Come si fa un aborto? Quali sono gli strumenti con i quali il medico  interviene per porre termine alla vita del bambino non ancora nato? Le foto di questi attrezzi, sconosciuti a chi non è del mestiere, già da sole sono indicative della violenza che viene messa in atto per effettuare la Ivg.


Certo, dipende dall’epoca gestazionale, dalle dimensioni del bimbo, dallo stadio della gravidanza: su un embrione l’intervento sarà diverso rispetto a quello operato su di un feto, però l’effetto ottenuto, in qualunque momento, sarà la fine della vita di quel piccolo figlio.

La legge 194/78

Vediamo nel dettaglio cosa prevede la legge 194/78:  in Italia l’aborto è permesso entro i primi 90 giorni di gravidanza: “…la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito(…)” si rivolge al consultorio o in ospedale e sarà il medico che firmerà il certificato per la IVG.

Aborto entro i primi 90 giorni ( video): lo strumento è un aspiratore

In genere lo strumento utilizzato in questo periodo è un aspiratore manuale, che,  inserito all’interno del canale vaginale della donna, effettua una pressione tale da aspirare il contenuto dell’utero, cioè l’embrione. Successivamente il medico abortista introduce uno strumento, la “courette”, che da un lato serve per raccogliere frammenti dell’embrione non espulso con l’aspirazione precedente, dall’altro per raschiare e ripulire la placenta.

Aborto entro i primi 5 mesi di gravidanza ( video): lo strumento è il forcipe

La legge194/78 permette poi l’aborto fino al quinto mese di gravidanza, qualora il feto presenti anomalie tali da eventualmente causare gravi danni psicofisici alla madre, nel caso nascesse. A questo stadio della gravidanza il bambino non può più essere aspirato, le dimensioni non lo consentono, quindi si opta per un altro metodo: si utilizza uno strumento, il forcipe che , introdotto nell’utero della donna, fa a pezzi il piccolo partendo da gambe e braccia, per arrivare poi alla testa che viene schiacciata con il “cranioclast”,  in modo di favorire l’estrazione del corpo del feto.

Aborto nel terzo trimestre di gravidanza ( video)

In altri Paesi europei, e in alcuni  Stati americani, l’aborto talvolta è concesso fino al nono mese di gravidanza. Anche in questo caso si comincia a smembrare il feto con il forcipe, poi si procede fino alla testa. Quando poi si tratta invece dell’aborto allo stadio conclusivo dei 9 mesi, come nello stato di New York, la mamma può decidere in fase di travaglio se far nascere il bimbo oppure chiedere il cosiddetto aborto a nascita parziale. In questo caso si inserisce nella nuca del piccolo uno strumento che si chiama “ tiretete “, costituito da due lamelle che stringono la testa del piccolo mentre una lama penetra nel cranio. Si introduce poi una siringa che aspira il cervello del bimbo, che così muore.

La scelta vincente: accogliere il bambino!

Quale che sia l’epoca gestazionale, quale lo strumento utilizzato, la conclusione è sempre la stessa: un piccolo non nato perde la vita per sempre, la sua mamma soffrirà per questa rinuncia per molti anni. La scelta dell’aborto spesso è dettata dalla solitudine e comporta un dolore nella donna che potrebbe essere evitato con l’aiuto delle associazioni di volontariato. Se sei in difficoltà per la gravidanza, contatta il Movimento per la vita di Varese.
Scegli la vita! Non sei sola!

 

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