Quale poeta, se non il Poeta, Dante Alighieri, può parlarci dell’amore, senza farci commuovere per il modo in cui esprime il sentimento tra uomo e donna? L’esperienza concreta e vera, di tutta la vita, grazie ad una donna, Beatrice, lo ha sicuramente ispirato.
Ma, attenzione, non tutto l’amore si può giustificare, se non è illuminato dall’Amore più alto che ci sia.
L’esempio più evidente si trova nel V canto dell’Inferno, siamo nel girone dei lussuriosi e, tra vari personaggi che vagano tormentati da una “ bufera che mai non resta”, due soli ancora abbracciati sono travolti dal vento, Paolo e Francesca.
Siamo di fronte ad uno dei canti più fraintesi del Poema: ricordo benissimo quando, da giovane studentessa del Liceo, a 16 anni, una volta letti i versi immortali, piansi per la commozione pensando al sentimento che “ legava per sempre i due amanti”!
L’interpretazione romantica è quanto di più lontano dal vero messaggio che Dante voleva offrirci
Come si spiega allora il turbamento di Dante di fronte ai due innamorati? “ E caddi, come corpo morto cade”. Non è il poeta dell’amore?
L’amore bello e buono ma non sempre
Se l’amore è il punto nodale dell’esperienza umana, perché riflesso dell’Amore grande di Dio, c’è però il rischio che si possa trasformare da divino in diabolico quando, per esempio, resta centrato su se stesso, in una dimensione, per così dire, orizzontale. Cioè l’amore umano può “ errare”, ci dice il sommo Poeta.
Continuiamo con l’esempio di Paolo e Francesca:
” Quali colombe dal disio chiamate/con l’ali alzate e ferme al dolce nido” e più avanti “ quanti dolci pensieri, quanto disio/menò costoro al doloroso passo”: il disio/desiderio, parola chiave, viene attribuito ai due giovani amanti paragonati a colombe e poi ripreso, successivamente, da Dante, nella terzina che parla del dolore.
Il desiderio sottoposto al dubbio
Per chi non ricorda forse l’episodio, stiamo parlando di un amore adultero e non possiamo credere che il nostro autore tenti di giustificare la scelta di tradire il coniuge. Infatti, quando Dante chiede a Francesca come conobbero “ i dubbiosi disiri “, non vuole miseramente conoscere i dettagli di una relazione trasgressiva, ma chiede se, dal punto di vista morale, qualcosa di bello e buono come l’amore possa trasformarsi in motivo di perdizione.
Quindi, il desiderio d’amore è bello e dolce, ma è “dubbioso” perché sottoposto al vaglio della libertà propria dell’essere umano di aderirvi, qualora si intravveda il dubbio che esso non sia anche giusto. Dubbio che può assalire se si interroga la propria retta coscienza, illuminata non solo dalla ragione terrena, ma alla luce del messaggio divino.
” Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta e’l modo ancor m’offende,
Amor ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.”
La fine tragica dei due amanti è per noi, ancora oggi, un monito: non basta amore a giustificare le scelte, quali che esse siano.
L’amore, quindi, può portare a morte, non tanto alla morte corporale, ma a quella spirituale, propria di chi, appunto, viene relegato all’Inferno per sempre, come Paolo e Francesca.
Sarà grazie a Beatrice che Dante troverà la strada dell’amore vero e giusto.
In nome dell’amore non tutto è lecito
Talvolta si sente dire “ basta che ci sia l’amore “, per esempio per la pratica dell’utero in affitto, o delle adozioni per le persone gay. Serve invece, senz’altro, il discernimento, per poter capire se quello che ci viene presentato dalla società come “ amore” abbia la marca della bontà e della bellezza, se possa davvero contribuire alla crescita interiore e alla ricchezza di chi si trova coinvolto, ma non solo, di tutti coloro che incontrano tale esempio di amore. In altre parole, e in ultima analisi, anche se sia un vero bene per la società.
Vittoria Criscuolo
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