È di pochi giorni fa la sfilata romana Cruise del 2020 di Gucci e il protagonista assoluto è ancora una volta Alessandro Michele, 47 anni, il direttore creativo, lo stilista del momento che si fa notare a suon di provocazioni e di conquista del mercato; basti pensare che nel 2018 ha realizzato un fatturato di circa 6 miliardi di euro e il suo sistema di farsi pubblicità grazie a campagne provocatorie sembra proprio funzionare.
La sfilata macabra
Lo scorso anno fece scalpore la sua sfilata delle teste mozzate ovvero modelle che tenevano in mano, quali singolarissime borsette, una riproduzione della propria testa…con questa spiegazione: “Siamo tutti ibridi, siamo i Frankestein delle nostre vite. Inventiamo, assembliamo e sperimentiamo attraverso i vestiti, che ci accompagnano mentre sviluppiamo un’idea di noi stessi.” Giorgio Armani allora non aveva proprio gradito una tale spettacolarizzazione un po’ cinematografica all’insegna dell’horror, lui Re Giorgio così sensibile alla vera bellezza, così raffinato ed equilibrato nelle sue creazioni, perfino negli abiti più importanti quando sfavillano nelle paillettes!
Sfilata quale omaggio alla Legge 194
Ma l’ultima provocazione di questi giorni aRoma ha perso anche quel certo senso d’ironia delle precedenti per svilire del tutto la vera creatività artistica. La sfilata è stata dedicata addirittura alla “libertà di scelta delle donne e alla legge 194 a favore dell’aborto” con l’utero ricamato sull’abito e camicie con grandi scritte “my body my choice” Alessandro Michele ha voluto in tal modo rispondere alla presa di posizione del Senato in Alabama, che ha approvato una legge che impedisce l’interruzione di gravidanza. Ad assistere alla sua sfilata ben 400 invitati ricchi e famosi tra cui Naomi Campbell, Elton John…
Queste le sue parole che spiegano scelte ideologiche, alla luce della più classica visione della libertà della donna femminista e radicale, un orientamento per niente originale, anzi potremmo dire politicamente corretto: “È stato un momento storico in cui le donne – alla fine – hanno respinto tutti i vincoli imposti nei secoli precedenti e sono diventate libere. Ecco perché sto rendendo omaggio alla legge italiana sull’aborto, la legge numero 194. È incredibile che in tutto il mondo ci siano ancora persone che credono di poter controllare il corpo di una donna. Sarò sempre a fianco della libertà. L’unico mondo che posso immaginare – prosegue – è quello in cui ogni singola persona può essere chi vuole essere, senza alcun tipo di restrizione o giudizio. Noi che facciamo moda è come se avessimo delle antenne per quello che ci succede intorno. E l’utero delle donne, questo mistero che noi uomini possiamo immaginare, l’ho immaginato come un fiore. Interrompere una gravidanza non estirpa questo fiore”.
Una visione poetica macabra, ancora una volta, un ossimoro che rivela una visione della libertà del tutto illusoria. “Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati.” (Vangelo secondo Matteo 10, 24-33). Peccato che “il fiore” di una donna incinta contenga un essere umano e non un grumo di cellule come nel 1974 si poteva far credere; perciò oggi possiamo dirlo a gran voce insieme alla medicina che ad essere estirpato con l’aborto è una creatura umana che vive, il che rende l’aborto di fatto un omicidio.
È la furbesca strategia dell’eccesso per “colpire” affinché se ne parli sempre e comunque, in modo che il gregge acquisti facendo arricchire a dismisura il brand.
E può capitare che presi dal successo e abituati all’eccesso, si arrivi a dire perfino che il Papa è assurdamente venerato come un essere superiore e che la sua figura è tanto pagana quanto gli dei dell’antichità.
Nostalgia per la vera eleganza
Dopo tanto trash, quanta nostalgia per la vera eleganza dei tubini di Chanel, per certe mise con i foulard di Valentina Cortese, per il fascino senza tempo dei look di “Colazione da Tiffany” e … la qualità di ciò che è elegante nel vestito, nella persona, nel portamento, nel modo di parlare.
Sì, certa moda è lo specchio di questi nostri tempi dove volgarità e denaro la fanno da padroni. Ma non dobbiamo temere perché … è la vera bellezza quella che salverà il mondo.
Susanna Primavera