Padre Raoul racconta come il valore della famiglia possa essere stravolto dalle logiche economiche.
Nella Repubblica del Benin, un piccolo stato dell’Africa Occidentale, la tratta dei bambini, lo sfruttamento del lavoro minorile, non adatto alla loro tenera età, rimane un problema che, nel 2020, non accenna a sparire. Interessante la testimonianza di un missionario comboniano residente presso la casa dei Comboniani di Venegono superiore, in provincia di Varese.
Nonostante le iniziative politiche (la legge), l’impegno della Chiesa cattolica (la rete Caritas) e di diverse associazioni civili e di volontari, non si riesce a raggiungere l’obiettivo di eliminare questo dramma. Si tratta di un vero e proprio dramma, soprattutto se si considera l’altissimo valore che la cultura africana in generale, del Benin nel caso specifico, attribuisce alla famiglia e ai bambini.
I numeri dello sfruttamento del lavoro dei bambini
Diverse statistiche realizzate a livello nazionale e internazionale mostrano che più del 30% dei bambini, di un’età tra i 6-14 anni, sono sottoposti a lavori non adatti alla loro età. Ovviamente, secondo le stesse statistiche, le zone rurali sono le più colpite dal fenomeno. Per la precisione:
Statistiche 2018 dell’Istituto Nazionale di Statistica e di Analisi Economica (INSAE) :
In zona rurale: 42% . In città : 18%
5-11 anni di età : 29,5%
12-13 anni di età : 39,6%
14-17 anni di età : 43,2%
Il Beninese è, per natura, generoso e portato alla compassione e alla solidarietà. Fa certamente parte dei valori dell’uomo e della donna del Benin il condividere sentimenti e beni materiali con chi è nel bisogno, con chi si trova in difficoltà. L’anima beninese si lascia facilmente toccare dalla sofferenza e cerca di comprendere il dolore altrui.
Per questo, quando un minore si trova a perdere uno dei suoi genitori, si può chiedere ad amici o conoscenti di adottarlo. Questi ragazzi si chiamano in lingua fongbé (parlata essenzialmente al sud) “vidomègon” (che si potrebbe tradurre “bambino affidato”). Normalmente, il piccolo è “affidato” alla cura dell’amico o del conoscente che dovrebbe vegliare su di lui, amarlo e aiutarlo a prepararsi un futuro, come fa o farebbe per i propri figli naturali.
Le logiche economiche prevalgono sul valore della persona
Purtroppo, una certa concezione capitalista della vita, che risponde a logiche economiche talvolta poco attente alla persona, porta allo sfruttamento di questi bambini. Molti di loro si trovano facilmente impiegati a lavorare nei mercati e per le strade come venditori ambulanti, o sono sottoposti a lavori troppo duri per ragazzi della loro età. È possibile incontrare aiutanti di muratori, giovani apprendisti di mestieri che richiedono eccessiva energia fisica per essere compiuti da bambini. Così i piccoli spesso si vengono a trovare, facilmente, in falegnameria, in sartoria, a lavorare nei campi, addirittura in diversi cantieri o a compiere quasi tutti i servizi a casa. Una bambina di 8 anni, come si vede nella foto, stremata si addormenta dopo aver a lungo camminato per vendere la propria merce per le strade . Talvolta l’impegno lavorativo, fisico, di questi piccoli, può protrarsi per circa dieci ore al giorno. Tutto ciò accade mentre i figli naturali, come sarebbe giusto per tutti i bambini, trascorrono il tempo a studiare e a giocare.
Come si può capire, i piccoli orfani sono ragazzi a cui viene negato un diritto essenziale: quella della scuola, tanto che molti non riusciranno mai neanche a scrivere il proprio nome. La sproporzionata energia che viene richiesta per questi lavori e le punizioni che i bambini subiscono quando non li compiono bene, li espongono anche a deformazioni fisiche e a diversi problemi psicologici. La legge sulla protezione dei minori, la convenzione ONU per i diritti per l’infanzia, si pronunciano contro questa pratica aberrante di sfruttamento dei minori, però non basta: bisognerebbe infatti vegliare che le leggi vengano rispettate.
Il ruolo della Chiesa cattolica e delle associazioni di volontariato
La Chiesa cattolica, attraverso la Caritas, insieme alle case religiose e a diverse associazioni, credono che questi impegni non siano adatti ai piccoli e che i bambini debbano andare a scuola invece di recarsi a lavorare. Le realtà di volontariato s’impegnano per i bambini, per i loro diritti, e trovano famiglie più umane, capaci di accoglierli, ma sono pronte ad ospitarli anche nelle case religiose o negli orfanotrofi, per farli studiare e aiutarli a prepararsi un futuro.
Stravolta completamente l’idea originale del “vidomègon”, quale può essere la soluzione allo sfruttamento del lavoro minorile? La chiave sta nell’ informazione, nella scolarizzazione, nella denuncia e nella punizione di chi infrange la legge.
Padre Raoul SOHOUENOU, Missionario Comboniano presso la casa dei Comboniani di Venegono Superiore ( Varese)