Il quesito è relativo agli operatori, anche se non direttamente e materialmente coinvolti nell’azione abortiva, per esempio se si svolge attività da infermiere o altro.
Risposta:
Sì, secondo la dottrina cattolica, chiunque collabori volontariamente e direttamente a un aborto è complice del peccato e ne porta la responsabilità morale. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma chiaramente che “La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave” (CCC 2272). Questo significa che non solo chi esegue l’aborto (come il medico), ma anche chi vi coopera in modo diretto e volontario (come un infermiere che prepara gli strumenti o assiste attivamente alla procedura) è moralmente responsabile.
La cooperazione materiale invece può variare in gravità. Se un infermiere è costretto a partecipare sotto minaccia di perdere il lavoro e fa tutto il possibile per evitarlo, la sua responsabilità morale può essere attenuata. Tuttavia, la Chiesa incoraggia l’obiezione di coscienza per evitare qualsiasi coinvolgimento.
Inoltre, il Codice di Diritto Canonico stabilisce che chi procura un aborto incorre nella scomunica latae sententiae (can. 1398), il che significa che la pena scatta automaticamente al compimento del fatto, senza bisogno di una dichiarazione formale. Anche chi coopera direttamente e indispensabilmente all’aborto può incorrere nella stessa pena.
Tuttavia, la Chiesa offre sempre la possibilità del pentimento e della riconciliazione attraverso il sacramento della Confessione, che può rimettere anche la scomunica, in certi casi con l’autorizzazione del vescovo o, dal Giubileo della Misericordia del 2015, direttamente da qualsiasi sacerdote.
Cassiodoro
per documentarsi sul nostro sito in merito al peccato di aborto:
L’aborto è un peccato? L’esperienza del confessore, don Andrea Tosca
Aborto: un peccato che può essere perdonato. L’esperienza del confessore