Giovedì 8 febbraio, alle ore 18, presso la locale Biblioteca Comunale, il Centro di Aiuto alla Vita di Busto Arsizio, guidato dalla Presidente Natalia Marrese, è stato protagonista dell’organizzazione di un evento culturale, patrocinato dal Comune e onorato dalla presenza del Vice Sindaco e Assessore alla cultura Manuela Maffioli (nella foto sotto) e del Prof. Enrico Maria Tacchi, docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano, che ha svolto il ruolo di moderatore della serata.
Per quanto riguarda la novità editoriale presentata, si è trattato del libro “Una chat per la vita”, edizioni Ares, uscito a giugno 2022.
Le autrici, Vittoria Criscuolo e Susanna Primavera del Movimento e Centro di Aiuto alla vita di Varese, erano presenti e lo hanno illustrato, leggendone anche qualche passaggio. Il libro racconta 50 storie di speranza, legate alla problematica dell’aborto, alla mancanza del padre e alla crisi della famiglia.
L’opera valorizza la vita nascente, mostra le tragiche conseguenze della rinuncia alla vita e descrive anche il lavoro delle volontarie, che si esplica oggi anche attraverso una nuova forma di comunicazione in rete: la chat. Infine, hanno colpito le parole dell’Assessore Maffioli che, raccontando di se stessa, si è espressa con calore e umanità a favore della vita nascente.
Dott.ssa Marrese, perché una serata dedicata a questo libro?
Premetto che sono presidente solo da un paio d’anni. Tuttavia, una delle prime cose che ho sempre sostenuto è il valore della condivisione.
Di conseguenza, al momento dell’organizzazione della Giornata per la vita 2023, ci è sembrato importante condividere quest’opera, nata in seno all’attività di promozione della cultura della vita del Movimento per la vita di Varese, perché introduce, in modo particolarmente nuovo ed efficace, la verità dell’aborto e delle sue conseguenze.
Può dirci come è nato il CAV di Busto Arsizio (1989) e qual è la sua mission?
Io non c’ero ma la storia è molto bella. Il 17 febbraio 1989 viene fondato il CAV, presidente Antonio Pellegatta, con l’intento di far nascere nel territorio un punto di riferimento nuovo, dove donne in difficoltà avrebbero potuto rivolgersi per ricevere un aiuto nell’accogliere il loro bambino.
L’idea nacque così: qualche mese prima, in una notte di ospedale, una giovane donna piangeva e un’infermiera di turno di nome Bianca, poi socia fondatrice, si mise accanto a lei e, attraverso le sue parole e la sua vicinanza, condivise il suo dramma di madre che stava per abortire.
Bianca ne parlò con un gruppo di amici e insieme riuscirono a proporre alla donna una soluzione alternativa, aiutandola a salvare il suo bambino. In questo modo, quasi per caso, iniziò quest’ avventura di donne e uomini uniti dall’amore per la vita, consapevoli del valore immenso della vita fin dal suo concepimento.
Nel 2020, il CAV venne dedicato ad Anna e Giovanni Rimoldi, pochi anni dopo la loro morte, due persone speciali di grande umanità che nella loro vita di insegnanti si dedicarono alla “Educazione alla vita nascente” dei giovani.
Dopo 15 anni di matrimonio, riuscirono finalmente ad aspettare un bambino grazie ai metodi naturali. Il feto era una bambina che presentava una grave malformazione ma non vollero abortire. Fu così che nacque la loro figlia Maria Gabriella, che visse per 100 giorni.
I coniugi Puricelli hanno raccontato in un libro la loro storia e i loro pensieri più profondi: Cento giorni nell’eternità, edizioni Ares. Da un loro importante lascito al Movimento per la Vita, verrà aperta a breve la casa di accoglienza “L’albero della vita” da dedicare a Maria Gabriella.
Come vede la sua città oggi, dal punto di vista della sensibilità dei giovani verso la vita: c’è consapevolezza dei rischi dell’aborto?
No, non c’è consapevolezza, lo dico perché andiamo nelle scuole a fare testimonianza. Nelle scuole professionali, molto poco. Nei licei vi è una maggiore consapevolezza, pur credendo che l’aborto sia un diritto, una libertà. In altre sezioni, con percorsi scolastici diversi, l’aborto è considerato unicamente un contraccettivo.
Invece gli adulti sono molto più vicini a noi. Ho iniziato la mia gestione di presidenza durante il Covid, eppure in due anni, senza vendere le primule, abbiamo coumunque ricevuto lo stesso contributo grazie a tante donazioni, anche anonime. I Lyon’s ci hanno offerto 7 mila Euro…
Sui giovani dobbiamo impegnarci in modo mirato. Abbiamo creato un nostro sito, a cui tengo molto, ed è mia intenzione ottimizzarlo al massimo. In questo momento abbiamo due tirocinanti universitarie. Stiamo cercando di coinvolgere sempre più giovani nelle nostre attività. Nel 2005 avevo fondato il “Movimento per la vita giovani”. Ho fatto anche la prima “Marcia per la vita” a Parigi. Ma il tempo è passato e oggi il mio sguardo non è più quello di una ragazza ma di un adulto che sente la responsabilità educativa verso i giovani.
Ho cambiato gli orari e ampliato i tempi di apertura del centro anche per favorire l’incontro tra nuove volontarie. Proprio in questi giorni è stato reso noto il bilancio della nostra attività: (dati 2022) 34 bimbi salvati e 53 donne assistite. Dalla fondazione, nel 1989, abbiamo assistito ben 1.350 bambini .
C’è un messaggio particolare che vuole dare a chi ci legge?
Quando vado nelle scuole, racconto sempre un pò della mia vita. Da ragazza, avevo un problema legato all’anoressia e stavo perdendo la vita, poi, invece, mi sono ritrovata a salvare le vite altrui. Questo è il modo in cui sono guarita: aiutare gli altri fa bene a tutti, a sé e agli altri, direi di più: è un continuo guarirci reciprocamente.
Susanna Primavera