Bussa alla porta delicatamente; la intravedo mentre varca la soglia della stanza adibita a “Sportello in Ospedale”, così le sorrido e la invito ad accomodarsi. E’ molto giovane, magra, mi guarda solo un attimo e subito lo sguardo corre verso le pareti, forse alla ricerca di un appiglio. Colgo nella piega delle labbra un freno, il timore di parlare e nello sguardo un cruccio, come di un lamento soffocato.
Parla poco, ha uno slancio ma poi rallenta, si disperde, si frena. Ha 22 anni e già una storia complicata alle spalle, vive con la madre, il padre è mancato quando era piccola. Ha studiato poco, frequentato compagnie discutibili, trovato lavoro spesso nei bar ma poi lo ha perso sistematicamente perché non l’hanno mai messa in regola.
Poco tempo fa si è innamorata di un uomo molto più grande di lei, che conosceva appena ma che le piaceva molto e la trattava bene, le dava sicurezza. “Dopo tre mesi che ci eravamo messi insieme, è successo il disastro: nonostante prendessi la pillola, sono rimasta incinta! Lui è cambiato con me, del bambino non ne vuole sapere e mi ha detto che devo abortire. Mia madre lavora, non vuole occuparsi del bambino, non saprebbe come fare per andare avanti, anche lei mi ha detto di non fare la scema e di abortire; mi aiuti lei, ho paura, non sono sicura che abortire sia la cosa giusta ma mi sento spinta a farlo, è terribile, vorrei sparire!” E il suo pianto angosciato ha preso il posto delle parole “Non so più cosa fare.”
Mi chiedo: senza una vera famiglia a cui fare riferimento, senza un lavoro, senza un amore che ti protegga e ti incoraggi nei momenti più difficili, come si fa ad andare avanti, a superare le sfide che la vita ci presenta? Chi potrà sentire il bruciore della ferita indelebile nel cuore di questa giovane donna che si è aperta con l’incoscienza dell’età all’amore ed è stata tradita nelle sue speranze di felicità e di un futuro meno incerto? Forse il suo cucciolo d’uomo non ancora nato? Il frutto di un amore durato troppo poco, un frutto acerbo e scomodo che non ha ancora visto la luce ma che racchiude chissà quali potenzialità, capacità personali e compiti da realizzare?
Infine la rassicuro: la presa in carico ci sarà, gli aiuti economici e materiali arriveranno, come pure il sostegno psicologico e pedagogico. Il bambino potrà nascere e godere della sua giovane mamma che a sua volta potrà riconoscerlo come il punto fermo della sua vita, senso e scopo di ogni nuovo giorno e che nel tempo l’aiuterà a crescere e a maturare, a realizzare se stessa: “Ti aiuteremo a ritrovare il lavoro, ad imparare, chissà, una lingua straniera… ad educare il tuo bambino… non temere, non sei più sola!”
Susanna Primavera