Volontari coraggiosi in difesa della vita
Sono sempre più numerosi e attivi i pro-life in difesa della vita, la loro voce si va imponendo senza mezze misure, convinti che la battaglia più grande si giochi contro l’aborto, strumento di morte e non di libertà.
Il nostro è un mondo in cui la guerra riemerge sistematicamente nel tempo, ma dobbiamo anche constatare che la violenza nasce nel cuore stesso delle famiglie in cui gli uomini uccidono donne e figli, dopo averli amati.
La violenza nasce dal rifiuto della vita nell’animo stesso delle donne.
Perché l’ambizione sfrenata e il desiderio cieco di denaro, di prestigio o di potere corrompono continuamente il sistema sociale e politico?
Perché desideri di possesso e di godimento sessuale incontrollati hanno preso il sopravvento sul senso di rispetto assoluto della persona e della sua integrità, che sia bambino o adulto?
Perché istinti vengono resi bestiali cancellando il senso della sessualità e dell’amore?
Che sia ammalata gravemente l’anima dell’uomo?
Ogni mattina, leggendo i giornali arriviamo alla conclusione che in tale contesto desolante, decadente e oscuro, giungla di corruzione, di ipocrisia e di dolore, l’ideologia e il male trionfino.
Difendere la vita è necessario e urgente
Finché ci sarà l’aborto non ci sarà pace sulla terra, queste le storiche parole di Madre Teresa di Calcutta all’ONU.
Il desiderio di verità e di giustizia dei volontari per la vita smaschera la bugia dell’aborto come diritto, una conquista sociale delle donne come sostengono le femministe. In verità, l’aborto è il crimine più vile che ci sia, uccisione senza pietà di un bimbo innocente nel grembo della madre.
Infatti, il feto viene definito un grumo di cellule mentre dal punto di vista scientifico si tratta di un essere umano che ha un cuore che batte.
Il termine tecnico IVG (Interruzione Volontaria di Gravidanza) è solo una furbesca forma di alleggerimento del peso che la parola “aborto” comporta nel suo significato. Ma la verità resta sempre e, con il tempo, ingigantisce imponendosi.
Abbiamo descritto il dolore delle donne nel nostro libro “Una chat per la vita” perché incontrare l’aborto per molte donne significa guardare in faccia la morte e morire anch’esse dentro, dal dolore e dal rimpianto di avere rifiutato la vita che era sbocciata in loro.
Uomini sale della terra
I volontari del Movimento per la Vita lo sanno bene e hanno avviato fin dal 1978, all’indomani dell’approvazione della Legge 194, una battaglia contro tutto questo male che priva le donne di una gioia intima e profonda: il figlio. Perché, come nel film di Wenders, tutti noi sappiamo che l’essere umano è il sale della terra.
Don Oreste Benzi aveva inaugurato nel 1999 una nuova forma di pubblica denuncia della gravità dell’aborto, andando a pregare davanti agli Ospedali, proprio nell’ora mattutina in cui si effettuavano le IVG.
«Poteva capitare di vederlo camminare per le strade, la notte, con un mucchio di rosari in mano, oppure alla stazione dei treni a incontrare gli abitanti invisibili delle sale d’attesa, barboni, zingari, alcolizzati – ricordano dalla Comunità -. O ancora davanti agli ospedali in preghiera e un momento dopo nelle piazze a manifestare. Là, dove c’era un’umanità ferita lui arrivava, con il suo carico di speranza, con una fiducia imperturbabile nell’uomo e in Dio».
I volontari dell’Associazione Papa Giovanni XXIII hanno continuato nel tempo a recarsi davanti agli ospedali a pregare affinché qualche mamma ci ripensasse e decidesse per la vita della sua creatura.
La petizione “Un cuore che batte” vince!
Ed ecco che inaspettatamente giunge la sorpresa di una vittoria che nasce dal basso, dalla gente e non dalla politica.
Riesce infatti a raccogliere ben 106 mila firme la Proposta di Legge di iniziativa popolare “Un Cuore che Batte”. Iniziativa di Giorgio Celsi, fondatore e presidente dell’associazione Ora et labora in difesa della vita. Grazie al lavoro dei pro-life, la gente è venuta a sapere di questa iniziativa nonostante il silenzio assoluto dei media. E ha scelto di sostenerla perché la gente sa, nel suo cuore, che la vita è il più grande valore.
Giorgio Celsi è un infermiere, perciò una persona che lavora dentro gli ospedali a diretto contatto con la sofferenza, i problemi, la struttura e i malati. Egli ha visto la verità dell’aborto, così come ci è stata raccontata nel film “Unplanned”, l’orrore della soppressione su larga scala dei bimbi non ancora nati.
Come Don Oreste Benzi, si è recato davanti agli ospedali per pregare e far sentire la presenza di una voce controcorrente, totalmente a favore della vita nascente. Ha dovuto anche affrontare la contestazione ed è rimasto ferito ad una mano.
Un sentito ringraziamento dunque a Giorgio Celsi per il suo coraggio e per il grande contributo dato alla causa della vita, qualunque sarà l’esito parlamentare della sua battaglia di giustizia verso la vita innocente.
A tutte le donne che sono tentate dall’aborto diciamo: scegli la vita, non te ne pentirai! Noi ti aiuteremo, non sei sola!
Susanna Primavera