontaria
Così come Giuseppe di Arimatea, che chiese a Pilato il corpo di Gesù morto in croce, anche noi – prosegue Antonella Deligios – ci presentammo davanti ai Pilato odierni, per chiedere di poterci occupare dell’ accompagnamento a sepoltura dei piccoli, che la legge definisce prodotti del concepimento e prodotti abortivi.
Abbiamo trovato miracolosamente interlocutori di grande spessore umano, i quali, per fede, ma anche come gesto di civiltà, hanno acconsentito alla stipula della convenzione.
Da oltre 10 anni il rito è sempre lo stesso, in punta di piedi e sempre con il massimo rispetto per tutti, senza alcun giudizio: ogni 2 mesi viene celebrata al mattino presto la Santa Messa, sull’ altare viene deposto un vassoio con tanti cuoricini, quanti sono i bimbi che stiamo accompagnando.
Nel corso della celebrazione eucaristica gli operatori sanitari sistemano i piccolini e li collocano nelle scatole bianche che forniamo noi come associazione. Terminata la Messa ci spostiamo nella camera mortuaria, dove ci sono tutte le scatole, e continua la nostra preghiera inserendo i cuoricini, così a caso nelle scatole stesse.
Un mese fa i bimbi erano 139 , un numero ormai costante e impressionante, se ci fermiamo a riflettere sulla nostra città, una piccola città di provincia, non certo una metropoli.
Quindi, in processione, portiamo le cassette sul carro funebre: il servizio di trasporto non può per legge avvenire in forma privata, ma deve obbligatoriamente essere affidato ad una agenzia di pompe funebri. Fin dall’ inizio un imprenditore varesino ci ha sempre regalato il servizio, mettendoci a disposizione il carro funebre, mentre un operatore si occupa di tutte le operazioni, per noi, presso gli uffici comunali.
I piccoli vengono quindi cremati. La scelta della cremazione e non dell’ inumazione è stata obbligata dai numeri, infatti fino ad oggi abbiamo accompagnato oltre 9000 bimbi. Il Comune di Varese, 5 anni fa ci ha offerto in comodato d’uso una cappella presso il cimitero monumentale di Giubiano e i piccoli riposano lì. La cappellina, nel corso degli anni, è diventata un luogo di pellegrinaggio di tante famiglie, è piena di giochini di peluche, di fiori, di letterine.
La nostra associazione, ogni giovedì alle ore 17.30 si ritrova nella chiesetta dell’ ospedale Del Ponte di Varese, dove si celebra la S. Messa per la Vita, con recita del Santo Rosario e, a seguire, un momento di adorazione eucaristica.