Il diritto all’autodeterminazione

Ai nostri giorni, si parla spesso del diritto all’autodeterminazione. Ma cosa significa autodeterminarsi? Oggigiorno un individuo ha un ventaglio di scelte notevole, per esempio può scegliere che scuola frequentare, se e con chi intraprendere una relazione sentimentale, che lavoro fare ecc. Sarebbe ipocrita non dire, però, che tale ventaglio di scelte viene influenzato dall’appartenenza ad un’etnia, a un genere, dall’età, dalla provenienza geografica e dalle possibilità economiche. Il mito del self made man americano è ancora credibile? Quanto raggio d’azione effettivo abbiamo sulle nostre scelte quotidiane? Siamo in grado di dichiarare che la scelta di un lavoro piuttosto che un altro sia sotto la totale responsabilità del singolo?

Il paradosso dell’autodeterminazione

Il diritto all’autodeterminazione porta con sé un’idea positiva di individualismo: io compio le scelte che mi riguardano e nessun altro può metterle in dubbio o esercitare un potere atto a impedirmi di effettuarle. Se l’altro lo fa, posso dichiarare i suoi sforzi come una violenza da fermare. Pensiamo, ad esempio, al diritto di aborto: una donna che vuole abortire può incontrare, in ospedale, delle volontarie dei Centri Aiuto alla Vita che le mostrano delle alternative a tale scelta. La donna potrebbe denunciare questa azione come violenta nei suoi confronti, anche se esprimere un parere contrario non è violenza, è libertà di espressione. Quella libertà tanto denunciata come diritto fondamentale proprio dalle stesse femministe nel poter esprimere il loro pensiero a favore dell’aborto…

La dipendenza sana

Anche nelle relazioni sentimentali si sta andando verso una deriva sempre più sconcertante: coppie aperte, poliamore, relazioni occasionali, coppie LAT (per la spiegazione di tali relazioni si rimanda a un prossimo articolo a riguardo). Tali configurazioni relazionali lasciano sempre più spazio ai desideri dell’individuo e lo pongono in una posizione che non gli appartiene: l’assoluta indipendenza dall’altro. La psicologia sistemica ci dice altro: in una relazione sentimentale sana vi è un’oscillazione tra l’essere dipendenti e, quindi, bisognosi di cura da parte del partner e l’essere oggetto di dipendenza, cioè fornire cura al partner. Fondamentale è l’oscillazione poiché entrambi i partner devono essere in grado di stare in entrambe le posizioni. Le oscillazioni devono avvenire in accordo nella coppia (anche in modo non esplicito). Tale configurazione è meglio definita dal termine interdipendenza. L’individuo, dunque, ha bisogno di dipendere.

Conclusioni

Inoltre, da un punto di vista antropologico, l’uomo non si dà neanche la vita. Sono i nostri genitori che ci hanno generato. Come si può pensare di essere artefici di sé stessi in tutto e per tutto quando nemmeno il fatto di trovarci qui è stata una nostra scelta? Propongo una preghiera che ben sintetizza quanto scritto fino ad ora.

“Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.” Reinhold Niebuhr

 

 

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link articolo sui compiti della coppia: I compiti della coppia

Virginia Banfi