Ieri, 17 marzo 2024, giorno del 163° anniversario della proclamazione dell’Unità d’Italia, dell’Inno e della Bandiera, il Presidente Sergio Mattarella ha reso onore alla tomba del Milite Ignoto con una splendida corona di alloro, presso l’Altare della Patria, a Roma.
Nella Costituzione i valori della Repubblica
Nelle parole del suo discorso, il richiamo alla pace in un momento particolarmente critico a livello internazionale per le varie guerre che minacciano la stabilità delle nazioni. Un altro esplicito richiamo ha riguardato i valori racchiusi nei colori “verde- natura, speranza, libertà”, “bianco-pace, verità, giustizia” e “rosso-vita, coraggio, sacrificio” della nostra splendida bandiera.
Questi valori sono l’indipendenza, la libertà, la giustizia e la pace, riassunti nella Costituzione. Solo venerdì scorso, in occasione degli 80 anni della battaglia di Montecassino (15 marzo 1944), il capo dello Stato lanciava il suo forte appello ad invertire la rotta che porta all’escalation delle guerre (a noi molto vicine), l’Ucraina e il recente attacco terroristico di Hamas a Israele con il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese.
Nei gesti e nei richiami del Presidente, l’Italia si dichiara nazione altamente civile.
Il diritto di aborto rispetta i valori di una società altamente civile?
Una nuova spina nel fianco ci viene dalla Francia, dopo la notizia dell’inserimento del “diritto” di aborto nella propria Costituzione il 4 marzo 2024. E’ il primo paese al mondo ad avere inserito la libertà di abortire volontariamente nella propria Costituzione, definendo tale scelta un “diritto”, anziché solo una (triste e infausta) possibilità.
E’ chiaro che la scelta di eliminare un essere umano, sia pure piccolissimo, ancora nascosto nell’utero, non può definirsi diritto perché nessuno ha il diritto di uccidere un altro “essere umano”. Che il frutto del concepimento sia a tutti gli effetti un essere umano non lo dicono solo i cattolici ma addirittura la scienza, la biologia, nella persona del Prof. Angelo Vescovi del Comitato Nazionale di Bioetica:
La prima fase della vita inizia con l’incontro dello “spermatozoo maschile” e l’ “ovocita (o oocita) femminile” nella tuba uterina (o tuba di Falloppio) attorno al quattordicesimo giorno del ciclo mestruale originando il “processo del concepimento”, cioè l’inizio dell’avventura umana di un individuo detentore di un “nuovo” DNA composto da ventitré cromosomi dello spermatozoo e ventitré cromosomi dell’ovocita che guiderà lo sviluppo di una nuova persona.
Ebbene, un DNA geneticamente differente dall’uomo e dalla donna che lo hanno concepito, quindi dotato di una “vita propria”.
È questo il momento di “non ritorno” poiché i due patrimoni genetici hanno costituito un individuo intersecandosi a vicenda.
Il fine della scienza è comprendere, studiare e proteggere la vita umana
e ancora nell’intervista della trasmissione Soul, il Prof. Vescovi così si esprime sulla vita umana:
La vita è un gioco di equilibri, il nostro organismo è ciò che è perché si producono cellule, si riordinano… in funzione del mio patrimonio genetico; è la mia unicità, non esiste un patrimonio genetico uguale al mio, o al tuo, o al suo; quella unicità è l’essere umano.
Prima dell’atto della fecondazione, questo patrimonio genetico non esiste, questo organismo ordinato non esiste, è disordine infinito, non vi è alcun ordine ma quando i due gameti si fondono si forma la prima cellula, lo zigote, in cui per la prima volta in 15/16 miliardi di anni della vita dell’universo, appare il primo stadio della vita umana che si chiama con il mio nome.
Non c’è soluzione di continuità in questo processo; sei vivo da quel momento fin tanto che la vita c’è.
Civiltà è difendere la vita, la Costituzione deve proteggere ogni vita
La scienza è difendere la vita, saggezza è difendere la vita e non ucciderla. In Francia, dietro la facciata di modernità e di emancipazione, si nasconde una visione della vita mortifera e individualista, che difende l’interesse personale anziché quello della società civile.
Non deve esistere un “diritto” di aborto volontario perché l’embrione è pienamente vita che ha tutto il diritto di vivere e noi abbiamo il “dovere” di difenderlo, se siamo ancora esseri umani.
L’insistenza sul diritto ad abortire è pericolosissima perché rischia di spazzare via la possibilità di esaminare un’alternativa possibile che salvi la vita del bambino e risparmi alla madre il dolore della perdita del proprio figlio, quel dolore di cui nessuno parla e che spesso fa ammalare. La vera libertà sta nel donare la vita, la gioia del dono di sé.
Ci si riempie la bocca di “emancipazione” e di “modernità” per mascherare i propri egoismi e le proprie paure; se davvero si avesse a cuore la donna non la si spingerebbe verso l’aborto ma verso la difesa della vita del figlio.
Inoltre i medici si chiedono se sarà ancora possibile diventare obiettori di coscienza, come il dott. Massimo Gandolfini che, a proposito della Francia, dice:
… questo è il messaggio, nudo e crudo, che viene a infettare, prima che i parlamenti di tutto il mondo, le coscienze di tutti gli uomini.
Ma è anche un vergognoso colpo di spugna sul sentimento di civiltà di ogni popolo: una nazione che non sa prendersi cura dei suoi cittadini più deboli, al punto di considerare “diritto” la loro eliminazione, è indegna dell’appellativo “civile”.
Ecco che ora la pena di morte verso il concepito assurge a “diritto” della madre; è questa civiltà o decadenza?
La flessione demografica, l’orrore di nuove guerre, il capovolgimento dei valori ci stanno portando verso la fine della nostra civiltà, come sempre è avvenuto nella storia dei popoli.
L’aborto come libera scelta, elevato a diritto e perciò ahimè a grande valore, segna la fine dell’umanità e l’inizio della barbarie. Poiché, come diceva Madre Teresa di Calcutta, finché ci sarà l’aborto non ci sarà pace sulla terra e nel cuore degli uomini.
Susanna Primavera