Il feto percepisce il dolore già alla 16ma settimana di gravidanza

Il piccolo nel ventre materno non è un grumo di cellule, come si ostinano ad affermare i sostenitori dell’aborto volontario: la vita umana inizia dal concepimento, questo dice la scienza. “ Natura non facit saltus”, o si è essere i umani dal concepimento o non si è. Non si può pensare di affermare, ancora nel 2021, che prima non si è esseri umani e poi, ad un certo punto, si diventa tali. A maggior ragione, non può lasciare indifferenti il fatto che un piccolo nel ventre materno, venga fatto a pezzi con l’aborto e, oltre a perdere la vita, soffra terribilmente.
Riportiamo qui l’intervista del Prof. Giuseppe Noia , ginecologo e presidente della Fondazione “ Il cuore in una Goccia”.

“L’ABORTO E LA PERCEZIONE DEL DOLORE NEL FETO”

(estratto dall’intervista del 30 dicembre 2020)

R(redazione) Le poniamo una domanda, Professore, su cui si è spesso dibattuto: Lei è Direttore dell’Hospice Perinatale del Policlinico Gemelli di Roma: quando operate un bambino nel grembo materno, praticate su di esso un’anestesia? Qual è, secondo le sue conoscenze, la percezione del dolore in un bambino non ancora nato? Queste creature sono in grado, anche a poche settimane dal concepimento, di percepire dolore fisico durante l’aborto così come pure sofferenze emotive?

Professor Noia: Il concetto di analgesia fetale è un concetto ormai molto conosciuto da tutti i Centri del mondo che fanno interventi invasivi sul feto sotto guida ecografica. Bisogna spiegare innanzitutto che, secondo studi ormai ben conosciuti nella letteratura internazionale, il feto sente dolore già a partire dalla 16° settimana. È chiaro, quindi, che se vogliamo attuare delle terapie prenatali invasive, per salvare il bambino in utero, bisogna in molti casi attraversare il corpo fetale e quindi si rende necessario fare un’analgesia al feto nel punto di passaggio dell’ago verso la cavità toracica o verso la cavità addominale. Con molta frequenza in queste due cavità si deposita un liquido patologico, per cui, aspirare con l’ago dopo analgesia questo liquido patologico, equivale ad evitare lo scompenso cardiaco fetale e salvare la vita del bambino. Queste procedure, se fatte in epoche in cui il bambino non può ancora nascere, sono veri e propri interventi palliativi perché, ripetendole ogni 7/10 giorni, danno la possibilità al bambino di arrivare ad epoche gestazionali (32/34 settimane – fine 7°/inizio 8° mese) che permettono, effettuando un taglio cesareo, di affidare questi piccoli pazienti ai neonatologi.

Negli interventi di aborto volontario (che noi non abbiamo mai fatto ma che vengono effettuati in diverse parti del mondo), soprattutto quando l’aborto volontario è tardivo (20/22 settimane), il bambino oltre che morire, muore anche con gravi dolori poiché in queste settimane e fino a 27 settimane, non ha ancora sviluppato il pain modification system (capacità di gestire il dolore). Molti non sanno che il bambino muore non con un dolore 7X ma con un dolore 700X.

Dolore fisico ma anche dolore psicologico

Vi sono studi, inoltre, che parlano di alcune forme di sofferenza fetale di tipo psicologico quando la madre blocca i canali di relazione con il proprio bambino in utero. Questo è stato visto già 30 anni fa quando per avere il risultato dell’amniocentesi si aspettava 3 settimane. Durante questa fase di attesa, molte donne avevano comportamenti esterni e soggettivi di negazione della presenza del proprio figlio, spiegando questo atteggiamento con il tentativo di non affezionarsi al proprio bambino affinché non ci fosse un trauma da distacco dopo un risultato di patologia cromosomica. Tuttavia, la sospensione dei canali di comunicazione, non si rivela senza problemi: 32 bambini su 45 (71%) intervistati con tecniche di regressione ipnotica da alcuni neuropsichiatri, hanno riferito che c’era un periodo nella vita prenatale in cui la mamma non aveva voluto loro bene. La sovrapposizione temporale di questo periodo ha dimostrato che nelle 3 settimane di attesa in cui le loro mamme avevano sospeso il rapporto relazionale il bambino in utero aveva sentito questa mancanza.

Tutto ciò dimostra che, nella vita prenatale e molto precocemente, il bambino può sentire il dolore fisico (pain) e il dolore psicologico (sufference).

www.ilcuoreinunagoccia.org

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Se sei in difficoltà per la gravidanza, contatta il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese.
Non sei sola!

 

( il video non si riferisce, naturalmente, ad una interruzione di gravidanza ma ad un intervento a vantaggio della salute del piccolo).