Donald Woods Winnicott (1896-1971) è stato pediatra, psichiatra e psicoanalista britannico, famoso per le sue teorie dello sviluppo del bambino originali e innovative. Tra le più note, l’oggetto transizionale, un simbolo scelto dal bambino che può sostituire la mamma, gli affetti familiari, dandogli calore e sicurezza. Li ha chiamati “precursori orali”: capezzolo, dito e ciuccio; tutti elementi che permettono al bambino una forma di compensazione rispetto alla separazione dalla mamma e che mantengono viva la fiducia nel suo ritorno.
Come pediatra, Winnicott si è occupato per moltissimo tempo della nascita e del rapporto madre-figlio, fin dal periodo perinatale. Lo sviluppo emozionale del bambino dipende dal tipo di rapporto (oggettuale primario) avuto con la madre (ambiente primario facilitante).
La madre “sufficientemente” buona
Il risultato di una buona riuscita dello sviluppo, sarà dato da una madre sufficientemente buona, cioè responsabile, presente ma allo stesso tempo dedita ad altro, disponibile ma non invadente, pronta a rispondere alle esigenze del bambino in modo creativo, dando contemporaneamente sicurezza e fiducia al bambino (preoccupazione materna primaria).
I suoi consigli alle ostetriche sono diventati punti fermi teorici e pratici, finalizzati alla crescita sana del bambino e alla serenità della madre.
La sua opera “I bambini e le loro madri” del 1987, definisce l’allattamento una speciale forma di “comunicazione”. E’ inoltre interessante l’analisi sviluppata del rapporto interpersonale tra la madre e il figlio.
Nonostante le alternative all’allattamento naturale al seno, probabilmente con l’allattamento artificiale sia la mamma sia il bambino possano perdere qualcosa di importante.
Allattamento al seno per forgiare la personalità
Di certo, qualcosa che ha a che vedere con lo sviluppo della personalità, la forza del carattere, la capacità di sognare e di sperare, di opporsi, di resistere e di rispondere con coraggio e creatività alle vicissitudini della vita, quindi la ricchezza della personalità.
E’ anche vero che in un’ottica psicologica, ciò che conta più di tutto, al di là del rapporto con il seno vero e proprio, è la capacità di contenimento e la manipolazione del lattante perché rappresentano indici di qualità delle cure.
Non è bene “costringere” le madri ad allattare al seno quando non ne sono capaci. La madre può avere bisogno di un sostegno ambientale che la incoraggi e le dia fiducia in sé stessa. Nel caso di un bambino che non venga allattato al seno, la madre potrà trovare molti altri modi di offrirgli un’intimità di tipo fisico.
Nel caso di un allattamento al seno sereno e naturale, la ricchezza dell’esperienza salta agli occhi per il coinvolgimento dell’intera personalità. Molte caratteristiche importanti della situazione dell’allattamento al seno sono riscontrabili anche quando si usa il biberon: lo sguardo reciproco tra mamma e bambino non dipende dall’uso del seno vero e proprio.
Tuttavia, resta il sospetto che il sapore, l’odore, l’esperienza sensuale dell’allattamento al seno sia qualcosa che manca quando il bambino ha a che fare con una tettarella di gomma.
Allattamento al seno per dare sicurezza al bambino
“La capacità del bambino di avere esperienze sensuali può essere osservata nell’uso di ciò che ho chiamato oggetti transizionali. In essi si osserva tutta la differenza che c’è nel mondo del bambino tra seta, nylon, lana, cotone, lino, un grembiule inamidato, gomma e un tovagliolo umido.”
L’allattamento al seno non è assolutamente essenziale in caso di difficoltà della madre. Tuttavia, va ribadito che il suo valore positivo sta nella sicurezza che offre legata all’esperienza della nutrizione. Il bambino è sveglio e vivo e tutta la sua personalità emergente è impegnata. All’inizio, gran parte della vita del bambino durante la veglia ha a che fare con la nutrizione.
Allattamento al seno per ricevere emozioni di “pienezza”
“I medici sono così abituati a parlare di salute e di malattia che talvolta dimenticano di parlare delle straordinarie variazioni presenti nello stato di salute. Danno ragione del fatto che, mentre l’esperienza di un bambino è debole, incolore e perfino noiosa, quella di un altro è quasi fin troppo eccitante, troppo piena di colori, sensazioni e ricchezza di qualità per essere sopportabile. Per alcuni bambini le esperienze dell’alimentazione sono così noiose che devono provare un vero sollievo nel pianto di rabbia e frustrazione che comunque li fa sentire reali e necessariamente coinvolge l’intera personalità.”
La donna che allatta prova importanti sensazioni ed emozioni: senso di compiutezza e di pienezza per il naturale svolgersi della propria funzione nutritiva. In verità il suo dare “la vita” prosegue ogni giorno e assume con il tempo, forme diverse.
Susanna Primavera