Leggere il libro “ Jerzy Popieluzsko. martire del comunismo” https://www.amazon.it/Jerzy-Popieluszko-Martire-del-comunismo-ebook/dp/B0DHV3M55Z
comporta un salto nel passato, certamente, all’epoca del martirio di questo sacerdote, ma anche una riflessione sull’attualità del messaggio di chi ha combattuto per la Fede, per l’essere umano, per la propria Patria. Non è la Polonia, non sono gli anni ‘80, ma è il mondo, hic et nunc, il palcoscenico della vita di don Giorgio. Non si può quindi parlare semplicemente di attualità del messaggio di un martire, ma di perenne vitalità al quale guardare, come fonte di ispirazione.
La figura di don Giorgio si presta a un ritratto a mille sfaccettature, mi limiterò a due aspetti più legati al servizio di chi, come noi, difende la vita e la verità dell’essere umano dalla menzogna e dalla manipolazione.
La testimonianza di Joanna
Joanna Grzybowska conobbe don Jerzy alla fine del 1983, quando lui era già famoso perché celebrava le sue Messe per la Patria. Era il periodo in cui, al termine della legge marziale, c’era stata l’azione di buttare i crocifissi fuori dalla scuola. I giovani li difesero, difesero le croci. La testimonianza è di Joanna, che era una studentessa: nacque così l’idea di chiedere se il sacerdote avrebbe accettato le croci buttate via dalle scuole, con una consegna solenne alla Chiesa per mano sua. Il sacerdote rispose di sì e il progetto si realizzò .
La rivoluzione, culturalmente parlando, di Don Giorgio, era legata anche all’importanza della poesia e della lettura. Al tempo era difficile trovare materiale di cancelleria, non si potevano fare le fotocopie, ma Joanna aveva un’opportunità grazie alla propria madre. Di notte copiava e fotocopiava le omelie del sacerdote e successivamente le copie venivano distribuite, poiché “l’idea era che raggiungessero la cerchia più ampia possibile di persone e non solo coloro che partecipavano alla Messa. Le presero anche coloro che venivano alle Sante Messe da fuori Varsavia: grazie a loro, la parola di Don Jerzy andò per il mondo“.
Imparare da don Jerzy: andare a parlare nel mondo
Oggi, con i social, la comunicazione ha un ruolo decisamente facilitato rispetto agli anni 80: un articolo, una riflessione, un pensiero, si moltiplicano in un istante se si vuole far conoscere al mondo intero la verità, tanto per fare un esempio, sull’aborto. Certe volte forse siamo noi che manchiamo di coraggio, di intraprendenza, ci adattiamo alla voce che grida più forte, che non è mai quella del più fragile tra i fragili, il bambino non nato. Tacere sembra quasi essere complici di chi invece proclama “il diritto all’aborto“, di chi si scaglia contro “gli obiettori di coscienza“, di chi vorrebbe “aborto sempre“…
Certamente è molto più difficile lanciarsi nell’arena dei media, tutti schierati per non diffondere la verità. Manzoni, il grande autore dei “Promessi sposi”, fa dire a Don Abbondio “il coraggio uno non se lo può dare“. Forse da soli no, ma con l’aiuto dei grandi esempi dei santi si compiono passi da gigante.
Il motto dei grandi eroi, rivoluzionari della Polonia degli anni 80, era “Dio, onore e patria“. In tutte le case si proclamava la forza della verità e soprattutto si insegnava che “non si può assolutamente tollerare il male“.
San Giovanni Paolo II e il Cardinal Wyszynski
In Polonia, forse perché perseguitata dal comunismo, hanno visto la luce personalità eccezionali come Karol (Evangelium Vitae) Woytila , alle quali fare riferimento. Così, si può capire perché tante affermazioni di Don Giorgio hanno un’illuminazione profonda che ricevono dalla fede e da esempi splendidi di sacerdoti ispirati. “L’amore e la Verità si possono crocifiggere, ma non si può ucciderli. Sulla Croce la Verità e l’Amore hanno trionfato sul male, sulla morte, sull’odio“.
“La sofferenza non è in Dio, che vuole il bene, ma nell’uomo, che l’ha voluto a modo suo“.
“A volte possiamo sentire la scettica domanda se il cristianesimo abbia ancora un qualche futuro. Forse è più vera e più giustificata la domanda inversa: quale futuro attende l’uomo senza cristianesimo, senza Cristo, senza Dio?“
Joanna conclude la sua testimonianza : “(…) Per me Don Jerzy è un santo, ma una volta lui stesso disse che santo in senso biblico significa “separato“, “diverso“. E l’uomo che crede deve essere questo “diverso“. “Diverso“ nel senso del “bene“. “Diverso“ significa che non può accettare tutto ciò che offrono la vita e il mondo. Deve essere d’esempio nella quotidianità. Non può essere la santità della domenica e della festa. In questo consiste la “alterità“ o santità dei cristiani che nella vita quotidiana danno l’esempio.“
La difesa del bimbo non nato
”Negli anni 60 del XX secolo in uno degli ospedali di Cracovia la fogna si ruppe. La squadra tecnica che arrivò sul posto individuò una ostruzione nel seminterrato. Il tubo in quel punto era molto largo , quindi, quanto lo aveva intasato all’interno, doveva essere molto ingombrante. Quando gli idraulici lo aprirono, si presentò ai loro occhi uno spettacolo terrificante: decine di corpi di bambini morti, compattati in massa. Erano vittime di aborti eseguiti in ospedale e poi gettati nello scarico“.
L’orrore che si può provare di fronte a uno scempio del genere non è descrivibile. Già dal 1932 l’aborto era stato legalizzato in Polonia, ma solo per indicazioni mediche o in caso la gravidanza fosse stata il risultato di uno stupro o di un incesto. Stalin e Hitler introdussero per la prima volta l’aborto su richiesta in Polonia (a dimostrazione che comunismo e nazismo hanno una matrice comune: il nichilismo ). Attraverso varie vicende legate alla legge di interruzione di gravidanza, si giunse al 1956.
Meno di un mese dopo la legalizzazione dell’aborto, il primate Stefan Wyszynski scrisse il testo dei voti di Jasna Gora della nazione polacca:
“ (…) Santa Madre di Dio e Madre del Buon Consiglio, ti promettiamo, con gli occhi fissi sulla mangiatoia di Betlemme, che da ora in poi tutti saremo fermi nel salvaguardare la vita nascente. Lotteremo in modo coraggioso a protezione di ogni bambino e di ogni culla così come i nostri padri hanno combattuto per l’esistenza e la libertà della nazione, pagando generosamente con il proprio sangue. Siamo pronti piuttosto a essere uccisi che a uccidere degli innocenti. Considereremo il dono della vita come la maggior grazia del Padre della vita e il tesoro più prezioso della nazione“.
Don Giorgio fece sua questa invocazione, appoggiò sempre le donne che attendevano un bambino e abitualmente si mosse per spiegare ai medici, dal punto di vista etico, che cosa significasse aborto. Organizzò in ambito medico dei seminari e si rivolse in modo particolare a chi non voleva praticare aborti. “La questione della vita dei nascituri divenne uno dei principali motivi dell’attività pastorale di Don Giorgio“.
Così in Polonia, due mesi dopo la morte del grande sacerdote, nel 1984 fu fondato il movimento per la difesa della vita intitolato a Don Popieluszko.
Nel 1993 il parlamento della Repubblica polacca introdusse il divieto di aborto volontario e per difficili condizioni materiali.Europa a favore del concepito: Polonia in prima linea contro l’aborto
Conclusioni
Suggerisco la lettura del libro , per me è stato un motivo ispiratore in più per portare avanti la difesa della vita umana dal concepimento.
Il Movimento per la vita di Varese opera con iniziative di carattere culturale per sensibilizzare la società al valore della vita nascente, per combattere la mentalità abortista e per cercare di salvare la vita di più bambini possibili. Si può scrivere sulla chat del sito del Movimento e si otterrà risposta sempre.
La donna in attesa non è sola!
http://Vitavarese.org/contattaci