Il risveglio spirituale è la cosa più essenziale nella vita dell’uomo, è l’unico scopo dell’esistenza.

                                                                                                                                                                               Khalil Gibran

Federico Faggin ha studiato fisica, è inventore, imprenditore, genio creativo italiano nel campo dell’informatica. A lui dobbiamo il microprocessore e il touch screen, per i quali è stato premiato dal presidente Obama con la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l’innovazione. Nel 2019, il Presidente Sergio Mattarella lo ha nominato Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Vive, da quand’era giovane e brillante laureato, a Cupertino, in Califormia. In Italia, in Olivetti, aveva imparato il mestiere della progettazione informatica. Aveva inseguito il sogno di ogni giovane scientifico: fare ricerca senza se e senza ma, cosa difficile in Italia ma assolutamente possibile in l’America, dove la mentalità favorisce la creatività e le opportunità non mancano.

Nel tempo diventa ricco e famoso, e dopo aver raggiunto il successo e molte soddisfazioni personali e professionali, si rende conto che, nonostante abbia fatto tanto per diventare un “uomo di successo”, dentro di sé non è veramente felice, bensì inquieto e insoddisfatto.

Una notte del 1990, durante le vacanze invernali, succede l’imprevedibile, un’esperienza spirituale straordinaria che cambierà da un giorno all’altro la sua vita per sempre. Così la racconta nei suoi libri “Irriducibile” e “Oltre l’invisibile“: “c’è qualcosa di irriducibile nell’essere umano, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente.”

Nel mezzo del cammin di nostra vita… il risveglio della coscienza

Sentii improvvisamente un’energia fortissima emergere dal petto: era non solo un’esperienza mai provata prima, ma un fenomeno così straordinario che non avrei mai potuto immaginare.

Questa energia viva era amore, ma un amore così intenso e così incredibilmente appagante che superava ogni sentimento e nozione che avevo sulla natura dell’amore.

Ancora più incredibile era il fatto che la sorgente di quell’amore fossi io.

Si manifestava come un ampio fascio di luce bianca e scintillante, viva e beatifica, che sgorgava dal mio cuore con una forza incredibile.

Poi all’improvviso quella luce esplose. Riempì la stanza e si espanse fino ad abbracciare l’intero universo con lo stesso bianco splendore.

Ho capito allora, senza ombra di dubbio, che quella è la sostanza di cui è fatto tutto ciò che esiste. E’ ciò che ha creato l’universo partendo da se stesso. Poi, con immensa sorpresa, riconobbi che quella luce ero io!

L’intera esperienza durò forse un minuto, però mi cambiò irreversibilmente…

Quest’esperienza conteneva un senso della realtà senza precedenti, perché era vera a tutti i livelli del mio essere. Sul piano fisico, il mio corpo era vivo e vibrante come non l’avevo mai sentito prima. A livello emotivo mi percepivo come una potentissima sorgente d’amore, e a livello mentale sapevo con certezza che tutto è “fatto” d’amore.

Per la prima volta nella mia vita avevo sperimentato l’esistenza di un’altra dimensione della realtà, una dimensione che prima poteva essere conosciuta soltanto intellettualmente ma non vissuta: il livello spirituale, in cui una persona è tutt’uno con il mondo.”

Ma cos’è la coscienza?

La scienza non dice molto della coscienza, anzi ne parla pochissimo e la vede comunque come un problema: “Il problema difficile della coscienza” (David Chalmers, 1955). L’idea corrente è che la coscienza emerga dal cervello come sistema informatico classico; una coscienza considerata come un epifenomeno del cervello, qualcosa di secondario. Da ciò l’idea che se muore il cervello, muore anche la coscienza e nulla resta più di noi.

Ma, aggiunge Faggin: “nessuno scienziato sa spiegare come i segnali elettrici o biochimici del cervello producano… il sapore del vino, il profumo di una rosa e il colore arancione...”, cioè quelli che i filosofi chiamano qualia. Dopo anni di rigoroso studio scientifico, la sua conclusione è che, in verità, la scienza non sa ancora nulla della natura della coscienza.

Se pensiamo di essere soltanto il nostro corpo mortale, cioè una macchina biologica che vive in un mondo governato soltanto dalle leggi della fisica classica e della “sopravvivenza del più forte” (Darwin, Spencer), arriviamo alla conclusione che tutto ciò che esiste abbia avuto origine solo nel mondo fisico. Di conseguenza, non ci occupiamo di emozioni e sentimenti e men che meno del significato della nostra vita.

Secondo questa logica infatti, la nostra esperienza interiore fatta di sogni, emozioni, gioie e passioni per i valori, le persone, l’arte e la musica, sono solo illusioni.

Ma la materia inanimata non può spiegare tutta la realtà; è un assunto che contraddice la percezione della consapevolezza di essere noi stessi, unici nella nostra coscienza. La scienza scarta ciò che non capisce e che non sa spiegare mentre dovrebbe invece abbracciarlo e studiarlo. Se così fosse, legittimerebbe una spiritualità profonda.

Da quell’incontro di 34 anni fa con la propria natura spirituale, egli ha iniziato un cambiamento profondo di interessi ed ha orientato i suoi studi principalmente sulla natura della consapevolezza o più precisamente della “coscienza”, della propria personale coscienza, l’unica che si può veramente sperimentare e conoscere.

Molte altre esperienze straordinarie di coscienza, seguite alla prima, lo hanno portato alla conclusione che è più probabile che siamo esseri spirituali temporaneamente imprigionati in un corpo fisico simile ad una macchina.

Il significato dell’esistenza sta già dentro la materia

A partire dalla concezione corrente della fisica quantistica, elaborando tra l ‘altro i concetti di Campo e di Uno, egli elabora una nuova teoria in cui ogni essere umano è emanazione di Uno. Uno è il principio creativo, la totalità che vuole conoscere (cioè amare) se stessa e realizza pertanto la creazione (che è un concetto religioso). Ecco che la coscienza, il libero arbitrio e la vita svelano la propria natura e il proprio significato rappresentando le proprietà che Uno deve possedere per conoscere se stesso. Noi siamo dunque ad “immagine e somiglianza” di Uno. L’uomo è una delle innumerevoli prospettive coscienti tramite cui l’Uno si conosce e si realizza.

Come ogni cellula del corpo è una parte-intero dell’organismo corporeo, così noi siamo parti-intero di Uno perché Uno è dentro di noi e noi siamo dentro Uno.” Come fa Uno, il Tutto a essere dentro ogni sua parte? Questo è un enigma che si trova riflesso nella matematica dei frattali e nelle proprietà degli ologrammi, in cui ogni parte dell’ologramma contiene il tutto...”

In conclusione, Faggin critica il materialismo e ci dice che c’è un’altra realtà, oltre a quella esteriore misurabile con righelli e orologi; un’altra realtà che non ha nulla a che vedere con le interazioni di atomi e di molecole. Un’altra realtà che è tutta interiore e che si chiama coscienza; essa ci fa amare la vita e ci fa riconoscere che la vita è un dono; “L’incoscienza dei robot e le scoperte della fisica quantistica ci stanno dicendo che il materialismo e il riduzionismo sono solo approssimazioni di una realtà più profonda e misteriosa, che dobbiamo ancora riconoscere e comprendere.”

Susanna Primavera