In questo periodo natalizio vogliamo ricordare alcuni episodi di accoglienza e di felice integrazione che hanno riacceso la nostra speranza nella solidarietà e in un futuro migliore, nonostante l’attuale tendenza all’ostinata chiusura allo straniero; questa infatti l’ultima risposta ad una richiesta di aiuto, nelle parole del ministro dell’Interno Matteo Salvini: “La mia risposta è chiara: i porti italiani sono chiusi! Per i trafficanti di esseri umani e per chi li aiuta, la pacchia è finita».
Proprio alla vigilia di Natale un gommone si è trasformato in culla per un bimbo di pochi giorni di vita: La nave umanitaria di Open Arms venerdì scorso, 21 dicembre, ha infatti soccorso nel Mediterraneo circa 300 persone provenienti dalla Libia e tra questi vi era un neonato che aveva appena trascorso 24 ore a bordo di un gommone. Quando sono arrivati i soccorritori, il gommone era mezzo affondato e il piccolissimo Sam completamente nudo tremava tutto, e mentre rischiava la vita, i politici alzavano la voce per dire: “Non li vogliamo!” come se le rispettive posizioni politiche fossero più importanti della vita di uomini, donne e bambini. Ora Sam e la sua mamma Salì sono salvi a Malta, perché in Italia non c’era posto per loro, proprio come avvenne quella notte per Gesù…
Negli ultimi mesi ben tre stragi in mare sono state scongiurate dall’organizzazione umanitaria Proactiva Open Arms, proprio mentre dalla Libia si diceva che gli scafisti ormai erano stati battuti… In verità, negli ultimi tempi gli arrivi sono diminuiti ma il tasso di mortalità in mare è aumentato perché le traversate sono sempre più pericolose e le operazioni di soccorso sono diventate sempre più difficili per via delle restrizioni a cui le Ong sono purtroppo ormai soggette.
Da gennaio 2014 al 20 settembre 2018 oltre 17 mila migranti hanno perso la vita o sono risultati dispersi nel nostro grande Mare Mediterraneo. Che queste cifre scuotano le coscienze e la politica!
In controtendenza, s’impone all’attenzione di tutti come un caso di accoglienza e come esempio di integrazione la vicenda di Rumon Siddique, un giovane indiano di 27 anni che per anni ha lavorato in strada vendendo rose, come i tanti che incontriamo sistematicamente ai semafori. Oggi però Rumon è un brillante laureato in medicina grazie ad una forma di accoglienza che assomiglia all’adozione e grazie ad un incontro personale casuale ma determinante con il Professore Nicola Carlisi, docente universitario presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo, scomparso nel settembre scorso. Il Professore e sua moglie lo avevano aiutato nell’ambito di un progetto denominato “Concretizza i tuoi sogni”.
Rumon dice che sono stati degli “Uomini-angeli” ad aiutarlo: c’è stato dunque qualcuno che si è interessato alla sua persona e gli ha pagato gli studi, qualcun altro gli ha dato una casa e un altro ancora un contributo mensile. E come in una favola a lieto fine, nei mesi scorsi Rumon si è laureato a pieni voti, peraltro con una menzione speciale, e si è anche fidanzato con Federica, sua compagna di studi. Ora spera di potersi specializzare in Cardiologia perché la vita continua e va vissuta fino in fondo, quando hai la possibilità di farlo.
In alto, al di sopra di tutto affinché possa entrare nel profondo del cuore di ciascuno di noi, risuonano le forti e chiare parole di Papa Francesco in occasione della benedizione Urbi et orbi sul significato del Natale:”E che cosa ci dice quel bambino, nato per noi dalla Vergine Maria? Qual’è il messaggio universale del Natale? Ci dice che Dio è Padre buono e noi siamo tutti fratelli. Questa verità sta alla base della visione cristiana dell’umanità. Senza la fraternità che Gesù Cristo ci ha donato, i nostri sforzi per un mondo più giusto hanno il fiato corto, e anche i migliori progetti rischiano di diventare strutture senz’anima. Per questo il mio augurio di buon Natale è un augurio di fraternità…E così, con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l’amore, l’accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti siamo fratelli in umanità!”
Susanna Primavera