“Le “famiglie gay” non esistono, no al riconoscimento dei figli”. Chi lo sostiene? Il Ministro Fontana, proprio oggi in audizione in commissione: “La maternità surrogata è una pratica non consentita dalla legge e contro l’interesse del bambino”. Tali argomentazioni da sole dovrebbero chiudere qui la questione, se non fosse che in Italia, da tempo ormai, le sentenze di alcuni giudici surrogano vuoti legislativi o si adeguano alla mentalità corrente.
Il problema delle “famiglie gay” non è, come si potrebbe pensare, ideologico, bensì legato piuttosto all’ interesse della componente più fragile della storia, cioè il bambino. Un innocente che non ha bisogno solo di essere amato, come si pensa da più parti, ma che ha bisogno di un contesto armonioso ed equilibrato nel quale poter crescere, per poter sviluppare se stesso come un cucciolo d’uomo accompagnato da due persone complementari tra di loro: è la sintesi della grandezza dell’amore coniugale tra un uomo e una donna che, diventati una carne sola, si aprono con amore oblativo al figlio.
Le statistiche, invece, dicono che le relazioni di coppie omosessuali hanno una durata media molto più breve di quelle eterosessuali (già angustiate da separazioni e divorzi), quindi offrono minori garanzie di stabilità ai bambini: “(…)Le “relazioni fisse” omosessuali non sono paragonabili a quelle eterosessuali né per durata né per esclusività.
La Chiesa, madre e maestra, afferma la verità dell’amore sponsale tra un uomo e una donna da sempre,
Stupisce l’ostilità alle parole dell’attuale Pontefice, quando ha affermato l’attenzione per la famiglia eterosessuale e la sua unicità. Se c’è un Papa accogliente, aperto ai cambiamenti, questo è Papa Francesco!
Nella storia delle famiglie gay entra però, sommessamente, una seconda componente di fragilità, rappresentata dalla donna, la cosiddetta “madre surrogata”, che viene usata (proprio così, usata) dagli omosessuali per acquistarsi il bambino dei loro sogni. Sconcerta il silenzio delle femministe che non difendono le povere donne sfruttate per danaro, usate nella parte più nobile della loro femminilità e poi abbandonate. Il business domina la “produzione di bambini”, sia che si tratti di coppie di omosessuali (serve un utero in affitto) sia di lesbiche (servono i gameti maschili, quindi si ricorre alla fecondazione assistita).
Urge davvero una rivoluzione culturale, che riporti al centro la famiglia, l’unica possibile, quella formata da un uomo e una donna con i loro bambini.
Il Movimento per la Vita di Varese, da sempre, è accanto alla mamma, al papà, al bambino. Sosteniamo sempre la vita, dal concepimento, e la famiglia, auspicando più sostegni e accompagnamento a quelle in difficoltà.