Aborto, negli Usa la Corte Suprema ha annullato la sentenza «Roe vs. Wade»
Così i titoli di tutte le testate mondiali alla fine di giugno.Per chi non è addentro alla questione, si tratta di una sentenza storica: cancella il diritto di aborto dalla Costituzione degli Stati Uniti e rimanda ai singoli Stati ( cioè agli elettori) le decisioni in merito. Semplicemente si afferma che non esiste il diritto di uccidere e che, quanto stabilito nel 1973, con Roe vs Wade, era sbagliato. Le reazioni non si sono fatte attendere: scomposte e aggressive quelle degli abortisti e dei politici, di tutti gli schieramenti, specialmente però di sinistra, gioiose e di speranza quelle dei pro life di tutto il mondo.
Non si intende qui ripercorrere quanto detto da giuristi, medici, sociologi, sacerdoti, attivisti: è possibile fare una ricerca nel web per trovare pagine e pagine in merito.
Per chi è a favore della vita, come noi del Movimento di Varese, è subito sembrata una svolta provvidenziale: come detto in modo meraviglioso dall’arcivescovo di San Francisco, Mons. Salvatore Cordileone, viene premiato il lavoro silenzioso e continuo di uomini e donne, pro-life credenti e non credenti, a favore del bambino non nato, di mamme non sposate.
Un lavoro che non termina qui: dovrebbe subentrare un cambiamento radicale nella mentalità comune, che porti non a ritenere l’aborto illegale, ma semplicemente inconcepibile.
Quanta distanza c’è tra questa opzione e la verità giuridica, in Italia, dove vige ormai dal 1978 la legge 194, che disciplina l’aborto e che ha causato più di 6.000.000 di uccisioni di bambini prima della nascita?
Il parere del medico, dott. Roberto Festa, responsabile del Cav di Loreto
Sulla recente sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti d’America , che ha rimosso il “diritto all’aborto” quale prerogativa federale e ha rimesso la facoltà legislativa ai singoli Stati, si possono fare – e si stanno facendo – tanti e diversi ragionamenti (e non solo ragionamenti!).
Molte persone credono che questo avvenimento sia di enorme rilevanza: gli uni lo sperano, gli altri lo temono. A mio parere, è senz’altro un’ottima occasione per ricordare e ripensare la parallela storia italiana.
Nel 1978 la famigerata legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza fu promulgata in virtù di una precedente sentenza della Corte costituzionale, la numero 27 del 1975.
Ciò che è accaduto ultimamente in Nord America con la sentenza della Corte suprema statunitense dovrebbe ricondurci non tanto alla legge 194 del ’78, bensì alle sue radici presenti nella sentenza num. 27 del 1975 della nostra Corte costituzionale.
Vi troviamo due passaggi cruciali da cui potrebbe ripartire un serio ragionamento e magari un vero cambiamento.
Il primo:
_”Non esiste equivalenza fra il diritto, non solo alla vita ma anche alla salute, proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare”._
Distinguere in punta di diritto quale essere umano sia persona (perché adulto) e quale non lo sia (perchè non ancora nato), appare, senza scomodare paroloni come “nazista” o simili, come qualcosa di disumano e certamente “poco cristiano”. Forse oggi c’è sufficiente e diffusa sensibilità politica e di opinione pubblica per giudicare inaccettabile quella affermazione della Corte costituzionale. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per un serio ragionamento largamente condiviso.
Il secondo:
_”Ma ritiene anche la Corte che sia obbligo del legislatore predisporre le cautele necessarie per impedire che l’aborto venga procurato senza serii accertamenti sulla realtà e gravità del danno o pericolo che potrebbe derivare alla madre dal proseguire della gestazione: e perciò la liceità dell’aborto deve essere ancorata ad una previa valutazione della sussistenza delle condizioni atte a giustificarla”._
Una falla nella legge 194?
La stessa legge 194 del 1978, che discende dalla sentenza della Corte costituzionale, in realtà non prevede affatto _”serii accertamenti sulla realtà e gravità del danno o pericolo che potrebbe derivare alla madre dal proseguire della gestazione”_ e quindi in tal senso rimane anti-costituzionale. Tuttavia, e qui emerge il fondamentale parallelo con gli USA, oggi in Italia, grazie al cosiddetto federalismo regionale, le singole Regioni potrebbero (formalmente) e dovrebbero (moralmente) introdurre leggi o regolamenti locali allo scopo di definire come assicurare e oggettivare quei _”serii accertamenti sulla realtà e gravità del danno o pericolo che potrebbe derivare alla madre dal proseguire della gestazione”,_ nel rispetto della stessa legge 194 e soprattutto della sentenza num. 27. Questo potrebbe essere un buon punto di partenza per un vero cambiamento nel modo di affrontare da parte dello Stato la questione della tutela della maternità e della interruzione di gravidanza.
Ricordando sempre che l’aborto, in senso letterale, non è un fatto o una procedura, l’aborto è una persona, una persona non-nata (ab-oriri), una persona ancora molto piccola e quindi molto fragile che è morta, come tutti moriamo prima o poi, ma prima di nascere. E così, in ciò che la ragione chiama “bambini non nati”, la fede cristiana e la speranza delle mamme e dei papà vedono una moltitudine di bambini “nati in Cielo” (cit. Gagliardini).
Il parere del giurista: c’è speranza di un ripensamento anche in Italia a livello di regolamenti regionali?
È una domanda molto complessa e per l’articolato complesso legislativo a definire la materia concorrente e per la capacità legislativa delle Regioni nella riforma del sistema sanitario ex-titolo V. Una Giunta Regionale può decidere di revisionare l’applicazione di una legge per valutarla nel contesto di un’indagine amministrativa, ma quanto a questo consegua uno sviluppo normativo atto a restringere od estendere l’accesso alla prestazione, ciò è certamente meno pacifico (e a mio avviso improbabile).
Conclusioni
La “battaglia” è solo agli inizi, si tratta di ripensare alla realtà dell’embrione, il cui cuore batte a partire da 18 giorni dopo il concepimento. Essere vivente appartenente alla specie umana, che sia o meno una persona ( concetto appartenente a categoria filosofica) non può più essere oggetto del diritto di vita o di morte da parte di un singolo individuo, la madre, anche all’insaputa e contro il volere del padre del bambino.
Il 2022 può essere l’anno di inizio della svolta. Noi del Movimento per la Vita di Varese continueremo il nostro servizio per questo.
Se sei in difficoltà per la gravidanza, scrivi o telefona al Movimento per la Vita di Varese.
Non sei sola!