Un essere umano è un essere umano. Lo è sempre o non lo è mai. Lo è, quindi, quando mangia, beve e respira attraverso il cordone che lo lega alla sua mamma e quando è venuto alla luce. Un essere umano necessita di attenzioni, alimentazione, cure, soprattutto quando è più fragile e indifeso. Ognuno di noi ha iniziato il suo percorso all’interno di un’altra persona che da sempre amiamo chiamare mamma. Se questa donna il figlio lo ha voluto e desiderato, la sua nascita le porta gioia.
Il problema sorge quando questo figlio si presenta senza essere stato esplicitamente chiamato.
Che si fa? Il mondo si divide a riguardo. C’è chi mette la vita del nascituro al di sopra di ogni altro diritto e chiede che nasca, e, se non voluto, venga, magari, dato in adozione. Sarebbe una gran bella cosa, un atto di grande carità, un vero inno alla vita. Per mettere in pratica questa opzione, occorrerebbe, però, un po’ di coraggio e di altruismo in più. Altri, e lo sappiamo, optano per l’eliminazione del piccolo.
Abortire vuol dire semplicemente questo: eliminare il piccolo “intruso”.
Ma, in questo modo, abbiamo davvero risolto il problema? Al di là delle proprie convinzioni religiose, etiche, politiche, la scienza e l’evidenza ci impongono di essere onesti e sinceri fino a farci male e dire che no, il problema non è assolutamente risolto. Intanto perché una vita umana è stata sacrificata, e non è certamente poco. Ma anche perché chi all’aborto ha fatto ricorso è rimasta fortemente provata. L’aborto non è una passeggiata, è stato detto e ripetuto, ed è vero. Ma, allora, se non è una passeggiata, è un dramma. Vale, quindi, la pena fermarci ancora e riflettere a riguardo. Senza paure, senza interessi di parte, senza nasconderci dietro i paraventi di ideologie pro e contro.
La laicità dello Stato.
In una recente intervista alla Stampa, Enrico Letta, ha dichiarato: « Lo dico da cattolico: se tu non vuoi divorziare, non divorzi, se sei contro l’aborto non lo pratichi, se sei contro le relazioni omosessuali sei libero di non averne. Ma non puoi impedire ai tuoi concittadini di fare quello che tu non sceglieresti per te. Questa è la laicità dello Stato, una delle grandi conquiste del mondo ora in pericolo». È proprio così? Il discorso, a prima vista, sembra avere una sua logica, ognuno è libero di fare quello che vuole, nello Stato laico c’è spazio per tutti. Eppure, a ben guardare, le cose non stanno così. Intanto sul concetto di laicità, ci sarebbe da riflettere di più e meglio. Ma restando agli esempi che Letta riporta, un passaggio in particolare pare non essere del tutto consequenziale. Se, infatti, nel caso del divorzio e delle relazioni omosessuali gli attori in gioco sono due persone adulte che sanno – o dovrebbero sapere – quello che stanno facendo e liberamente scelgono la loro strada, non così nel caso dell’aborto. Il dramma – perché di vero e proprio dramma si tratta – è questo.
Chi sceglie di abortire sta decidendo della vita di un’altra persona che, piccino com’è, non può far valere i suoi diritti.
Occorre, allora, che altri si facciano avanti e lottino per lui, tentando in tutti i modi di risolvere
Non è un segreto per nessuno che l’industria degli aborti avanza a gonfie vele, col denaro pubblico.
Non, quindi, solo una decisione privata in uno Stato laico, ma denaro pubblico per sopprimere esseri umani, arricchendo chi dell’aborto ha fatto motivi di affari. Orripilante. ( leggi il nostro articolo:” Quanto costa a noi contribuenti l’aborto?”)
Da cattolico, felice di vivere in uno Stato laico, inorridisco.
E, in un disperato, e non sempre riuscito, tentativo, faccio di tutto per tentare di coniugare il diritto alla vita – visto la gioia che m’ invade al pensiero di avercela fatta a nascere – con il sacrosanto diritto della donna. Troppo difficile? Le cose si complicano? Il prezzo da pagare è alto? È vero. Ma avviene per tutte le cose preziose.
E che cosa c’è di più prezioso di un essere umano nei primi mesi della sua stupenda e irripetibile avventura della vita?
Ritorniamo a parlare di aborto, di diritto alla vita, di diritto delle donne. Ritorniamo a parlare delle culle desolatamente vuote, dell’inverno demografico, delle conseguenze che affliggono le donne dopo aver abortito. Mettiamoci in ascolto di quelle mamme, che decise ad abortire, si sono imbattute in un samaritano buono che le ha aiutate a riflettere e non lo hanno fatto. E oggi non smettono di ringraziare il cielo e coloro che incontrarono sul proprio cammino. Guai a noi, cittadini di uno Stato laico se dovessimo rassegnarci all’ idea che abortire sia una sorta di operazione di routine.
Guai a noi, soprattutto, se da cattolici, non crediamo in un Dio amante della vita
Maurizio Patriciello.
Grazie Padre Maurizio, per queste parole che spronano noi, volontari per la vita, a proseguire con maggiore entusiasmo e passione nella difesa del più piccolo tra i piccoli, il bambino non nato.
Se sei in difficoltà per la gravidanza, contatta il Movimento per la vita di Varese.
Non sei sola!