“Il ruolo del padre nell’educazione” è il titolo della conferenza che ha tenuto il dott. Roberto Marchesini, psicologo e pisicoterapeuta,  il 12 febbraio al Mese per la Vita 2021 con un tema di estrema attualità, tra i più indagati  e letti, anche in questo sito.

Ecco il padre che torna a casa dal lavoro! In quest’opera di Millet, in cui dominano i colori verde e azzurro, il Dottor Marchesini ha individuato una splendida metafora che gli ha offerto lo spunto per avviare il tema dei ruoli genitoriali in famiglia.

In questi primi passi di un bimbo molto piccolo, si notano tre  personaggi: la madre, a destra, che esce dalla casa per mostrare al piccolo il padre che è di ritorno a casa con gli strumenti del suo lavoro. Il padre è rivolto al bambino e allarga le braccia per accoglierlo. La madre lo sorregge e lo accompagna dal padre ed egli si abbassa all’altezza del bambino. Ma il bambino per poterlo abbracciare deve andargli incontro, staccandosi dalla madre.

Ecco un primo punto di partenza a livello educativo: affinché i primi passi riescano, ognuno di questi tre attori: madre, figlio e padre, deve fare la sua parte.

Il ruolo educativo del padre e della madre

Tra i 5 e i 7 anni, nel passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Materna, succede un pò la stessa cosa: il sole del bambino è sempre stata la mamma, e se malauguratamente il bimbo non riesce a staccarsi dalla madre, egli non andrà verso il padre, che rimarrà sullo sfondo, lontano e il rapporto con lui non sarà facile.

La madre dunque deve essere capace di staccarsi dal bambino progressivamente per dargli la possibilità di esplorare il mondo, cioè di essere autonomo da lei. L’autonomia dalla madre lo porterà ad avvicinare il padre e ad entrare in un altro mondo, quello degli uomini.

Se il figlio è un maschio, si potrà identificare con il padre che ammirerà. Se si tratta invece di una figlia, il padre attento e valorizzante la sua persona, le darà la possibilità di conoscere la mentalità maschile, così diversa da quella femminile. Crescendo, tale ricchezza di apprendimento la renderà preparata a frequentare il mondo degli uomini, quello della lotta e del potere, senza farsi sorprendere. Con consapevolezza, realismo e competenza, ella saprà portare il proprio contributo pacifico, costruttivo e innovativo, squisitamente femminile, nella società.

Esempi letterari e artistici nel difficile rapporto padre e figlio

Alcuni casi letterari hanno colpito l’audience per la forza degli esempi trattati, come quello di Franz Kafka (1883-1924) che scrisse in forma autobiografica la sua famosa “Lettera al padre”. Si tratta di una vera e propria denuncia di quanto il padre lo avesse fatto soffrire nel corso della sua crescita, per la durezza di uno stile educativo rigido, autoritario e pesante. Egli si lamentava del fatto che il rapporto con suo padre lo avesse reso triste, inquieto ed insicuro. Nel rimproverare il padre, Kafka conclude  la sua denuncia con questo significato: tu padre, mi hai trattato male e mi hai fatto soffrire per tua colpa ma non per tua volontà.

Un altro esempio che è stato raccontato da Marchesini è Giovannino Guareschi (1908 – 1968), con la vicenda umanissima di un padre che lascia l’eredità al figlio che lo aveva lasciato e dimenticato perché reo di aver rovinato la famiglia e la madre. L’immagine di questo padre viene in un certo senso recuperata post mortem dal figlio, quando scopre con quanto amore e per tutta la vita il padre aveva seguito, pur lontano da lui e vivendo in disparte, tutto lo sviluppo della sua carriera e dei suoi successi.

Ecco un secondo concetto importante che lo psicologo ha indicato come il limite di un padre; un limite di personalità legato alla sua propria storia e alla cultura di famiglia a sua volta ricevuta. Un padre che ha sbagliato, ha sbagliato, ma è pur vero che non poteva andare oltre il suo stesso limite.

Nella metafora del viaggio, lo sviluppo psicologico che porta dall’adolescenza alla maturità, come avvenne per Ulisse; quante avventure ha vissuto Ulisse! E’ così per ognuno di noi, quando lasciamo casa per andare incontro al mondo e poi, al ritorno, i nostri genitori e i fratelli non ci riconoscono più, talmente siamo cambiati. Non siamo più i bambini di un tempo, siamo diversi a causa del viaggio e degli incontri che abbiamo vissuto.

Al cinema invece gli eroi non cambiano e non si fanno mai male come 007 che esce dall’acqua, si toglie la muta e sorprende perché sotto ha uno smoking impeccabile! Nella realtà della vita invece noi diventiamo eroi al prezzo del nostro sangue e i nostri errori li paghiamo tutti. E’ per questo che Ulisse chiede di essere legato al passaggio delle sirene, a quel punto del viaggio ormai egli conosce infatti il suo limite.

Tornare a casa e rivedere i propri genitori, implica una riflessione su quello che è stato vivere con loro. Di certo, di errori ne hanno fatti anche loro, e se non mi hanno dato ciò di cui avevo bisogno è perché quelle cose “non potevano darmele” per via dei loro limiti.

 

Cosa fare dunque? Chiudere i conti col padre, perdonandolo!

Riconoscere che c’è un credito verso di me e che lo considero “pagato”. E’ questo pensiero, questa decisione di perdonare che chiude il cerchio con i nostri genitori: alla fine dico “basta” e scrivo “pagato”: quello che mi potevi dare me lo hai dato, quello che non mi hai dato, non me lo potevi dare. Ma questa riflessione è possibile solo se prima io ho potuto vedere in me stesso il mio proprio limite.

Infatti, da questo punto di vista nessuno di noi si salva: tutti sbagliamo perché abbiamo dei limiti. Nell’esercitare la nostra libertà di scelta, sbagliamo spesso e poi ci pentiamo ma questo è inevitabile; noi facciamo tutto il possibile ma non tutto dipende da noi. Abbiamo dei limiti ma anche i nostri genitori li avevano…

A conclusione della sua relazione, il dottor Marchesini ci rivolge la seguente domanda: “Cos’è veramente importante nel ruolo educativo?” Fare tutto in modo perfetto? Impossibile. Infine, ecco la sua risposta: “Essenziale è incarnare l’amore nella concretezza dei giorni avendo attenzione e cura nei gesti quotidiani, a cominciare dalle cose più semplici, i piccoli gesti quotidiani di amore nel servire, nell’amare la propria famiglia”.

Susanna Primavera