Ringraziamo Suor Silvana Mascotto dell’Istituto Maria Ausiliatrice di Varese che ha accettato questa intervista volta alla diffusione e alla comprensione del messaggio augurale di inizio anno (“strenna”) del rettore maggiore dei Salesiani di Don Bosco Angel Fernandez Artime. Le sue parole racchiudono infatti un messaggio chiave per gli educatori ed in particolare per i giovani che, chiusi in casa per l’emergenza Coronavirus, potranno cogliere l’opportunità, oggi più che mai, per una riflessione sul significato della loro vita.

Suor Silvana, in cosa consiste la “strenna” dedicata al 2020?

E’ il messaggio augurale che il superiore generale dei Salesiani rivolge ogni anno, con tematiche diverse, alla Famiglia salesiana composta da Salesiani, Cooperatori, Figlie di Maria Ausiliatrice ed è rivolto anche ad ogni collaboratore, educatore e ai giovani. Per il 2020 il tema è:

“BUONI CRISTIANI ED ONESTI CITTADINI”

In questo binomio educativo-pastorale di don Bosco, ripetuto dal santo in varie circostanze, il rettor maggiore ha voluto esplicitare il messaggio che “l’azione educativa salesiana è Evangelizzatrice e Catechizzante”. Non possiamo essere ‘fornitori di servizi sociali’, dobbiamo essere apostoli di bambini, bambine, adolescenti e giovani.” Ovunque, anche in ambienti pluri-culturali e multi-religiosi dove attraverso il Sistema Preventivo che crea le relazioni, la fede viene trasmessa con la vita, per osmosi.

Educazione dei giovani e il bene della società, insieme a quello della salvezza eterna, può essere considerato una costante in don Bosco.

Il film di presentazione della strenna

Il video di presentazione è particolarmente suggestivo e si apre su una moderna città con i suoi palazzi e i quartieri deserti immersi nel silenzio della notte, rotto continuamente dalle sirene degli autosoccorsi o della polizia. Uno scenario così attuale da farci venire i brividi. C’è un giovane che gira per la città di notte e sullo sfondo non cessano di sfrecciare le automobili… Don Bosco, memore delle parole di Gesù nella parabola del Buon Pastore (Lc. 15, 4-7) sente di avere una missione da compiere e se ne va in giro per la città per incontrare i giovani. Ai suoi occhi lo spettacolo di… oggi come solitudine, disoccupazione, droga, prostituzione. Nulla è cambiato, la strage degli innocenti continua, una strage di anime che non hanno stelle nei loro cieli, ideali verso cui orientarsi e non hanno radici che dia loro forza per resistere…

La prima parola che egli rivolge ai giovani è “amicizia”; andare incontro a ogni persona per abbracciarla in una dimensione comunitaria perché insieme tutto è più facile. I giovani oggi gridano i loro desideri, i loro bisogni, le loro inquietudini: senso della vita, autenticità nei rapporti, felicità, opportunità di lavoro, formazione, umanità…

Don Bosco sapeva che c’era un solo modo per aiutare i giovani: fare formazione! L’educazione alla vita, ai rapporti interpersonali per diventare “buoni cristiani” e alla formazione professionale alfine di riuscire ad inserirsi nella società per diventare “onesti cittadini“. Ognuno è prezioso agli occhi di Dio e può fare tanto anche per la società; questa è la missione dei salesiani ridare voce ai giovani e formare leader credibili, nuovi profeti per un’umanità giusta e realizzata. Don Bosco vuole che anche oggi i giovani siano “felici“: “Svegliatevi tutti! Bisogna partire, il futuro è già qui e suona alle porte, le ombre moriranno!”

 

Educare significa dunque andare incontro ai giovani, andarli a cercare e ascoltarli?

Angel Fernandez Artime nella Strenna scrive : “Non c’è dono più grande che tu possa dare ad un’altra persona di una perfetta attenzione”. Ascolto di Dio, ABC di ogni vocazione e di ogni accompagnamento.

“Non diede passo e non pronunciò parola, non mise mano ad impresa che non avesse di mira la salvezza della gioventù…”  Così si testimonia di don Bosco. Egli non si è mai tirato indietro di fronte alle sfide più crude della povertà, dalle prigioni di Torino, alle strade della Torino di allora dove i ragazzi orfani e poveri si riversavano. Allo stesso tempo non ha mai rinunciato a proporre le mete più alte di crescita spirituale a tutti, tanto a M. Magone (monello di strada) a Domenico Savio, adattandosi al cammino di ciascuno.

Il pensiero educativo di Don Bosco è ancora attuale e sufficientemente moderno per essere capito e accolto dalla società?

Il Rettor Maggiore durante lo sviluppo della Strenna farà emergere indicazioni che rispondono alla domanda. Guardiamo al mondo giovanile nel suo insieme. Non è forse il mondo di chi è nato dopo l’anno 2000 una terra ancora da evangelizzare?  Le generazioni delle reti sociali sono in attesa di qualcuno che sia capace di portare loro per la prima volta la la luce e la forza del Vangelo, parlando la loro lingua e sintonizzandosi sulle loro frequenze. “Chi manderò? Chi andrà per noi? (Is. 6,8). Queste antiche parole di Isaia non potrebbero essere più moderne se le pensiamo sulle labbra dell’intera comunità ecclesiale che si rivolge a noi, Famiglia Salesiana, come a coloro che per carisma, per dono dello Spirito, sono nati per essere specialisti dell’incontro con i giovani! La missione è una caratteristica dei discepoli del Signore. Papa Francesco nell’Esortazione Evanagelii gaudium: “ La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, un’appendice… E’ qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi. Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo”.

Il Metodo Preventivo di Don Bosco punta sulla fede e sulla formazione di “onesti cittadini” nella società civile. L’educazione ha dunque un risvolto politico?

Si esige un lavoro educativo che risvegli e coltivi l’umanità di ogni uomo e donna, che lo faccia crescere nell’autocoscienza della sua vocazione, dignità e destino. In un presente fragile e frammentato dobbiamo educare i giovani all’impegno nel servizio di una ‘cittadinanza onesta’ in ambito sociale-politico. Educare i giovani ad una partecipazione politica orientata al bene comune, ragion d’essere della vita politica, implica che si educhi con convinzione a:

  • La dignità e i diritti degli uomini
  • La custodia e la tutela della dignità trascendentale della persona
  • La promozione di uno sviluppo integrale, sostenibile e solidale di tutto l’umano
  • La globalizzazione della carità e della solidarietà
  • La realizzazione della fraternità come principio regolatore dell’ordine economico
  • La destinazione comune dei beni della terra, come cultura dell’incontro e della condivisione
  • La cura della ‘casa comune’, con una ecologia naturale e umana di convivenza, armonia, pace e benessere

L’educazione ha una dimensione politica in se stessa : l’azione educativa è un modo di intervenire nel mondo. E’ una sfida! Non possiamo accontentarci di sfornare laureati ma cittadini impegnati nel cambiamento, critici di fronte alle diverse realtà.   Agenti di cambiamento e di miglioramento nel mondo dell’economia, della politica, dell’educazione, del lavoro, dell’impegno sociale, per un mondo nuovo.

Ai giovani, in questo momento di “sospensione”, di “clausura” dovuta al Coronavirus, quale messaggio si può dare?

Ai ragazzi che stanno vivendo una situazione sofferta di inattività e di chiusura, il messaggio è sicuramente quello dell’applauso per tutti coloro che sanno essere responsabili per sé e per gli altri in un momento in cui occorre proprio agire per il bene comune. E’ anche questa la cittadinanza attiva, è anche questo essere “onesti cittadini”: non furbetti, non egoisti ma capaci di guardare al bene di ciascuno anche se occorre rigore e sacrificio.

In conclusione: qual’è l’essenza di un percorso formativo per un giovane?

L’antropologia biblica presenta il credente come colui che è capace di dire “Eccomi”. Nella Scrittura vediamo che queste parole furono pronunciate in momenti significativi della vita da Abramo, Mosè, Samuele, Isaia, Maria di Nazareth. Lo stesso Gesù, secondo la Lettera agli Ebrei, entrando in questo mondo disse: “Eccomi, Signore, io vengo per fare la tua volontà”. (Eb10.7) Fare questo passo dall’ “io” all’ “eccomi” permette di aprirsi ad un mistero trascendente. La vita cristiana è così un cammino dall’ “io” all’ “eccomi”. E’ l’essenza di ogni vocazione, con sguardo di credente in Gesù Cristo. Se noi e i nostri giovani percorreremo questa strada, la vita di ciascuno sarà una storia d’amore.

Buoni cristiani e onesti cittadini: per la vita e la dignità di ogni uomo e perché “ogni uomo sia felice qui e nell’eternità” (don Bosco)

La Strenna del rettore maggiore dei Salesiani di Don Bosco Angel Fernandez Artime per il 2020:

STRENNA 2020
«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra» (Mt 6,10)
“BUONI CRISTIANI E ONESTI CITTADINI”
Nota: Mentre presentavo il commento alla Strenna 2019 a Torino Valdocco alla Famiglia Salesiana, alcuni già chiedevano la bozza della Strenna 2020, in modo da poterla avere per l’inizio dell’anno educativo pastorale in alcune parti del mondo.
Faccio questo con gioia ma insistendo che qui si delinea solamente uno schema, una bozza con i punti essenziali che svilupperò quando preparerò una riflessione ponderata, interiorizzata, tranquilla e, per quanto possibile, profonda e comprensibile allo stesso tempo.
Mi piacerebbe che la Strenna continuasse ad aiutarci ad avere un filo conduttore nella guida pastorale del nuovo anno in ogni parte del mondo. Vi benedico tutti.
Dopo l’incontro della Consulta mondiale della Famiglia Salesiana del mese di maggio a Torino, ho pensato di proporre per la Strenna del 2020 un tema che, sotto forma di un binomio, incarni l’essenza della nostra educazione salesiana. L’abbiamo ricevuto dallo stesso Don Bosco: aiutare i nostri ragazzi, ragazze e giovani a essere «buoni cristiani e onesti cittadini». Dobbiamo approfondire sempre più la nostra identità di evangelizzatori ed educatori della fede.
C’è una crescente fragilità, e talvolta incapacità, nell’essere apostoli e missionari dei giovani. E allo stesso tempo c’è il rischio di non educare i nostri giovani a un forte senso di cittadinanza, giustizia sociale e valori evangelici che portino a interiorizzare, come programma di vita, il servizio agli altri, l’impegno nella vita pubblica, l’onestà personale e l’“allergia” a tutti i tipi di corruzione, la sensibilità verso il mondo della migrazione, verso il creato e la “casa comune” che ci è stata donata, nell’impegno per la tutela degli indifesi, di quanti non hanno parola, e che vengono scartatati.
Mi domando: se non riusciamo a educare a questi valori, cosa stiamo ottenendo? E quale evangelizzazione nel nome di Gesù stiamo portando avanti?
Pertanto, questo impegno educativo è oggi espressione della parola di Gesù: «Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra». Questa è e continuerà ad essere la vera “politica del Padre nostro” di Don Bosco.
Cosa intendiamo con “politica del Padre nostro” in Don Bosco?
Essendo il riferimento a don Bosco così diretto e su un tema tra i più sensibili della sua storia “dentro” il contesto sociale – politico – ecclesiale in cui egli è vissuto, credo sia importante dare attenzione a quanto le nostre fonti han da dire su questo tema. Occorre farsi un’idea chiara di quello che è stato per don Bosco il coinvolgimento nella “polis” del suo tempo: i suoi grandi “sì” e i suoi fermissimi “no”, che non possono certamente essere trasportati di peso nel nostro contesto.
La Strenna di quest’anno ci permette di ricostruire ciò che Don Bosco pensava e quale era il suo modo di fare e di agire, tra i giovani, con l’intenzione di prepararli per la società in cui si trovavano, soggetta a cambiamenti vorticosi, nel pieno della rivoluzione industriale dove la povertà raggiunse per molti livelli estremi: immensa disparità sociale ed economica, la crescita del fenomeno dell’accattonaggio, l’abbandono di bambini “migranti”… Tutto ciò nell’Italia del XIX secolo.
a) A partire dalle Memorie Biografiche, è molto conosciuta l’espressione “politica del Pater noster” utilizzata da Don Bosco in occasione di un incontro tra lui e il papa Pio IX nel 1867:
1 Mt 6,10.
Appena Don Bosco fu alla presenza di Pio IX, questi gli disse sorridendo: «Con quale politica vi cavereste voi da tante difficoltà?».
«La mia politica – rispose Don Bosco – è quella di Vostra Santità. È la politica del Pater noster. Nel Pater noster noi supplichiamo ogni giorno che venga il regno del Padre Celeste sulla terra, che si estenda, cioè, sempre più, che si faccia sempre più sentito, sempre più vivo, sempre più potente e glorioso: Adveniat regnum tuum! ed è ciò che più importa”»2.
b) In ogni caso questa convinzione, che dobbiamo comprendere in profondità e in tutto il suo significato (come faremo nello sviluppo del testo di Strenna), è anche illuminata da altri pensieri di Don Bosco come questo:
«No davvero con l’opera nostra noi non facciamo della politica; noi rispettiamo le autorità costituite, osserviamo le leggi da osservarsi, paghiamo le imposte e tiriamo avanti, domandando solo che ci lascino fare del bene alla povera gioventù, e salvare delle anime. Se vuolsi, noi facciamo anche della politica, ma in modo affatto innocuo, anzi vantaggioso ad ogni governo. La politica si definisce la scienza e l’arte di ben governare lo Stato. Ora l’opera dell’Oratorio in Italia, in Francia, nella Spagna, nell’America, in tutti i paesi, dove già si è stabilita, esercitandosi specialmente a sollievo della gioventù più bisognosa, tende a diminuire i discoli e i vagabondi; tende a scemare il numero dei piccoli malfattori e dei ladroncelli; tende a vuotare le prigioni; tende in una parola a formare dei buoni cittadini, che lungi dal recare fastidi alle pubbliche autorità saranno loro di appoggio, per mantenere nella società l’ordine, la tranquillità e la pace. Questa è la politica nostra; di questa solo ci siamo occupati sinora, di questa ci occuperemo in avvenire. Ed è appunto questo metodo, che ha permesso a don Bosco di fare del bene da prima a voi, e in appresso a tanti altri giovani di ogni età e paese»3.
c) È questa stessa “politica” che ha spinto Don Bosco a dare risposte efficaci a nuove e persistenti emergenze per il bene dei suoi ragazzi.
1. Buoni cristiani
 Vivendo nella Fede del Signore e con la guida dello Spirito
C’è un brano della lettera agli Efesini che esprime la bellezza e la grandezza dell’amore a cui siamo chiamati; orizzonte che non deve mai venire meno qualunque sia il contesto in cui si è inviati. Nulla potrà togliere la dignità e la grandezza divina che sta dentro e davanti ad ogni vita umana come suo destino. Il fatto che sia Paolo a dirlo, che aveva dinanzi a sé un mondo ancora tutto pagano, rende queste parole ancora più incoraggianti:
Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati nell’uomo interiore mediante il suo Spirito. Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio4.
2 MB VIII, 594
3 G. BOSCO, Parlata agli ex allievi, in ISS, Fonti Salesiane. 1. Don Bosco e la sua opera. Raccolta antologica, LAS, Roma 2014, 106-107.
4 Ef 3,14-19.
 Vivendo nell’Ascolto di Dio che ci parla. Vivendo quello che si annuncia. Con il bisogno di evangelizzare e offrire il primo annuncio e la catechesi
«Questa società nel suo principio era un semplice catechismo»5. Questo ci riporta alle nostre origini e alle nostre radici. Da Don Bosco abbiamo imparato la passione evangelizzatrice per portare ogni ragazzo, ogni giovane all’incontro con Gesù. Ecco perché non possiamo mai smettere di essere evangelizzatori dei giovani, sapendo che «l’evangelizzazione cerca anche la crescita, il che implica prendere molto sul serio ogni persona e il progetto che il Signore ha su di essa»6.
Il nostro essere educatori ed evangelizzatori dei giovani richiede, da parte nostra, anzitutto per esperienza personale, che possiamo dire ai giovani con parole, gesti, azioni che Dio li ama, che «per Lui tu sei realmente prezioso, non sei insignificante, sei importante per Lui»7.
 Cristiani ed educatori veri oggi con la spiritualità salesiana
→ Sottolineando la spiritualità del Dio nel quotidiano
→ con un modo di vivere la spiritualità salesiana dove il clima di amicizia tra l’educatore e il giovane è di grande aiuto per la crescita personale. Con la tradizione di San Francesco di Sales crescere nella fede, anche avendo un guida, non sarà possibile se non c’è vera amicizia, ossia, comunicazione, influsso reciproco; una amicizia che arriva ad essere veramente spirituale.
→ «Il rapporto tra formatore salesiano e giovani deve essere improntato alla “più grande cordialità”, perché “la famigliarità porta amore”, e l’amore porta confidenza. Ciò è che apre i cuori e i giovani palesano tutto senza timore (…), perché sono certi di essere amati»8.
 Buoni cristiani nella sfida dei ambienti non cristiani
→ La testimonianza del nostro confratello P. Tom Uzhunnalil, prigioniero nello Yemen per 557 giorni, ci testimonia come la sua interiorità spirituale e la sua fede lo hanno mantenuto “sano nella mente e nello spirito” in una situazione umana estrema. Dove ha dato testimonianza, anche in silenzio, con la sua vita.
→ Essere in grado di un vivere un dialogo e una testimonianza che risultano profetici.
 Buoni cristiani nella sfida dei ambienti post-credenti o post-cristiani
→ Una sfida che è, anzi tutto, un dono prezioso che abbiamo da offrire alla Chiesa e che la Chiesa e il mondo ci chiedono. Forse nessuna famiglia carismatica nella Chiesa è più coinvolta con un numero così vasto di persone, di cui la maggioranza giovani, che non sono cristiani perché appartengono ad altre fedi o non lo sono più.
→ Questo ci pone in una strada di missione unica nel suo potenziale di testimonianza e evangelizzazione. La Chiesa chiede a noi non solo di muovere passi ma di essere apripista nella Chiesa su questo fronte, dove si gioca tutto il futuro dei giovani.
 Una fede vissuta insieme, e nella uscita da noi stessi
→ La dimensione spirituale di tutta l’azione pastorale salesiana deve essere vissuta e deve presentarsi adeguatamente e senza dicotomie. Ha molto di cui svuotarsi, per cui impegnarsi, in modo da vedere e vivere la nostra paternità nel mondo, con gli altri, come testimonianza di umana fraternità, che è la ragione evangelica per trattare gli altri (di ogni età, razza, cultura e religione) nella consapevolezza
5 MB IX, 61
6 EG 160
7 ChV 115
8 A. GIRAUDO 154, citando G. BOSCO, Due lettere da Roma, 10 maggio 1884, in P. BRAIDO (de), Don Bosco educatore, cit. 378-384.
di essere figli dello stesso Dio. Chiamare e trattare gli altri come fratelli è riconoscere Dio come Padre, e riconoscere Dio come Padre significa vedere gli altri come fratelli.
→ In questa sintesi individuiamo la base di tutta la spiritualità cristiana che si impegna a rendere il mondo luogo dell’incontro con Dio e fare dell’incontro con Lui l’occasione di costruire un mondo migliore.
→ Papa Francesco ci aiuta in questo quando afferma: «Quando un incontro con Dio si chiama “estasi”, è perché ci tira fuori da noi stessi e ci eleva, catturati dall’amore e dalla bellezza di Dio. Ma possiamo anche essere fatti uscire da noi stessi per riconoscere la bellezza nascosta in ogni essere umano, la sua dignità, la sua grandezza come immagine di Dio e figlio del Padre. Lo Spirito Santo vuole spingerci ad uscire da noi stessi, ad abbracciare gli altri con l’amore e cercare il loro bene. Per questo è sempre meglio vivere la fede insieme ed esprimere il nostro amore in una vita comunitaria, condividendo con altri giovani il nostro affetto, il nostro tempo, la nostra fede e le nostre inquietudini. La Chiesa offre molti e diversi spazi per vivere la fede in comunità, perché insieme tutto è più facile»9.
→ Questo è un vero invito a vivere con sempre maggiore intensità l’ecclesiologia di comunione, dove si scopre e si valorizza al massimo il DONO che ciascuno è e ha nel suo stato di vita e vocazione solo quando lo si ‘dona’ agli altri, lo si mette al servizio, in una ‘uscita’ che comincia a raggiungere anzitutto i più prossimi…
2. ONESTI CITTADINI
 I giovani ci aspettano nella “casa della Vita”.
→ Le attese dei giovani sono sempre più pressanti e drammatiche se si guarda a loro con uno sguardo ampio. Sicuramente si possa dire che la popolazione giovanile nel mondo non è mai stata così numerosa come è oggi e in proporzione non è mai stata così ‘povera e bisognosa’ come lo è oggi, per il numero e forse anche per le condizioni di vita.
→ Rimane non di meno «la porzione più delicata e preziosa» della società come la definiva don Bosco. Dunque un campo apertissimo per la Famiglia Salesiana, a cui però devi aiutarci a guardare.
→ Credo ci sia il rischio in diversi quartieri salesiani di rimanere facilmente “dentro le mura”, accontentandosi di quelli che entrano nei nostri portoni.
→ Per ciò un grande grido dei giovani è questo di andare incontro ai problemi ‘reali’ che hanno: senso della vita, mancanza di opportunità, formazione, inserzione al lavoro…
 Educarci ed educare i nostri giovani nella Cittadinanza e nell’impegno sociale.
→ Come emerge dai documenti del sinodo (tutti e tre) c’è una giustizia e una cittadinanza di cui i giovani stanno diventando profeti, che va oltre quella degli stati a cui appartengono. C’è una giustizia più grande di quella espressa dagli ordinamenti giuridici nazionali e dei nostri governi. C’è una cittadinanza del mondo casa comune e del futuro, che appartiene senza dubbio più alle nuove generazioni che alla nostra.
→ Dovremmo educarci al coraggio di questa visone esigente della giustizia (Laudato si’, Evangelii gaudium…) che punta allo sviluppo sostenibile (i sustainable development goals delle Nazioni Unite, i vari Global Compact, in particolare quello recente sulla migrazione che vergognosamente alcune nazioni non hanno firmato).
→ E anche farsi sentire contro visioni più miopi e centrate su interessi ristretti di categoria – vedi sensibilità ecologica dei più giovani e chiusura su questi temi di non pochi governi.
→ Oggi nel mondo mancano leaders credibili, e questo ci questiona anche sui nostri processi educativi.
9 ChV 164.
 Educarci ed educare i nostri giovani nell’impegno e nel servizio politico.
→ Qui credo ci sia tanto terreno da recuperare, come Chiesa, come Congregazione salesiana e come Famiglia Salesiana. Nonostante sia un appello che ritorna in forma più o meno forte in tutti i documenti (da sinodi a capitoli generali) di fatto la “dottrina sociale della Chiesa”, che è come la “magna charta” di questo impegno, è un poco la ‘cenerentola’ della azione educativo e pastorale.
→ Ci sono giovani delle nostre presenze e anche giovani religiosi e religiose della nostra Famiglia Salesiana che si chiedono se davvero il fine ultimo delle nostre opere deve essere la “produzione” di laureati con i titoli di studio migliori per una società molto competitiva, senza mettere mai in questione il modello socio-economico che sta dietro a tutto ciò…
→ È anche il punto in cui la diversità dall’approccio di don Bosco si farà sentire di più: proprio per esser fedeli al suo spirito oggi dobbiamo usare espressioni quasi opposte alla sua. Il Padre nostro ci chiede di insegnare ai giovani, non solo come singoli, ma come gruppo, a diventare più protagonisti del bene comune, anche sul campo esplicitamente amministrativo e politico.
→ Si deve capire bene cosa intendiamo per servizio politico e come un cristiano non possa tirarsi indietro.
→ Sarà una “battaglia lunga”, soprattutto con noi, consacrati e consacrate, che non siamo cresciuti con questa mentalità, ma è un grido del mondo e dei giovani d’oggi.
→ Una luce è la realtà del volontariato, come un cammino graduale e pedagogico per un maggiore impegno nella trasformazione della società.
 Educarci ed educare i nostri giovani nella onestà e il tenersi liberi dalla corruzione.
→ È veramente enorme la potenzialità della Famiglia Salesiana in questo campo e anche la realtà dei salesiani cooperatori ed exallievi nel “mondo”, la sua presenza nella politica e nei settori d’influenza.
→ È un richiamo forte alla nostra coerenza interna. Soprattutto nel rapporto con i laici.
→ Sarà anche un’opportunità per dare passi nel creare o fare più visibile una cultura della etica sociale.
 Sensibili e corresponsabili in un mondo in movimento e migrazione.
→ I giovani migranti furono i primi destinatari dell’Oratorio di Don Bosco.
→ La maggioranza di questa migrazione di popoli mai così grande prima nella storia è fatta di giovani. Non è un appello diretto alla Famiglia Salesiana che è la più capillarmente presente in tutti i continenti? Non dovremmo noi diventare SPECIALISTI su questo campo (investendo ance in “alta formazione”, come lo si fa per la tecnologia o la filosofia…)?
→ Se non siamo noi a ‘far cultura’ su questo fronte aperto della vita umana che si allargherà sempre più nel futuro, chi altro? Chi nella Chiesa deve essere più profetico su questo fronte? Forse i certosini?
→ Mi sembra che non sia una pazzia pensare nel nostro Movimento Giovanile Salesiano come un movimento per i giovani in movimento.
 Curando la casa comune come ci chiedono i giovani (Laudato si’,13)
→ L’impegno per la casa comune (visone dell’ecologia proposta dalla Laudato si’) non è un impegno in più: è un orizzonte che interpella il tutto della nostra cultura, fede, stile di vita, missione… educazione e evangelizzazione. Non c’è molto da inventare perché in questo (sia versante ecologia che versante dei diritti dei minorenni) la direzione da percorrere è già chiaramente tracciata dal magistero della Chiesa da tempo e fortemente adesso con papa Francesco. Come lasciarci convertire…?
→ L’ecologia integrale ci parla anche di una proposta educativa integrale (nei suoi valori umani e spirituali).
 Nella difesa dei diritti umani e specialmente nei diritti dei minori.
→ Lo scopo per il quale siamo stati suscitati dallo Spirito Santo in Don Bosco come Famiglia Salesiana è quello di donare tutta la nostra vita ai minori, ai giovani, ai ragazzi e alle ragazze del mondo, dando priorità soprattutto ai più indifesi, ai più bisognosi, ai più fragili, ai più poveri.
→ Per questo dobbiamo essere esperti nella difesa di tutti i diritti umani, specialmente dei diritti dei minori, e domandare perdono fino alle lacrime quando non abbiamo agito così. Non possiamo essere complici di alcun abuso, intendendo con questo l’abuso di «potere, economico, di coscienza, sessuale» – come è stato definito in occasione del Sinodo su I giovani, la fede e il discernimento vocazionale10.
3. CON L’AIUTO DI MARIA NOSTRA MADRE
La presenza di Maria nel sistema educativo di Don Bosco ha un’importanza fondamentale che non possiamo trascurare o tralasciare.
Don Bosco La presentò ai suoi ragazzi come Immacolata, come la donna semplice e piena dolcezza, che vive con gioia il progetto che Dio ha su di Lei. La presentò anche come Ausiliatrice, come Madre amorosa, preoccupata che tutti i suoi figli e le sue figlie possano vivere pienamente il sogno che Dio ha su ciascuno di loro.
Nella prospettiva di un’educazione che aiuti ragazzi, ragazze e giovani, e tutti noi come educatori ed evangelizzatori della Famiglia Salesiana, la presenza di Maria ha una dimensione non solo devozionale, ma anche “politica”: è la Madre che aiuta i suoi figli e le sue figlie a vivere pienamente il loro impegno per Dio e il mondo creato. È la “politica del Padre nostro”.
Che la nostra Madre Ausiliatrice interceda per tutti noi.

Roma, 24 luglio 2019
Don Ángel Fernández Artime, S.D.B.
Rettor Maggiore
10 DF 30.

Susanna Primavera