10  domande al magistrato, dott. Domenico Airoma, su aborto e minorenni.

La legge 194/78 che disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza, prevede il ricorso all’aborto anche per le minorenni. Abbiamo posto alcune domande al dottor Domenico Airoma, pubblico ministero e giudice tutelare presso il tribunale di Napoli. 

1. Per quanto riguarda le minorenni, il tasso di abortività per il 2018 è risultato essere pari a 2,4 per 1000 (Tab. 5), valore molto inferiore a quello delle maggiorenni (6,2 per 1000). ( relazione sulla attuazione della legge 194/78). Quanti casi le sono capitati, personalmente?

Non sono molti casi, in realtà, però bisogna fare una precisazione, perché la relazione tiene presente l’aborto ospedaliero, il problema è che non tiene conto dell’aborto farmacologico ed è questo un dato invece rilevante, perché noi sappiamo che vi è una notevole diffusione della pillola del giorno dopo e dei 5 giorni dopo, proprio tra le minorenni. ( leggi qui gli effetti delle pillole abortive)Quella è la platea che registra la più ampia diffusione della pillola e questo è un dato che sfugge ad ogni rilevazione. Il problema appunto è che, paradossalmente, stiamo ritornando all’aborto clandestino e le protagoniste purtroppo degli aborti clandestini sono proprio le minorenni, che non hanno quella maturità per prendere una decisione in assoluta libertà e consapevolezza e soprattutto sono quelle maggiormente esposte a rischio di banalizzazione della pratica abortiva. Quindi occorre tener presente questo dato, i casi comunque non sono molti e quelli che vengono trattati nei tribunali non sono molti, perché sono i presupposti della legge che restringono i casi in cui si può ricorrere al giudice tutelare. l’articolo 12 della legge 194 prevede infatti che la minorenne faccia ricorso al giudice tutelare tutte le volte in cui vi è un conflitto tra coloro che esercitano la potestà parentale o la tutela nei confronti della minorenne e , quindi, quando vi è una situazione di conflitto tra familiari o rispetto al tutore, allora c’è la possibilità di ricorrere al giudice tutelare sempre attraverso i consultori, quindi sono già in qualche modo dei casi selezionati quelli di cui si occupa il giudice tutelare. Nella maggior parte dei casi la minorenne viene indotta ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza da chi le sta intorno, solo nell’ipotesi in cui si trovi qualcuno che dissente, allora c’è il ricorso al giudice tutelare, il che dice quanto sia importante che ci sia qualcuno in famiglia allertato, che abbia frequentazioni con i centri di aiuto, che ci sia insomma un ambiente che non dia nulla per scontato in merito all’aborto. Questo lo dico per sottolineare l’importanza dei centri di aiuto alla vita, l’importanza di coloro i quali si preoccupano di essere vicini alle famiglie.

2. Può raccontare di un caso che l’ha colpita?

Ci sono due casi che mi hanno colpito: il primo dimostra quanto sia dannosa una cattiva legge sulla formazione delle coscienze. Tutto ciò che è legale siamo portati a credere che sia legittimo, cioè lecito, cioè giusto.
A) Una minorenne, alle mie domande per capire quali fossero i reali motivi che spingevano alla Ivg, poiché ne avevo percepito i futili motivi,( il non poter fare un viaggio all’estero), motivi che a tutti apparivano inconsistenti, mi rispose infastidita:” se c’è una legge che lo permette, è un mio diritto, perché lei mi fa tutte queste domande?“. Questo mi colpì e mi addoloró, perché  mi diede la plastica percezione dei danni che vengono provocati da una legge ingiusta.
B) Il secondo caso era quello di una ragazza, cui richiamavo l’attenzione sulla gravità dell’atto che andava a compiere, senza peraltro voler colpevolizzare nessuno. Ma, dinanzi alle mie domande e all’invito a riflettere insieme sulle motivazioni e sul fatto che quello che lei andava a compiere era un atto molto grave, perché chi portava in grembo era un bambino non un oggetto, la ragazza iniziò quasi a tornare sui propri passi, purtroppo in quel lasso di tempo che ella richiese per ripensarci, fu letteralmente plagiata dalla madre che la indusse ad abortire. E dopo qualche tempo mi arrivò una lettera di una ragazza ( forse lei) che mi manifestava dolore e atto compiuto e venivo invitato a cercare di convincere le ragazze a riflettere bene prima di abortire.
Recentemente invece una minore ritornò sui propri passi, evenienza rara perché quando arrivano in tribunale sono state abbondantemente istruite e vengono accompagnate da relazioni dei consultori dove si presentano come ragioni serie, ragioni invece che ad uno sguardo, anche laico, tali non sono.  Importante capire cosa significhi l’autodeterminazione, che finisce nella eterodeterminazione. La decisione viene presentata come valore assoluto, tanto che diventa astratto, perché noi non ci determiniamo mai in maniera assoluta. Le nostre scelte devono prendere in considerazione tanti elementi. Accade che la propria libertà di scelta venga consegnata nelle mani di altri che si presentano come quelli in grado di fare il tuo bene e il tuo interesse. Anche una minorenne può prendere decisioni e deve essere presa in considerazione. Si può anche cambiare idea, si può tornare indietro.

3. Quanto dura un’udienza?

Con franchezza, la presenza è direttamente proporzionale alla cura che il magistrato mette in quella procedura, all’importanza che ai suoi occhi ha. Non è un ragionamento confessionale, ma c’è chi la tratta come un adempimento burocratico e chi si interessa. Ragionamento predominante: c’è la relazione del medico, quella dei servizi sociali, la minore è lì, la si vede tranquilla, molto spesso nemmeno la si interroga. Una udienza può durare molto, invece, quando c’è interesse e cura, quando c’è un dialogo, non è detto che tutto debba esaurirsi in quella mattinata. La minore potrebbe anche prendersi una pausa di riflessione, anche ritornare, ci si può aggiornare. Non c’è una regola, come per tutte le cose, le leggi camminano sulle gambe degli uomini. Anche una cattiva legge come la 194 può fornire uno strumento utile per fare il bene, solo che lo si voglia compiere.

4. Quali gli “ spazi” di manovra per un giudice, stando alla legge?

Ci sono spazi, angusti, purtroppo anche perché  la Corte Costituzionale lo ha ribadito molto chiaramente: il giudice può intervenire per valutare se la minore intende esercitare una scelta in assoluta autonomia, se non vi siano ingerenze esterne o condizionamenti esterni, perché la scelta appartiene alla minore. Cosa può fare il giudice? Può verificare se veramente si tratti di una scelta libera. Cercare di capire se effettivamente la minore ha fatto una valutazione seria e ponderata. Il giudice può anche eventualmente non autorizzare ed è possibile un reclamo davanti al tribunale. Però non bisogna illudersi, se la minore viene munita da ulteriori note del medico che configurano la Ivg come “ urgenza”( spesso a buon mercato) purtroppo il giudice non può fare altro che autorizzare l’intervento.

5. Un giudice che volesse indirizzare ai Cav una minorenne, potrebbe farlo?

No, non può indicare il centro specifico, può nel dialogo far presente che ci sono aiuti e sostegni e le opportunità che la legge offre a chi affronta una maternità  difficile.
Può dire alla minore che se vuole informarsi, ci sono possibilità diverse e per poter scegliere liberamente. La legge lo prevede quindi il giudice può farlo. Però non lo si fa, perché la Ivg è apparentemente e nell’immaginario collettivo una strada a senso unico.

6. Quanto pesa nella decisione di concedere la Ivg, la posizione personale del giudice in merito all’aborto?

È difficile, le convinzioni personali non devono mai influenzare la decisione: qui sta la vera terzietà del giudice. Però la propria formazione culturale può spingere ad esercitare le funzioni in un modo piuttosto che in un altro. 

7. C’è ostruzionismo nella scelta del giudice al quale affidare il caso? A chi compete?

Il giudice del singolo caso è precostituito per legge. Sono le cosiddette tabelle che stabiliscono quali giudici trattano quali cause, ovviamente in via generale e astratta , non ci si può scegliere il giudice. In parte diverso è il discorso per il pubblico ministero il cui ufficio è impersonale e quindi è ben possibile che partecipi all’udienza il pubblico ministero di turno o prontamente reperibile. Personalmente mi è capitato di partecipare ad udienze relative ad i.v.g. e però, mi sono accorto che venivo chiamato sempre più raramente, forse a causa del fatto che facevo “perdere” troppo tempo con le mie domande…

8. Si è mai pentito di una decisione presa?

Sì, pentito di non aver dedicato tutto il tempo che sarebbe stato necessario. Le prime vittime sono le ragazze, quindi porto con me a volte il dispiacere di non aver loro dedicato tutto il tempo che meritavano.

9. Un giudice è al corrente delle problematiche mentali successive alla Ivg, nelle minorenni? Alti tassi di suicidi, bulimia, anoressia, depressione, abbandono scolastico…

Sì, può accadere, sempre che sia una persona sensibile al riguardo. E’ una questione soprattutto di formazione culturale prima ancora che professionale. Se si è preparati sul punto, può essere di aiuto certamente nel colloquio con la minore ( leggi gli articoli relativi alle conseguenze dell’aborto qui e qui)

10. Poiché la legge consente di abortire solo per motivi di salute documentati, come giudice tutelare che deve intervenire in caso di discordanza tra donna minorenne e genitori, quali strumenti ha per verificare il reale rischio per la salute della gestante?

Il giudice non può non attribuire rilevanza alla relazione del medico e degli assistenti sociali. Spesso non c’è il tempo, le procedure sono trattate in maniera così rapida, la parte documentale è preponderante. L’unico modo per superare quanto riferito nelle relazioni è l’ascolto attento della minorenne, che può lasciar emergere la realtà dei fatti spesso celata sotto pareri e relazioni stereotipate. A tale proprosito va ricordato che la Corte Costituzionale ha ribadito che la minore deve essere necessariamente presente all’udienza, e ciò proprio per valutare se la minore ha maturato la scelta in piena autonomia e senza condizionamenti. Perché quella della i.v.g non deve essere un vicolo cieco, una strada senza uscita, ma va valutata la piena autonomia della minore nella decisione. 

Se sei in difficoltà per una gravidanza, scrivi o telefona al Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese. Possiamo sostenerti con beni materiali, con un incentivo economico, ti aiutiamo anche a trovare un posto dove stare mentre attendi il tuo bambino.  Non sei sola!

 

Il dott. Domenico Airoma è procuratore aggiunto presso la procura di Napoli.