Le 4 cose di cui il Demonio si vanta (in un esorcismo) di aver tolto con la riforma liturgica post-conciliare e che bisogna riprendere a fare

La liturgia è il cuore pulsante della vita della Chiesa, il luogo dove il cielo si unisce alla terra e dove il mistero della fede viene celebrato in tutta la sua solennità e bellezza. Tuttavia, alcuni esorcisti riferiscono che, durante certi esorcismi, il Demonio stesso si sarebbe vantato di alcune “vittorie” ottenute con la riforma liturgica post-conciliare, che hanno contribuito a indebolire la sacralità del culto. Quattro di queste pratiche, in particolare, meritano di essere riprese per il bene spirituale della Chiesa e per contrastare il disegno del Maligno.

1. Inginocchiarsi all’“Et incarnatus est” durante il Credo

Nella recita del Credo, le parole “Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine, et homo factus est” proclamano il mistero centrale della nostra fede: l’incarnazione del Figlio di Dio. Tradizionalmente, ci si inginocchiava in segno di profonda adorazione e riconoscenza per questo momento sublime, che ha cambiato la storia dell’umanità.

Il Demonio, nemico dell’Incarnazione, odia questo gesto perché riconosce la centralità di Cristo nella storia della salvezza e il ruolo unico della Vergine Maria. Eliminare questo atto di umiltà e venerazione, secondo alcuni esorcisti, avrebbe favorito un atteggiamento di superficialità verso il mistero. Riprendere questa pratica aiuterebbe i fedeli a ricordare che Dio si è fatto uomo per salvarci, stimolando un profondo senso di gratitudine e adorazione.

2. La rimozione della preghiera a San Michele Arcangelo dopo la Messa

Prima della riforma liturgica, alla fine di ogni Messa si recitava la preghiera a San Michele Arcangelo, composta da Papa Leone XIII, per chiedere protezione contro il Demonio e i suoi inganni. Il Demonio, secondo alcune testimonianze di esorcisti, si sarebbe vantato di aver fatto eliminare “la preghiera del mio nemico”affermava con le sue parole, ovvero una potente supplica, che indeboliva il suo potere sulla Chiesa e sulle anime.

San Michele è il Principe delle Milizie Celesti, l’arcangelo che guida la battaglia contro il Maligno. Non recitare più questa preghiera avrebbe contribuito a una maggiore esposizione spirituale ai suoi attacchi. Reintrodurla non solo rafforzerebbe la difesa della Chiesa contro le potenze infernali, ma ricorderebbe ai fedeli che siamo chiamati a una lotta spirituale quotidiana.

3. La soppressione del Prologo del Vangelo di San Giovanni come Ultimo Vangelo

Fino alla riforma liturgica, al termine della Messa il sacerdote proclamava il Prologo del Vangelo di San Giovanni (“In principio erat Verbum…”). Questo testo, carico di significato teologico, ribadisce la divinità del Verbo e la sua incarnazione.

Il Demonio, avversario della Parola fatta carne, si vanterebbe di aver ottenuto l’eliminazione di questa proclamazione perché ricordava continuamente la sua sconfitta: il Verbo di Dio si è incarnato per redimere l’umanità. Ripristinare questa proclamazione come parte del rito liturgico servirebbe a mantenere viva la consapevolezza della centralità di Cristo e della sua missione salvifica.

4. Ricevere la Santa Comunione in ginocchio e in bocca alla balaustra

La Santa Comunione è il momento più alto dell’incontro con Cristo, quando il fedele riceve il Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Signore. In passato, si riceveva la Comunione in ginocchio e sulla lingua, un gesto di profonda adorazione e rispetto. La balaustra, che separava il presbiterio dalla navata, sottolineava la sacralità del mistero e l’importanza di prepararsi adeguatamente.

Il Demonio si vanterebbe di aver favorito la prassi moderna, che in molti casi ha ridotto l’atteggiamento di adorazione e riverenza verso l’Eucaristia. Ricevere la Comunione in piedi e nelle mani, per quanto permesso, avrebbe contribuito a una percezione meno solenne del Sacramento. Tornare a ricevere l’Eucaristia in ginocchio e sulla lingua, alla balaustra, aiuterebbe a riaffermare la sacralità e la centralità di Cristo nella vita dei fedeli.

Conclusione

Ripristinare queste pratiche non significa tornare al passato per nostalgia, ma recuperare ciò che è andato perso in termini di sacralità, riverenza e senso del mistero. Il Demonio teme una liturgia vissuta con fede autentica e devozione, perché sa che è lì che l’uomo si avvicina di più a Dio. La liturgia non è solo un insieme di gesti e parole, ma un incontro vivo con il Signore. Tornare a queste pratiche può essere un passo decisivo per riaffermare la vittoria di Cristo sul Maligno e per ravvivare la fede nel cuore dei fedeli.

Don Andrea C. R. Tosca