- Capitare a San Francisco in occasione del gay pride significa avere un’opportunità per pensare: perché questa manifestazione? Perché tutta la città, tutte le vetrine, portano i colori dell’arcobaleno, simbolo in California dei Gay?
Dalle 10.30 del mattino il centro dellacittà (video) più gay friendly del mondo è stato invaso da una folla immensa, radunatasi per celebrare l’uguaglianza, la bellezza dell’amore a prescindere, il diritto a esprimere liberamente tutto quello che si vuole.
Che bisogno c’è allora di andare in giro nudi, salendo sul bus di fronte ad anziani e bambini? Che bisogno c’è di girare in abbigliamento fetish con fruste e corsetti, mettendo in mostra tutto? Perché una richiesta forse legittima deve affermarsi in modo non culturale ma solo volgare?
Sembra accettabile, da un punto di vista legale, il riconoscimento di diritti civili legati al fisco e alla pensione: si può pensare, in effetti, alla necessità di assicurare un futuro a persone che si sono spese per una vita a fianco ad un altro uomo o donna, individuo dello stesso sesso. Questo è il “ sì” che si può pronunciare in merito a diritti.
Ma ci sono due “no”, assoluti.
Il Primo no è legato al concetto di normalizzazione: non si può normalizzare una situazione che rappresenta una minoranza di individui, facendola sembrare uguale a quella di chi, uomo e donna, si sposano e creano una famiglia. Il concetto di famiglia appartiene alla natura degli esseri umani, precede lo stato; da sempre la famiglia è stata costituita da due esseri di sesso diverso capaci di generare altri esseri umani.
Anche se si ritorna al tempo degli antichi Greci, in epoca in cui la relazione omosessuale era un fatto acclarato, questa non era mai stata affiancata al matrimonio tradizionale, ma sempre accettata come un fatto marginale, se non altro in termini numerici.
Il secondo “ no”, più imperioso ancora del primo, è legato alla possibilità di inserire dei bambini in un nucleo di due individui dello stesso sesso. No all’adozione e, soprattutto, no all’acquisto di bambini con la pratica dell’utero in affitto. No allo sfruttamento delle donne povere, costrette a diventare incubatrici per qualche migliaio di dollari, e a cedere il frutto del proprio seno a coppie di ricchi gay che possano soddisfare il loro bisogno di normalizzazione.
L’oscenità del gay pride di San Francisco è stata questa: la presenza di bimbi piccoli, convinti di partecipare ad una festa, ignari della “ violenza culturale” che stavano subendo.
Gay pride a San Francisco: un sì e due no ( video)
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