La storia vera di Laura.

Uno dei momenti più interessanti e coinvolgenti del “Mese per la vita”,  appuntamento ormai abituale da 11 anni a Varese, grazie alle associazioni “Insieme per la vita“, si è realizzato il 22 febbraio nella parrocchia di Bizzozzero. Protagonisti il parroco, Don Marco Casale, la presidente del Movimento per la vita di Varese, Vittoria Criscuolo, ma soprattutto una testimone di eccezione, Laura T.
Di seguito riportiamo lo scritto nel quale Laura racconta la propria storia di giovane di 19 anni, rimasta incinta l’ultimo anno di liceo. Si tratta di una testimonianza di eccezione, per tanti motivi , soprattutto per il bene che potrà rappresentare per chi la leggerà. È possibile seguire tutta la serata al link qui  pubblicato.
Un abbraccio grande a Laura che ha voluto donarci questo esempio di difficoltà superato grazie a inaspettati e, tutto sommato, inconsapevoli strumenti di Provvidenza.

Sono rimasta incinta in quinta superiore, a 19 anni.

La prima emozione è stata la paura di essere giudicata. Subito ho pensato: “non lo voglio”.

Qualsiasi cosa per me valeva meno del giudizio che gli altri potevano attribuirmi: i miei genitori, i miei amici, i miei compagni di classe.

La prima persona che ho chiamato è stata Clarissa, una mia carissima amica. Lei era contenta e io non ci credevo: non mi sarei mai aspettata questa reazione.

Dopo l’ho raccontato alla sua mamma, che è stata fondamentale un  po’ in tutto il percorso. In quel momento ha espresso tutta la sua contentezza: era felice che aspettassi un bambino, ma mi ha comunque messo nella condizione di essere libera. Mi ha detto che avevo tutta la vita davanti e tante cose da fare, ma in quell’occasione mi ha anche detto: “se la tua paura è solo il giudizio è una cazzata e che un bambino è solo un di più”.

L’importanza di avere una rete di amici

Anche le altre mie amiche erano contente. Non sapevano bene cosa dirmi, ma erano felici per me. Io invece non ero felice. Ero colpita da come mi sentissi voluta bene ogni volta che loro accettavano questa situazione, dicendomi queste cose, ma comunque non ero contenta.

L’ho detto anche al papà di questo bambino, che mi ha riferito che si sarebbe adeguato a qualsiasi mia decisione. Lui mi accompagnava a far le visite, ma alla fine davanti alla scelta c’ero sempre solo io.

Avevo tenuto nascosto a tutta la mia famiglia la mia situazione, perché era proprio dalla mia famiglia che non volevo essere giudicata.

Le pratiche per l’aborto vanno avanti…

Sono andata avanti con le pratiche dell’aborto. Ho fatto esami del sangue e fissato la data.

Nel consultorio in cui sono andata mi ricordo che nella sala d’attesa c’erano delle ragazze. Una molto tranquilla con la sua famiglia, l’altra molto agitata, me la ricordo bene perché mi ha colpito.

L’infermiera che mi ha fatto l’esame del sangue mi ha trattata male, ero agitata, avevo la nausea e quando le ho detto di questo mio malessere, mi ha risposto “se non la smetti ti tiro uno schiaffo”.

Ho fatto una visita medica con il medico dell’ospedale. Ho fatto un’ecografia in cui non mi hanno fatto vedere e sentire niente.Non mi hanno detto molto, ma mi hanno spiegato cosa fosse il raschiamento. Non mi toccava questa cosa, ero sempre focalizzata sulla paura del giudizio degli altri ed ero convinta che fosse la cosa giusta da fare.

Ero arrabbiata e cattiva con tutti, odiavo tutti

Oggi quando ci ripenso, mi accorgo che in quel periodo ero arrabbiata e cattiva, odiavo tutti, mi ero molto chiusa, trattavo tutti male, ma continuavo ad andare a scuola e fare le cose che facevo prima.

La mamma di Clarissa mi ha proposto di fare una visita da un ginecologo, per vedere cosa c’era nella mia pancia. Siccome me lo aveva proposto proprio lei, che è una persona che stimo e che mi stava sostenendo in quel periodo particolare, ho accettato.

Quindi, finalmente al 2° mese sono andata a fare un’ecografia.

Quel giorno un’ostetrica mi ha detto: “sappi che qualsiasi scelta farai, rimarrai per sempre la mamma di tuo figlio”; in quest’occasione mi hanno fatto sentire il cuore. Io non me ne rendevo conto, la mia amica e sua mamma, che mi avevano accompagnato, piangevano e la cosa mi innervosiva.

La cosa più significativa di quella giornata è stata la frase di quell’ostetrica: “qualsiasi scelta farai, rimarrai per sempre la mamma di tuo figlio”. Mi ha sconvolto più questa che l’ecografia in sé.

In quel periodo ero convinta. Non volevo tenerlo, ma ho smesso di fumare. La cosa oggi mi fa sorridere e mi sembra un controsenso.

L’esperienza di chi ha abortito: il rimpianto

Un giorno mi è venuto in mente che la mia compagna di classe, F., aveva abortito qualche anno prima e lo sapevo perché lei lo diceva abbastanza tranquillamente. Quindi mi sono sentita libera di chiederle come fosse stato quel momento lì e perché aveva deciso di non tenerlo. Non sono riuscita a raccontarle la mia situazione, ma le ho fatto qualche domanda.

Io ho sempre pensato che lei fosse una rimbambita. Era rimasta incinta a 16 anni e mi diceva che non poteva permetterselo economicamente e che era piccola e “non ne avevo tanto coscienza” mi ha detto. Lei mi ha detto che tornando indietro lo avrebbe tenuto, infatti mi ha raccontato che tutte le notti sognava il suo bambino che le prendeva la mano.
Mi ha anche detto che adorava i bambini e che era un rimpianto che si portava dietro.

Questa cosa del sogno di Francesca mi aveva colpito.

Le mie amiche mi hanno sempre seguita e accompagnata.

Avevo l’appuntamento per l’aborto ma non volevo pensarci

Avevo l’appuntamento per abortire il 4 giugno 2018 e il weekendprima di quella data sono andata al mare con mio fratello, dai nonni, perché me lo hanno proposto. Io non volevo pensare e quindi ho accettato.

Ero cattiva, arrabbiata. Non pensavo e non volevo pensarci.

Il ruolo dei genitori:” Abbiamo una sorpresa per te!”

Nel viaggio di ritorno mi hanno chiamato i miei genitori, verso mezzanotte, tutti contenti “abbiamo una sorpresa per te”. Mia madre con occhi contenti mi ha portato in camera con papà e insieme mi hanno chiesto: “ma sei incinta?” ho negato per il primo momento.

Ho intuito che qualcuno l’aveva detto ai miei genitori.

Loro erano contenti; mia mamma era arrabbiatissima perché non volevo tenerlo. Diceva che ero un mostro a voler abortire,piangendo.

Mio papà mi ha lasciata libera, ma mi ha anche detto: “se il tuo problema è il giudizio non devi preoccuparti. Noi ti vogliamo bene e non pensiamo male di te”.

Dopo 3 o 4 giorni ripensavo alla libertà che mi aveva lasciato mio papà e pensavo a quanto desiderassi diventare grande.

Ho quindi deciso di tenere il bambino

( E’ nato il 18 gennaio 2019, doveva nascere il 14. Mia nonna, mi disse di pregare Santa Liberata, la santa delle partorienti, io un po’  incredula, la pregai il 17 notte e subito dopo si sono rotte le acque.)

Da quando ho deciso di tenerlo ho concepito veramente che c’era un’altra vita. Prima c’ero solo io, i miei dubbi, le mie paure.

Ho portato a termine la gravidanza, e soltanto quando è nato ho veramente realizzato che ero mamma e che quello era mio figlio, Tommaso.

Il bimbo dona alla mamma una forza e una determinazione mai avute prima

Io che non avevo mai studiato, l’anno successivo ho iniziato l’università. Oggi ho la consapevolezza che non posso perdere tempo, perché Tommi, mio figlio, mi aspetta. Tutto quello che faccio lo prendo più seriamente. A partire dallo studio. Quest’anno mi sono anche laureata: tre anni fa non l’avrei mai detto.

Nel tempo posso dire che davvero è un di più. Faccio le cose non solo per me. C’è un altro che conta su di me.
Questa cosa, che ha mosso me, muove anche gli altri, i miei amici e le persone che ho conosciuto dopo, tanto che sono qua a raccontarvelo.

È così vera che anche gli altri si accorgono della bellezza che ha portato nella mia vita

Laura ( testimonianza raccolta da Vittoria Criscuolo)

 

Se sei in difficoltà per la gravidanza contatta il Movimento e Centro di aiuto alla Vita di Varese. Non sei sola!