Come capire le difficoltà educative che, al giorno d’oggi, si trovano ad affrontare i genitori?
Ne tratta un manuale di recente pubblicazione, una sorta di saggio unico nel suo genere, che ci permette di andare in profondità per riflettere e scoprire che la famiglia, oggi lasciata sola, non ha più le agenzie di riferimento ad affiancarla nei suoi compiti primari.
Ma quali sono le agenzie di riferimento, o meglio quali erano? La scuola e la chiesa, un tempo baluardo la prima della cultura, della formazione, l’altra della crescita spirituale e personale, si trovano a essere un po’ in affanno, anche se per motivi totalmente diversi. Mentre l’istituzione scolastica nel corso degli anni ha conosciuto una progressiva decadenza soprattutto in termini culturali ma, di conseguenza, anche in termini educativi, la chiesa, rimasta salda a se stessa, non è più considerata punto di riferimento dalla famiglia e sostegno per la crescita dei ragazzi.
Di questi temi e di molti altri ancora si occupa il saggio della professoressa
L’intervista di oggi è proprio all’autrice di questo saggio, la professoressa Francesca Romana Poleggi.
1) Come nasce l’idea di un saggio dedicato ai figli?
Sono mamma e nonna, e insegnante nelle superiori da quasi 40 anni, quindi credo di avere un osservatorio privilegiato per constatare come stanno cambiando i ragazzi.
Sono sempre più fragili, gravemente in crisi. Quando le istituzioni (o la scuola) intervengono mi sembra che vanno a curare il male solo molto superficialmente: il ragazzo è bullo, bullizzato, anoressico: per ogni problema si chiama lo psicologo e si fa un “corso” – tenuto poi da chi? Dall’Arcigay? – e si raccomanda l’“educazione” sessuale o all’affettività. (State in guardia, genitori, se sentite di corsi di educazione all’affettività sponsorizzati dall’Onu, Oms, Unesco, o se sentite di “Educazione sessuale globale…”).
Beh: tutto questo serve davvero a poco se non andiamo a capire quali sono le cause profonde di questo malessere giovanile.
E, dopo dodici anni di studi in bioetica, da quando ho contribuito a fondare ProVita, mi sono convinta che il problema di fondo sta negli abusi che subiscono i nostri figli, anche per colpa nostra, perché non ce ne rendiamo conto: viviamo in una cultura edonista in cui il mio piacere è lo scopo della vita, anche a discapito dei piccoli e dei fragili: aborto, fecondazione artificiale ( e utero in affitto) e poi abusi nella sfera sessuale (la lobby pedofila è potente ed insidiosa)… la leggenda della droga “leggera” a cui molti credono, per un ragazzino diviene una forma di abuso. Raccontiamo loro un sacco di balle, soprattutto grazie ai telefonini e ai social. Dobbiamo prenderne coscienza.
Così, aiutata dai miei colleghi ho raccolto molti dati. Le fonti sono riportate nelle corpose note a piè di pagina. È triste concludere che siamo due, se non tre generazioni di adulti che abusano o consentono gli abusi sui bambini e gli adolescenti. Rendermene conto è stato doloroso anche per me: mi ha messo in crisi, mi ha fatto riflettere su tanti errori fatti. Ma se non acquistiamo consapevolezza come possiamo venirne fuori?
È necessario quindi capire le difficoltà educative che, al giorno d’oggi, si trovano ad affrontare i genitori.
Bisogna prendere coscienza – a costo di andare in crisi- rendendoci conto di questi errori che tutti facciamo. Errori in buona parte indotti dalla propaganda martellante e spesso subdola che subiamo da mezzo secolo che va di pari passo con la secolarizzazione e la scristianizzazione della società. GPII la chiamava “cultura della morte”, BXVI denunciava il pericolo del relativismo, qualche filosofo parla di nichilismo: è sempre la stessa cosa, in fondo. E ci ha fatto il lavaggio del cervello. Basta ricordare che la contraccezione, il divorzio e l’aborto sono sempre stati sostenuti – e continuano ad esserlo – anche da molti sedicenti cattolici. Perfino tra gli uomini di chiesa, preti e vescovi. È ovvio quindi che tra le pecore ci sia tanta confusione, se sono confusi anche i pastori…
2) Genitori Peter Pan
Vorrei soffermarmi su questo tema, sulle tue parole, quando scrivi :”(…) la generazione post-sessantottina, giovane negli anni Settanta, è cresciuta in buona parte col mito del “vietato vietare” e i loro figli oggi sono perfetti adulti con la sindrome di Peter Pan. Ti riferisci a questo?
Certo. Dobbiamo fare tutti i conti con l’inettitudine che è in ciascuno di noi: siamo tutti un po’ Zeno Cosini. ( Il protagonista de “ La coscienza di Zeno” del nostro grande autore Italo Svevo) .Però, la propaganda a cui accennavo prima, antiumana , martellante, spesso subdola o subliminale, da un lato ha distrutto i valori come la famiglia, la tradizione, la buona educazione, la castità, il pudore, la modestia, il “prima il dovere e poi il piacere”, lo spirito di sacrificio, il rispetto per i più anziani e per chi – buono o cattivo – riveste un ruolo autorevole. Di contro ci ha “diseducato all’edonismo: scopo della vita è il piacere, qui e subito, possibilmente gratis. Sesso e soldi prima di tutto. Libertà intesa come “faccio quello che mi pare”, quindi senza responsabilità (poi, caso mai, la colpa è della società). Abbiamo creduto, così, che è vietato vietare. I figli devono fare quello che vogliono (così non scocciano) e magari devono anche primeggiare, negli sport, nella scuola o altro, se no li facciamo sentire delle nullità. Oppure li teniamo sotto una campana di vetro asfissiante, diamo loro tutto, subito e gratis sperando di risparmiare loro ogni sofferenza….Così li roviniamo, i ragazzini.
Ma alla fine del libro spero di aver spiegato chiaramente che ciascuno di noi può essere protagonista del cambiamento, dell’inversione di tendenza: basta un sassolino minuscolo ad inceppare grandi meccanismi. Dobbiamo solo prendere un po’ di coraggio (e magari qualche pomodoro in faccia): nessuno parla più di virtù e vizi? Nessuno dice più che fare il male fa male? Diciamolo noi. Lo dico io, lo dici tu, lo dice ciascuno dei nostri ascoltatori: così cambiamo il mondo (per amore dei nostri figli)
3) Quindi è responsabile la famiglia del malessere dei giovani?
Di fronte ai “problemi dei giovani d’oggi” mi pare che si dia immediatamente la colpa alla famiglia, come se fosse un luogo di tortura dove avvengono le violenze peggiori, dove si reprime la libertà dei ragazzini: questo diciamo subito che non è vero, smontiamo la propaganda che ci ha fatto il lavaggio del cervello.
Da un altro canto è oggettivamente inesorabile l’opera di distruzione da parte della cultura della morte che ha colpito innanzi tutto la famiglia (per distruggere la persona bisogna distruggere i corpi intermedi, primo fra tutti la famiglia). Quindi è anche vero che la colpa di tanto malessere è della famiglia, ma perché non esiste quasi più la famiglia come Dio comanda, come la legge naturale scritta nel cuore di ciascuno ci insegna: padre madre aperti nell’amore alla generazione. Alla procreazione. È continua, inesorabile l’opera di distruzione della famiglia cui assistiamo.
I danni derivati dal divorzio
E certamente uno dei principali motivi di malessere dei giovani è costituito da separazioni, divorzi, famiglie sfasciate e ricostituite. (E il divorzio ce lo siamo bevuto come una conquista di civiltà). Oggi poi, nel trionfo del relativismo etico, tutto è “famiglia” anche le cd. famiglie “monogenitoriali” o peggio “omogenitoriali”, o peggio ancora padri che si percepiscono madri e madri che si percepiscono padri: il fenomeno dei genitori trans è più diffuso all’estero, ma anche qui da noi abbiamo avuto recentemente il caso, a Firenze, di una giovane donna che aveva fatto la transizione, e che con sembianze mascoline ha partorito.
Invece, una delle cose più importanti che è scritta nel libro è che si può dimostrare l’ovvio: la famiglia naturale in qualsiasi condizione, a qualsiasi latitudine, sotto qualsiasi punto di vista (istruzione, benessere economico, salute, lavoro…) è il luogo dove si riscontra il maggior benessere dei ragazzi. Ovvio che la famiglia del “mulino bianco” non esista, ovvio che i genitori sbaglino, ovvio che esistono casi estremi di violenza anche in famiglia. Ma se andiamo a guardare i dati reali, dove ci sono genitori uniti in matrimonio c’è meno violenza e più benessere per tutti.
Per questo la famiglia naturale non solo va tutelata ma andrebbe privilegiata dalle istituzioni.
4) Dove è finita la scuola?
Siamo entrambe due professoresse di scuola superiore, per decenni abbiamo avuto il privilegio di incontrare dei giovani e di conoscere i loro genitori e le loro famiglie, in un ambiente professionalmente importante qual è la scuola. Per quanto mi riguarda io posso testimoniare la metamorfosi discendente alla quale ho assistito nell’arco di trent’anni: ragazzi impegnati giorno e notte, ricchi di amor proprio, sostenuti dai genitori nella loro aspirazione di apprendere e crescere, progressivamente divenuti giovani svogliati, disinteressati al sapere, iperprotetti e sempre giustificati nelle loro mancanze.
Come docente poi ho assistito a un crollo pressoché totale delle conoscenze e delle competenze. Io mi sono data una spiegazione che mi sembra di ritrovare nel capitolo del tuo saggio, ricordo il titolo “Per amore dei nostri figli”, in un passaggio che riporto qui:
(…) Nella Prefazione a questo libro Roberto Marchesini spiega che il ruolo della scuola statale pubblica e obbligatoria, dal XVIII secolo, è quello di indottrinare le nuove generazioni secondo l’ideologia del momento (prima massonica, poi fascista, poi “antifascista”, poi gender). E le parole che lui cita di Jacques Ellul sono molto eloquenti.
La scuola è una potente arma di indottrinamento. Per questo in tutti gli stati totalitari la scuola statale è obbligatoria e le scuole “private” (ma che in realtà sono pubbliche anch’esse, in quanto aperte a tutti) sono ostacolate in ogni modo, come è avversata l’educazione parentale.
Qui in Italia, la propaganda martellante, anti ecclesiale, anticristiana, antireligiosa è passata soprattutto attraverso i libri di scuola: ideologici fino al falso storico (basta pensare al diverso trattamento che hanno i lager, i gulag e i laogai; all’uomo deriva dalla scimmia, all’uomo visto come cancro del pianeta…). E sappiamo bene quanti corsi e progetti improntati alla diseducazione sessuale e alla ideologia gender passano ogni anno sui banchi di scuola.
“I genitori dovrebbero ringraziare i docenti per i voti negativi che i figli prendono”
Ma la cosa più grave e più subdola è il progressivo svuotamento di contenuti cui accennavi tu.
I genitori dovrebbero ringraziare i professori quando il figlio si prende un “4”. Le difficoltà scolastiche, sono palestra per la vita. Ma soprattutto le conoscenze di base servono ad allenare il cervello e a dotare il giovane di capacità critiche. Perché la guerra sferrata ormai da decenni al Latino, al Greco e alle materie umanistiche a favore delle materie tecniche e della “conoscenza”laboratoriale?
Nel libro cito Agnes Heller: «Se qualcuno dovesse chiedere a me, come filosofa, che cosa si dovrebbe imparare al liceo, risponderei:“Prima di tutto, solo cose inutili, greco antico, latino, matematica pura e filosofia. Tutto quello che è inutile nella vita”. Il bello è che così, all’età di 18 anni, si ha un bagaglio di sapere inutile con cui si può fare tutto. Mentre col sapere utile si possono fare solo piccole cose ». Oltre alla ginnastica mentale, poi, gli studi umanistici servono ad appropriarsi delle parole e del loro significato: le parole corrispondono alle idee. Senza parole, non ci sono pensieri. E si subisce il lavaggio del cervello della neolingua… Fammi lanciare una provocazione: vogliamo educare all’affettività, al rispetto della dignità delle donne? Studiamo Dante e Manzoni!
Ho la terribile sensazione che oggi la scuola abbia il compito di sfornare diplomati sempre più ignoranti, incapaci di ragionare con la loro testa e quindi masse di individui – pecore facilmente governabili
5) Cosa possiamo fare?
Come dicevo, abbiamo il potere/dovere di prendere coscienza, scuoterci di dosso quei frutti dell’ideologia che hanno attecchito su ciascuno di noi: dobbiamo metterci in continua ricerca della verità come cristiani ( e sappiamo dove cercare…), ma anche laicamente, umanamente, dobbiamo riprendere contatto con la realtà oggettiva che viene spudoratamente negata (basti pensare a cosa c’è nella pancia della mamma o a cosa è maschio e femmina). Poi dobbiamo agire: in casa, sul lavoro, tra gli amici;con amore, pazienza,testimoniare la Verità. C’è una base di dialogo anche con i non credenti e gli anticlericali: la legge naturale che è scritta nel cuore di ciascuno. Andiamo a far leva su quella, sul senso di bene e male, di giusto, ingiusto, di vero e falso, di bello e brutto, di buono e cattivo: ciascuno lo sa nel profondo. Aiutiamo il prossimo a tirarlo fuori. Per amore dei nostri figli.
Vittoria Criscuolo
Per ascoltare l’intervista a Radio Maria questo è il link.
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