Il bullismo è un problema piuttosto diffuso nelle nostre scuole, a partire perfino dalle elementari. Il MIUR ha emanato già nel 2015 le nuove linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, che prevedono finanziamenti e corsi per preparare i docenti ad affrontare questa realtà. E se la scuola non interviene e non aiuta i genitori? Interessante la strategia adottata da una mamma, aiutata dalle sue competenze di pedagogista, che si è trovata da sola a cercare le soluzioni per la figlioletta di I elementare . Ecco la sua testimonianza.
Come ti sei accorta che la tua bambina era vittima di bullismo a scuola?
Come tutte le vittime, anche la mia bambina non riusciva a parlare a casa di ciò che le accadeva a scuola. Il blocco delle emozioni e il conseguente blocco delle parole è la prima conseguenza di un episodio di violenza. Chi è vittima, difficilmente parla di ciò che è accaduto. Si tratta di un meccanismo di “autodifesa” del cervello umano, che tende a rimuovere ciò che fa soffrire molto.
Quali sono stati i segnali rivelatori del bullismo?
Giocando con mia figlia, con una serie di bambole, animali di pelouches e personaggi di plastica. Allestivamo una casetta e iniziavamo a giocare, cucinando o cambiando i vestiti alle bambole o curando i personaggi “ammalati”. In quelle occasioni, mia figlia ripeteva con i personaggi le frasi e gli atteggiamenti negativi che aveva visto a scuola. Da mamma, ho chiesto dove aveva sentito quelle frasi e dove aveva imparato quegli atteggiamenti.
Lei all’epoca aveva sei anni, era in prima elementare… Mi ha subito riferito i nomi dei compagni di classe che si comportavano in quel modo. A quel punto ho deciso di agire: questi i passaggi in successione.
1) la correzione della mamma
Per prima cosa, ho spiegato che quelle frasi e quegli atteggiamenti non erano corretti ed ho elencato le azioni giuste…almeno per dare a mia figlia i riferimenti corretti, le parole adatte, le principali regole di comportamento…
2) il confronto con le altre mamme: bullismo a scuola
Poi ho iniziato a chiedere alle altre mamme della classe se avevano ascoltato racconti simili dai loro figli : volevo essere sicura che non si trattasse della fantasia di mia figlia! Purtroppo era tutto vero: alcune mamme, come me, si erano accorte degli stessi comportamenti anomali dei loro figli durante il gioco, altre due mamme, invece, avevano raccolto le confessioni e le lacrime dei loro figli, i quali erano riusciti a raccontare l’accaduto.
3) la vicinanza: l’importanza del gioco e del tempo trascorso insieme
Ho cercato di essere più vicina a mia figlia, aumentando il tempo del gioco esclusivo con lei ma mi sono resa conto che la sua ansia nei confronti della scuola aumentava sempre di più.
4) l’aiuto dei professionisti
Così mi sono rivolta ad un centro specializzato in psicoterapia per i bambini vittime di violenza, affrontando anche una spesa non indifferente.
Si trattava di un centro di ispirazione cattolica, dove gli incontri con i bambini venivano videoregistrati, per rendere tutto il più trasparente possibile.
Le psicoterapeute erano sempre in due, molto sorridenti e professionali.
Mia figlia era sempre felice di partecipare a questi incontri : lo scopo era quello di raccontare ciò che accadeva a scuola e trovare una soluzione. Abbiamo seguito otto incontri, le psicoterapeute hanno confermato a mio marito e a me che ciò che raccontava la bambina era tutto vero: non era frutto di fantasia ma dell’esperienza quotidiana vissuta a scuola. Tuttavia, non ci hanno dato soluzioni pratiche per gestire l’ansia mostrata quotidianamente dalla bambina.
5) il confronto con la maestra
La scuola stava per finire : questo era l’unico sollievo per la mia piccola.
Alla consegna della pagella di fine anno, sono andata con mio marito a parlare con la maestra : abbiamo accennato brevemente ai comportamenti di nostra figlia e alla difficoltà di gestire l’ansia quotidiana. La maestra ha risposto seccata che tutto ciò che accadeva a scuola non era di nostra competenza e che ai bambini in classe ci avrebbe pensato lei.
Così mio marito ed io abbiamo capito che, da parte della maestra, non avremmo ricevuto nessun tipo di aiuto per la nostra bambina.
6) la mamma/pedagogista
Quindi ho ripreso in mano i miei libri di pedagogia, sui quali avevo studiato all’università ed ho elaborato un metodo per gestire l’ansia della mia piccola.
Come funziona?
Mi sono ispirata a Maria Montessori la quale, laureatasi in medicina e specializzatasi in neuropsichiatria infantile, aveva osservato a lungo i bambini portatori di disabilità. Aveva elaborato un percorso, basato su attività manuali, che aiutava questi bambini a superare la frustrazione e a raggiungere risultati concreti attraverso l’utilizzo delle mani durante le attività di gioco ma anche durante la routine quotidiana.
Così ho deciso di applicare lo stesso metodo con la mia piccola… Lei non era disabile ma, di fatto, l’ansia che provava le impediva di svolgere serenamente le attività quotidiane.
7) la mamma/artista
Abbiamo iniziato ad impastare il Das, che avevamo comprato insieme al supermercato. Mi mettevo accanto a lei e, impastando insieme, creavamo contenitori cilindrici, dove mettere poi le matite colorate. Una volta essiccati, questi piccoli portamatite potevano anche essere dipinti.
Vedere il frutto del proprio lavoro è stato davvero utile : il tempo trascorso insieme e la concentrazione richiesta dal lavoro manuale distoglievano i pensieri dalle esperienze di bullismo vissute a scuola e rinforzavano l’autostima personale.
8) la mamma/cuoca
Abbiamo iniziato a lavorare anche in cucina…Purtroppo non sono molto brava ma sono stata aiutata dalle miscele pronte per torte: compravo al supermercato le confezioni di miscele pronte e, con la mia piccola, decidevamo insieme quale torta preparare.
Lei mi aiutava a dosare gli ingredienti, ad usare il frullatore e a preparare le decorazioni…
In questo caso, la concentrazione richiesta era maggiore e l’autostima si rafforzava ancora di più, perché la torta veniva apprezzata anche dal papà e dai nonni. Non ci siamo però dedicate solo alla pasticceria: per arginare l’ansia è necessario affrontare esperienze diverse.
9) la mamma/atleta
Siamo andate insieme in piscina, perché il nuoto è uno sport che utilizza un grande numero di muscoli: il movimento richiede una maggiore ossigenazione ed il cervello, con più ossigeno, funziona meglio!
Abbiamo nuotato tanto ma abbiamo anche osservato una brava insegnante di tuffi. La mia piccola si è incuriosita e ha chiesto di iscriversi al corso di tuffi. La necessità di controllare il respiro, inspirare ed espirare aria al momento giusto è stata fondamentale! La sua mente era concentrata sull’attività da svolgere e tutte le esperienze vissute a scuola erano solo un lontano ricordo!
10) ricomincia la scuola, ricominciano i problemi
Terminato il corso di tuffi estivi, è ricominciata la scuola. La mia piccola iniziava la seconda elementare: le esperienze positive vissute durante l’estate avevano arginato l’ansia e rafforzato l’autostima ma il clima in classe non era cambiato. Tutti i compagni di classe si erano ormai rassegnati ad essere vittime silenziose di bullismo, tanto più dopo che la maestra aveva sgridato violentemente un bambino che aveva avuto il coraggio di parlare con i genitori di quanto aveva subito.
La mia piccola, da parte sua, non riusciva più a restare seduta, nemmeno durante il momento del pranzo. Era sempre agitata, non riusciva mai a rilassarsi né tantomeno a concentrarsi sui compiti a casa da svolgere. In più c’era una novità…
11) l’arrivo di un fratellino
In quel periodo ero in dolce attesa del mio secondo bimbo e ho pensato che la gelosia potesse influire negativamente
sulla serenità della bambina, forse la mia piccola, nel veder crescere il pancione, si sentiva messa da parte… Invece non era così, anzi! La nascita del fratellino ha portato un forte miglioramento dell’umore, della capacità di rilassarsi e concentrarsi: è stata una esperienza di relazione estremamente positiva!
Terminato il secondo anno di scuola e con il fratellino neonato, abbiamo poi trascorso una bellissima estate.
È iniziata la terza elementare : la mia bambina non era più agitata ma rassegnata, non parlava più di quanto accadeva a scuola ma non riusciva più a dormire la notte. Le mamme degli altri compagni di classe lamentavano gli stessi disturbi ma nessuno aveva il coraggio di intervenire.
12) problemi di natura medica: tic nervosi e crisi di assenza
Inoltre, già nei primi mesi di scuola, la mia piccola aveva manifestato sia un tic agli occhi (li strizzava continuamente), sia una forma particolare di crisi di assenza. In pratica, in alcuni momenti della giornata, il suo sguardo era fisso nel vuoto, non parlava e non rispondeva alle domande… Duravano circa 5/6 secondi e, per questo motivo, la pediatra ci ha inviato all’istituto Besta, l’istituto neurologico di Milano. Abbiamo effettuato 4 visite e 2 eletroencefalogrammi, uno in sonno e uno da sveglia, ma la neuropsichiatra che la seguiva ha confermato che la bambina era perfettamente sana. A quel punto mio marito ed io abbiamo accennato agli episodi di bullismo a scuola e la dottoressa ci ha confermato che quella era sicuramente la causa scatenante le “crisi di assenza”. Aveva anche aggiunto che presso l’istituto Besta di Milano erano sempre più numerosi i casi di bambini ed adolescenti che lamentavano sintomi di questo tipo : crisi di assenza, mal di testa continui, mal di pancia fortissimi che tuttavia non avevano una causa organica ma erano legati ad un disagio psicologico. Al termine di questa visita, tuttavia, abbiamo ritirato il certificato medico dell’ospedale, il quale dichiarava che i sintomi presentati dalla mia piccola non erano legati ad una patologia clinica ma agli episodi di bullismo vissuti a scuola. Con questo certificato avremmo potuto distruggere la scuola, abbiamo invece optato per una scelta risolutiva.
13) la scelta risolutiva e l’importanza della famiglia
L’ultima decisione l’abbiamo presa dopo aver parlato ancora una volta con la pediatra, la quale ha detto che l’unica soluzione era cambiare scuola.
Alle nostre perplessità ha risposto quello che avevo intuito: se il bullismo non viene gestito ed arginato dagli insegnanti, tutta la classe ne resta vittima, nonostante gli interventi e gli sforzi delle singole famiglie.
Così, con grande fatica, insieme a mio marito abbiamo cambiato scuola alla nostra bambina.
14) la serenità recuperata
È stato come passare all’improvviso dalla notte al giorno : la mia bambina è tornata sorridente, loquace e curiosa, ricordo ancora che quell’anno, a Natale, continuava a dire che il regalo più bello che avesse ricevuto era stato quello di aver cambiato scuola!
Ora non posso dire che sia completamente guarita: le esperienze traumatiche non si possono dimenticare, però si possono arginare efficacemente, attraverso una serie di attività e relazioni positive!
Conclusione: l’importanza della famiglia “protagonista”
La vera soluzione è stata avere una famiglia protagonista del percorso educativo dei propri figli: in qualunque ambito, quali che siano i problemi pedagogici o le questioni legate ai bambini, la differenza la fa davvero la famiglia. Suggeriamo la lettura del nostro articolo sull’educazione sessuale, altra grande priorità della famiglia, da non delegarsi a nessuna agenzia esterna.
Bullismo a scuola: a chi rivolgersi?
Il sito più utile è gestito dal Ministero delle pari opportunità, dalla cooperativa La strada e dal Centro Tiama: Bambini in trappola, qui si possono trovare spiegate perfettamente le reazioni al bullismo ed alla violenza in generale, sia per adulti che per bambini.