L’incontro nei giorni scorsi con Marco Rodari in una conferenza rivolta ai ragazzi delle superiori, presso il CFP, l’Agenzia Formativa della Provincia di Varese, è stato di quelli che non si dimenticano.
Vent’anni di esperienza come Clown e quel suo modo di parlare calmo e pacato, quasi sottovoce, con un atteggiamento gentile e sicuro al tempo stesso.
Le sue parole sono chiare, piene di significati profondi, e rivelano un amore sconfinato per i bambini e per la pace nonché un’avversione assoluta per la guerra.
Ecco una persona, non solo interessante anche per i suoi racconti di vita, ma soprattutto stimabile; un uomo speciale che ha fatto del suo desiderio di fare del bene ai bambini, il suo lavoro e un’associazione.
Da anni non esita ad andare nei luoghi di guerra per portare un attimo di gioia ai bambini smarriti, feriti e infelici, vittime innocenti della furia distruttiva della follia del potere. Le guerre iniziano e finiscono sempre per il potere.
Quando è nata in lei questa idea di andare dai bambini per regalare loro un sorriso?
L’idea di partire, di andare oltre il mio oratorio, dove già incontravo i bambini, è nata proprio da ragazzo. Un pò perché mi è sempre piaciuto stare con i bambini; avevo visto che stare con loro, faceva stare bene me e loro e un pò perché stimolato da chi ci portava presso l’Ospedale di Cittiglio, dai bambini ricoverati.
Da allora è stato un crescendo di situazioni sempre importanti, in giro per l’Italia. Poi è arrivata la Romania, poi l’Africa e infine il Medio Oriente. Nel 2009, mi è stato chiesto di andare a Gaza, quindi in un luogo di guerra. Lì mi si è “mischiato il sangue” con quei bambini. Poi mi sono recato in Iraq, in Siria e da ultimo in Ucraina, nel Donbass.
Cosa c’è nel bambino e nel suo mondo di unico e di così importante da farle fare un’infinità di chilometri anche verso i luoghi di guerra, correndo rischi per la sua propria vita?
Il sorriso dei bimbi, il loro meravigliarsi, ha sempre un grande valore naturalmente. Più il viaggio è complicato e difficile e più ciò vuol dire che la vita dei bambini è essa stessa complicata e difficile, perciò dico a me stesso che non devo pensare al mio personale viaggio difficile. Per quante difficoltà io possa avere, non saranno mai così complicate e difficili quanto quelle della vita di quei bambini. Portare meraviglia e sorrisi ai bambini che hanno sofferto l’impossibile, vedere sbocciare un sorriso sul loro volto è qualcosa di incredibile, di straordinario; è una gioia pura che vale un viaggio che può durare tutta la vita, che vale la mia vita!
Stare accanto ai bambini nei conflitti le permette di sperimentare cosa sia la guerra; quanto è importante un semplice sorriso?
Il sorriso di un bambino è importantissimo, innanzitutto per il bambino, perché i bambini in guerra non sorridono più. I bambini che hanno visto la guerra non si meravigliano più; hanno gli occhi spenti. Sono cresciuti dentro le guerre, vivendole magari ad età diverse, in momenti differenti di guerra.
Non tutte le loro ferite si possono superare e devono imparare a conviverci. La tentazione dell’odio è a portata di mano, e odiare significa chiudersi agli altri, al mondo.
La guerra esaspera gli atteggiamenti di diffidenza. Subire un torto è grave ma vendicarsi non è certo una forma di giustizia.
E’ importante risvegliare chi nutre la sete di vendetta e dirgli: ” Ma che cosa stai facendo? Che senso ha vendicarsi? E’ qualcosa senza senso: è uccidersi reciprocamente e basta.
Ecco, quel sorriso è molto importante anche per il clown che vive in guerra e rischia di non sorridere più e di non meravigliarsi più nemmeno lui. Mentre il sorriso di quel bambino fa sì che anche quel clown si senta vivo. I bambini ti danno la speranza. Quando dico che il sorriso di un bambino vale una vita è questo che intendo dire: quel sorriso mi fa sentire vivo!
Poi c’è chi vive con quel bambino, che può essere una mamma, e torna ad avere speranza. Una delle cose più dure che mi sono sentito dire è di una mamma che mi ha detto: “Non ho più la forza di far sorridere il mio bambino.” Questo dice di quanto è terribile la guerra; una mamma in pratica che non si sente più mamma, non è più capace di adoperarsi per il suo bambino. E questo accade perché la guerra è veramente qualcosa di terribilmente stravolgente.
Quale messaggio vuole lasciare ai genitori?
Nella guerra non c’è umanità e oggi la logica di guerra è diversa da quella di un tempo; oggi si colpiscono intenzionalmente le scuole con lo scopo di eliminare proprio i bambini. In questo modo la popolazione si sposterà, diventerà depressa e più facilmente manipolabile… è un crimine contro l’umanità!
Penso che dovremmo tutti ostinatamente mettere al primo posto il bene dei bambini ovunque, in tutto il mondo e particolarmente nei luoghi di guerra perché la priorità di mettere al primo posto il loro bene, fa finire le guerre: Di fronte ad una possibile guerra chiedersi “E i bimbi? Che ne sarà dei bimbi che vivono in quel luogo?” Se la prima domanda è essere rivolta al bene dei bambini, la guerra finisce, anzi, non inizia nemmeno.
Per seminare la pace, dobbiamo essere esempi positivi!
Cosa può fare un giovane per contribuire alla serenità dei bambini in questa nostra moderna società?
Un giovane a 18 anni può chiedersi ogni giorno se ha fatto una cosa bella e quando ciò si realizza, la sua gioia è pura. Non combinare niente di bello, rende infatti la vita molto triste.
Insieme ai giovani possiamo tutti dedicarci alla meraviglia dei bambini, magari bambini che in Italia vivono momenti di sofferenza. Da questo punto di vista, non c’è nessuna differenza nel fare il bene da una parte o da un’altra del mondo. Dedicarsi ai bambini e scoprire la loro meraviglia non può che farci fare del bene e stare bene noi stessi.
Ci sono tantissime realtà che permettono nel volontariato di incontrare i bambini nelle situazioni difficili, come, ad esempio,le pediatrie negli ospedali. Condividere un momento difficile con un bambino, ti cambia la vita.
Susanna Primavera