Si parla a più riprese dell’introduzione dell’educazione sessuale a scuola, sia intesa come insegnamento curricolare sia come approfondimento pomeridiano, o come tema delle assemblee di Istituto. Ha un senso oggi aggiungere questa materia, all’interno di un curriculum già ipertrofico, scaricando sull’istituzione scuola un impegno che forse non dovrebbe competerle? Qual è veramente il compito della scuola: insegnare, assistere, informare o educare?
Interessante la lettura di questo articolo che riporta dati desunti dall’Invalsi:
I compiti della scuola consisterebbero non solo nella formazione culturale e cognitiva degli studenti, ma anche di quegli “aspetti del carattere e dimensioni socio-emozionali recentemente classificate secondo [la tassonomia] delle “cinque grandi dimensioni” [3]: le Big Five.
Con una terminologia desunta dalla scuola anglosassone si punta l’attenzione, anche nel nostro Paese, sia sulle “hard skills”, sia sulle cosiddette “soft skills”, cioè “dimensioni umane molto difficili da misurare”, ma che tuttavia “vale sicuramente la pena considerare”. Pensare quindi che la scuola possa entrare ad occuparsi della sfera emozionale può prefigurare l’eventualità, anche attraverso questionari oltre che insegnamenti, di un controllo degli studenti? Se questo fosse l’obiettivo, quale disciplina risulterebbe più idonea, dell’educazione sessuale?
Definizione di sessualità
In realtà il docente ha uno smisurato campo d’azione, potrebbe infatti aiutare i ragazzi in un percorso di crescita e di riconoscimento della propria preziosità. Purtroppo non sempre i genitori sono consapevoli dell’importanza della scuola nel processo di affermazione del valore di sé e dell’altro, elementi base per una corretta educazione alla vita e, di conseguenza, un’educazione sessuale. I genitori talvolta credono che “fare educazione sessuale” non abbia a che fare con “educare al valore della propria preziosità”.
Cosa si intende per “sessualità“? Proponiamo una visione ampia dell’educare alla sessualità, intendendo per sessualità quella dimensione che contraddistingue tutta la persona umana, dal punto di vista fisico, psichico e spirituale. Un’opera educativa, quindi, molto complessa e non riducibile alla mera informazione contraccettiva: questa è la posizione di due docenti esperti nel campo dell’educazione al valore della persona.
Il docente accogliente, ma giusto, è un grande educatore
Se il Professore riconosce di avere davanti a sé uno studente che è una persona preziosa, unica ed irripetibile, lo tratterà con il rispetto che merita, ma non con pietismo e con falsa commiserazione: “poverino, non riesce…”. E’ invece prioritario “educare al senso di giustizia“. Il docente che non distingue tra gli studenti, che non “dà a ciascuno il suo”, non ama veramente la persona che ha di fronte e crea un clima di ingiustizia che i ragazzi, assai sensibili alle disuguaglianze, si porteranno dentro per sempre. Il docente così non educa al valore di sè e dell’altro, anzi, si può ritenere un diseducatore.
Gli strumenti del docente per educare al rispetto della persona
Se l’obiettivo è educare al rispetto della persona, e quindi della vita ci sono discipline senz’altro privilegiate, come le scienze, la filosofia, la storia, la letteratura di tutti i popoli e di tutti i tempi. Soprattutto le materie umanistiche, trattando appunto dell’uomo, si prestano in modo particolare ad insegnare il rispetto della vita in tutti i momenti del suo esistere. Certamente, però, la differenza si vede nel docente: chi guarda al ragazzo come a un’occasione per dare il meglio di se stesso, offrirà sempre esempi positivi per non turbare le giovani menti e, anzi, per illuminarle.
Autori che possono educare al rispetto del valore della persona
In letteratura ci sono autori formidabili esempio di rispetto della persona e, quindi, della vita: Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, innanzi a tutti, con i loro capolavori, “Divina Commedia” e “Promessi Sposi”, esempi indelebili del valore della vita sempre. Tanto per citare solo qualche passaggio che risulta chiaramente valoriale, in Dante l’ episodio di Paolo e Francesca (se ben spiegato), il maestro Brunetto Latini, la figura stessa di Beatrice, tutta la Cantica del Paradiso, che è un inno alla vita dell’essere umano. In Manzoni i personaggi di Lucia, Fra’ Cristoforo, il Cardinale Federigo Borromeo, si prestano a rappresentare il senso dell’accoglienza dell’altro, del rispetto della vita e del valore della persona umana in qualunque circostanza essa versi: il tema del “perdono”, della conversione, dell’attesa, del pudore…una miniera infinita!
Tra i contemporanei un posto di spicco spetta alla scrittrice Susanna Tamaro, che nei suoi romanzi riesce a trattare argomenti legati alla sessualità e alla famiglia, con sensibilità e uno sguardo contemplativo nei confronti della vita. Numerosi i suoi scritti, tutti splendidi riconoscimenti al valore della persona, ma soprattutto ricordiamo Anima mundi, Rispondimi, Più fuoco più vento e, soprattutto, Ascolta la mia voce, con esplicite posizioni contro l’aborto, l’eutanasia e l’ingegneria genetica.Anche l’ultima opera della scrittrice triestina, “Il tuo sguardo illumina il mondo“, offre sempre uno sguardo contemplativo sulla persona umana.
Autori che non educano al valore della persona
Ci sono d’altro canto autori che, pur essendo grandissime personalità del panorama letterario, non si possono ritenere esempi positivi se si parla di “educazione al rispetto della persona e della vita”: scrittori che propongono la figura del suicida come modello, scrittori che insistono su tematiche ambigue, con sessualità spinta o con posizioni fortemente impregnate di ideologia, forse, andrebbero soltanto proposti per correttezza e adesione ai programmi ministeriali, ma non certo valorizzati in un’ottica di educazione alla vita.
Tematiche che possono educare al valore della vita
Le tematiche da privilegiare, tenendo conto del pluralismo che caratterizza la scuola pubblica e dell’utenza diversificata, sono legate ad esempi luminosi del passato e del mondo contemporaneo, come il tema della pace, dell’accoglienza del diverso, del rispetto delle leggi e di tutte le confessioni religiose, dei rappresentanti delle istituzioni e di chi fa il proprio dovere (come, appunto, i docenti, spesso invece offesi e trattati in modo anche violento). Nelle discipline scientifiche la descrizione del corpo umano si presta ad essere un messaggio educativo formidabile, ben più valido di una mera informazione/educazione sessuale: elencare le parti che compongono l’essere umano ed utilizzare un linguaggio scientifico, sì, ma non asettico, significa cogliere l’occasione per mandare un segnale, anche di differenziazione rispetto agli esseri viventi del regno animale e del regno vegetale. Parlare della potenziale fertilità insita nell’uomo e nella donna, invece di limitarsi ad indicarne le caratteristiche biologiche, può fare la differenza nell’educazione alla vita.
La scuola educa alla solidarietà e al valore della persona dell’altro
- E’ di venerdì 22 febbraio uno splendido esempio di educazione alla vita e alla solidarietà, operato da insegnanti illuminate, come la Presidente del “Cantiere della solidarietà”, Lella Iannaccone, che ha potuto contare sull’aiuto di altre docenti disposte ad accompagnare i loro studenti nel cammino verso l’accoglienza dell’altro. Nell’ambito del “Mese per la Vita, Febbraio 2019“, organizzato dal Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese, dal Rinnovamento nello Spirito Santo insieme a tante altre associazioni, centinaia di studenti coinvolti in lavori di riflessione e di azione hanno presentato se stessi , al Salone Estense, alla presenza tra l’altro del rappresentante speciale della Presidenza italiana in esercizio 2018OSCE per la lotta al razzismo, xenofobia e discriminazione: Salvatore Martinez.(vedi qui il servizio di Rete 55 in merito). Risuta pertanto chiaro che, per educare alla vita, bisogna educare al valore della persona,sempre. Così si può fare educazione alla sessualità e all’affettività.
L’educazione sessuale non si fa a scuola!
In che cosa consisterebbe poi l’educazione sessuale? In una informazione sulla contraccezione e sull’uso del preservativo, per evitare malattie sessualmente trasmissibili? L’educazione, tout court, non è mai un fatto neutrale: consiste nel “tirar fuori” il meglio dell’educando per “innalzarlo” verso sfere superiori e presuppone un emittente, l’educatore, che ha una propria personalità, è portatore del proprio vissuto e delle proprie opinioni, che potrebbero essere del tutto contrastanti con quelle della famiglia. L’educazione sessuale, quindi, a maggior ragione, dovrebbe essere prerogativa dell’ambiente familiare: spetta ai genitori dare un indirizzo valoriale secondo il loro insindacabile punto di vista. Affidare, delegare ai docenti o a esperti esterni una materia così delicata sembra piuttosto uno scarico di responsabilità, una sorta di “abdicazione” al ruolo fondamentale di padre e madre. Potrebbe inoltre essere denso di rischi diseducativi qualora gli esperti invitati dalla scuola mandassero messaggi confusi, ideologizzati, informativi piuttosto che formativi.
Il ruolo del genitore di fronte all’istituzione scolastica che propone corsi di educazione sessuale
Il genitore ha il diritto di essere preventivamente informato sulla proposta della scuola in merito ai corsi di educazione sessuale e, qualora la ritenga in contrasto con i principi della famiglia, di escludere il proprio figlio dalle lezioni, se queste avvengono al di fuori dell’orario scolastico. Si suggerisce sempre di farsi consegnare dal Dirigente scolastico il progetto presentato dall’agenzia educativa esterna alla scuola, sia essa l’ASL del territorio o qualunque altra associazione impegnata e coinvolta nel progetto educativo. E’ possibile conoscere con precisione i diritti del genitore leggendo qui . In particolare è possibile difendere i figli, soprattutto i più piccoli, dalla diffusione dell’ideologia gender, leggendo qui.
In questa direzione si pone il libro di Elisabetta Frezza, “Malascuola” del quale riportiamo qui la presentazione.
Il titolo “Gender”, affettività, emozioni: il sistema “educativo” per abolire la ragione e manipolare i nostri figli esprime chiaramente la preoccupazione dell’autrice, madre di cinque figli ed esperta di materia giuridica.Alla ricerca di un senso
Le domande che sono nel cuore di tutti i giovani, magari inconsapevoli, spesso confuse sono “Ma io chi sono? Qual è il valore della mia persona, della mia vita? Che significa essere felice? Esiste la felicità?”
La questione decisiva è che gli studenti possano incontrare degli adulti, degli educatori che vivano in prima persona queste domande e abbiano qualcosa da dire, da proporre, su cui il giovane possa riflettere, confrontarsi, discutere. Da questo punto di vista l’insegnamento è una grande occasione e l’ esempio lampante può offrirlo Giacomo Leopardi. I grandi desideri e le grandi domande contenuti nelle sue poesie, nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” o ne “L’Infinito”, portano il giovane a riflettere e a pensare, ma solo se il docente si pone in prima persona e dice: “Queste sono anche le mie domande, sono anche le vostre? Non pensate che questi desideri e domande costituiscano la questione seria, decisiva della vita, per cui occorre essere attenti, fedeli a questi desideri e cercare una risposta, interrogando uomini del passato e del presente che hanno qualcosa da dire in merito? ”
In questo modo la scuola può diventare l’avventura della scoperta di chi sono e ogni giorno in classe, vissuto insieme così, può aggiungere qualcosa di nuovo, di bello, di vero, di importante alla ricerca del significato della vita di ogni persona.I genitori : chi li aiuta?
- L’educazione sessuale compete alla famiglia, che però può essere sostenuta da associazioni e realtà educative: si può contattare il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese per un supporto nel campo dell’educazione sessuale.
- Gli autori dell’articolo sono:
Prof.Vittoria Criscuolo. Docente di Lettere
Prof. Franco Bruschi. Docente di Lettere