Presentiamo la mostra Don Carlo Gnocchi e la sua mostra (Fidesvita.org) tenutasi al Battistero di San Vittore a Varese (19-26 ottobre 2024) e realizzata dal “Gruppo Insieme per la Vita” di Varese.
Don Carlo Gnocchi nasce a sud di Milano, a San Colombano al Lambro, il 25 ottobre 1902. E’ il terzogenito di Enrico Gnocchi, marmista, e Clementina Pasta, sarta. A 5 anni rimane orfano di padre e si trasferisce a Milano con la madre e i due fratelli, che moriranno presto di tubercolosi.
A 8 anni, si sente attratto dal sacerdozio e a 13 anni diventa seminarista, è il 1910. Nel corso degli studi rivela un’intelligenza vivace e un animo sensibile, delicato; ama la letteratura, la storia, la musica e il pianoforte. Rimane colpito dalla Prima Guerra Mondiale e dai soldati che muoiono in guerra. Ha infatti un carattere dolce, cordiale, affabile, aperto e particolarmente sensibile al dolore provocato dalla guerra!
Nel 1925, a 23 anni, diventa sacerdote e vuole imitare i Santi della gioventù; come San Filippo Neri, San Giovanni Bosco e San Giovanni Battista de la Salle. Pertanto, inizia a dedicarsi ai giovani. Diventa assistente d’oratorio a Cernusco sul Naviglio e a San Pietro in Sala, a Milano. E’ talmente bravo come educatore che il Card. Schuster lo nomina Direttore Spirituale del famoso Istituto Gonzaga dei Fratelli delle Scuole Cristiane. In questo periodo, inizia a scrivere brevi saggi di pedagogia. Il Cardinale gli affida anche un nuovo incarico come assistente spirituale dagli universitari della Seconda Legione di Milano; dai bambini e adolescenti ai giovani universitari, coerentemente con la sua missione presso la gioventù.
Trent’anni dopo la sua morte, il Card. Carlo Maria Martini avvierà il suo processo di canonizzazione e nel 2002, Papa Giovanni Paolo II lo dichiarerà venerabile. Nel 2009, grazie ad un miracolo che gli viene attribuito, viene dichiarato “beato”.
Una mostra che ha toccato il cuore di molti
Quando scoppia la Seconda Guerra Mondiale, all’indomani dell’ingresso dell’Italia in guerra, Don Carlo chiede al Card. Schuster l’incarico di cappellano perché sentiva dentro di sé un bisogno irresistibile di stare accanto alla gente, a diretto contatto con il popolo e la sua sofferenza. Così lo ritroviamo nei Balcani, cappellano degli Alpini. Ha sui 40 anni ed è un uomo giovane, deciso e generoso.
Il primo incarico lo svolge nel battaglione Val Tagliamento, nella divisione alpina Julia e va in prima linea, accanto ai soldati, sul fronte greco-albanese. Passa poi alla divisione Tridentina il 12 luglio per andare in Russia, dove gli uomini saranno “flagellati dal vento gelido e agghiacciati dal freddo”.
Egli starà accanto alla sofferenza degli uomini, dei giovani lontani da casa, della disperazione che si insinua negli animi per il venir meno di tutti i sogni rispetto al futuro, per la violenza inaudita della guerra che distrugge ogni bene e ogni vita. L’ambiente sul fronte è duro e faticoso e porta perfino la tentazione del male, della rabbia e dell’odio.
Nei giorni della grande ritirata dalla Russia, dove tutto crolla fuori e dentro il cuore, Don Carlo Gnocchi porta l’unico rimedio possibile: la Parola di Dio e di Sacramenti!
Anche lui cade stremato lungo la strada e rischia di morire ma si salva. Si riprende e continua a portare Cristo o ad esserne portato (così scriverà nelle sue memorie) lungo le strade del dolore. Verrà perfino arrestato dalle SS e liberato grazie all’intervento del Card. Schuster.
Il percorso di questa bella mostra ci porta nell’animo stesso di Don Gnocchi, nei suoi pensieri più profondi e nel suo animo nobile. Ognuno di noi, davanti ai pannelli, stabilisce un rapporto personale con l’immagine e con le parole che la illustrano. Don Gnocchi ci tocca il cuore, riflesso d’amore della sua anima ancora vibrante nella Storia del mondo.
Quello che colpisce maggiormente nella sua figura di uomo, è la FEDE radicata, da cui trae calma, forza e coraggio. Una fede incrollabile, la sua più grande risorsa:
“Vai sollecito e ansioso di dare allo strazio dei feriti il conforto e il sigillo del più grande e divino di tutti i feriti, per dare a quelli che cadono il solo e valido Compagno che sappia tutte le vie oscure della morte e della vita, per esserne il solo, vittoriosamente tornato.”
Più passa il tempo e più il suo viso si affila, è sempre più esile: egli ha visto tutto il male della terra e l’orrore della guerra ma nello stesso tempo, eppure mantiene un volto pacato e sereno.
Don Gnocchi e “la cura” integrale della persona
Negli anni del dopoguerra, tra il 1950 e il 1960, mentre esplode il boom economico in Italia, don Gnocchi rimane fedele alla sua vocazione e decide di servire principalmente i poveri.
All’Istituto degli Invalidi di Arosio, in provincia di Como, diventa il “padre dei mutilatini“. Ma le richieste sono tante, troppe, e la Provvidenza gli fa trovare una grande casa a Cassano Magnago, dove nel 1952, nasce la sua più grande opera di carità, la Fondazione Pro Juventute, che raccoglierà la stima di tutti.
Alcide Ge Gasperi, alla guida della Democrazia Cristiana, lo nomina consulente della Presidenza del Consiglio dei ministri per il problema dei mutilati di guerra. Da quel momento nell’arco di tre anni, aprono sette nuovi collegi di accoglienza. Il problema di quegli anni è anche la poliomelite ed egli si adopera per farvi fronte ma non solo con il ricovero e il trattamento sanitario. Il suo progetto contemplava anche momenti di formazione sia scolastica sia professionale. Credeva infatti in un recupero integrale della persona, aveva una visione dell’uomo e della cura molto moderni e attuali.
Era un uomo determinato, ostinato nel fare il bene. Capace di chiedere aiuti alla politica, al cinema e allo sport e di stupire la gente con imprese straordinarie come il volo in America e la spedizione scout a Capo Nord.
Muore quattro anni dopo, nel 1956 a soli 54 anni, lasciando a due ragazzi ciechi le sue cornee e, grazie a questo suo gesto, il Parlamento inaugurerà la disciplina dei trapianti d’organo.
La Fondazione nel tempo è cresciuta e dagli anni 80 assiste oggi anche gli anziani, non autosufficienti. Dal Duemila anche malati oncologici. Ma anche Centri di formazione professionale per i giovani diversamente abili. La Fondazione è stata nel tempo accreditata al Servizio Sanitario Nazionale e oggi conta oltre 5700 operatori nella maggior parte delle regioni italiane.
Grazie Don Carlo per il tuo esempio di Amore grande e generoso; assistici dal Cielo con la tua Benedizione!
Susanna Primavera