LA LEGGE 194 È IMMORALE PERCHÉ L’ABORTO È L’ELIMINAZIONE DI UN BIMBO LA CUI ANIMA È DESTINATA ALLA LODE ETERNA DI DIO
Quali risvolti morali presenta l’uccisione dei bambini con l’aborto? Ci si occupa sempre, quando viene affrontato il tema della Ivg, della questione della “libertà”, della “autodeterminazione della donna”, della denatalità, del decremento demografico, dei problemi economici conseguenti…ci sono però dei risvolti di carattere morale nell’aborto che dovrebbero/potrebbero essere prioritari agli occhi di noi credenti.
Le cifre degli aborti: più di 63.653 bimbi eliminati nel 2021
I numeri dell’aborto nel 2021, ricavabili dalla relazione del Ministero della Salute sulla applicazione della legge 194/78, sono importanti:63.653 Ivg, più circa 10.000 illegali, più gli aborti statisticamente ipotizzabili a seguito dell’utilizzo delle pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo. Non stiamo parlando di interventi chirurgici generici, ma di azioni violente commesse su bimbi che, pur vivi e già concepiti, vengono smembrati e soppressi ( certamente in modo legale), ormai nell’omertoso silenzio della società tutta. Ma.
C’è un ma. Se si pensa ai risvolti morali tutto acquista una dimensione diversa.
L’immoralità dell’aborto volontario
Quando un uomo e una donna si uniscono con il rapporto sessuale, non compiono un atto indifferente: in fase fertile del ciclo femminile l’amore può dar vita ad un nuovo essere vivente appartenente alla specie umana. Dio crea l’anima a un bambino conseguentemente a quel gesto unitivo degli sposi in fase fertile: l’uomo nasce sempre perché Dio lo ha voluto chiamare
Intervenire nel processo di sviluppo dell’embrione per interromperlo significa interferire con la volontà di Dio, questa è la dimensione del peccato originale. Io al posto di Dio.
Ma nel bambino non nato, anzi nell’embrione, c’è già l’anima immortale creata da Dio, quindi l’aborto è esattamente l’eliminazione di una vita già formata con anima infusa da Dio al momento del concepimento, strappata alla vita sulla terra.
La vocazione del pro-life: evitare il Male e promuovere il Bene
Chi scopre in profondità la dimensione della vocazione al volontariato per la vita, ha come “ stella polare” la volontà di evitare il male, Male che ha un volto e un nome, molto chiaro per noi credenti.
La vocazione del pro-life consiste nel tentare di aiutare gli altri a realizzare il progetto che Dio ha per loro sulla terra che, si può pensare, sia di creare, e non distruggere, corpi innocenti. Ecco il motivo per cui, da parte dei credenti, non si può accettare di non intervenire, a livello normativo, sulla questione dell’aborto, non si può affermare, con superficialità, “ non vogliamo toccare la legge 194”. ( l’unica azione di rilievo fatta in merito a eventuali modifiche della legge 194 si deve alla proposta di legge “ Un cuore che batte”, come si può leggere qui e qui)
Noi pro-life abbiamo molto chiara questa “ mission” e portiamo il nostro – assai- piccolo contributo alla causa della salvezza delle anime.
I numeri dei bimbi non nati strappati al destino di morte, con l’aiuto dei volontari del Movimento per la vita (di Varese ma in generale di tutti i Cav italiani), sono irrisori, rispetto al numero dei piccoli trucidati dall’aborto, sono la piccola pietra (una minuzia) che però può divenire un fatto grande se la si considera come parte di una cattedrale: la cattedrale del Bene. Alla luce di tutto ciò, ogni volta che si nomina la parola
“ aborto”, balza subito davanti agli occhi lo scempio che viene fatto del bambino, la violenza che subisce la donna. Dante così fa dire a un peccatore: “perché mi schiante? Perché mi scerpi ?” (13mo canto dell’ Inferno, suicidi).
Aborto: Evangelium Vitae e San Giovanni Paolo II
L’immoralità dell’aborto è stata denunciata a chiare lettere dal grande Papa San Giovanni Paolo II, nell’ enciclica Evangelium Vitae, al capitolo 62:
«Di fronte a una simile unanimità nella tradizione dottrinale e disciplinare della Chiesa, Paolo VI ha potuto dichiarare che tale insegnamento non è mutato ed è immutabile (Humanae Vitae 14). Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi —che a varie riprese hanno condannato l’aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina— dichiaro che l’aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale (cf. Lumen Gentium 25)»
Aborto: l’analisi di Padre Lino Ciccone
Risulta interessante l’analisi compiuta dal teologo Padre Lino Ciccone, nel passaggio qui riportato ( articolo integrale : https://www.clerus.org/clerus/dati/2000-11/20-7/03.html ):
“L’effetto dirompente sulla società della diffusa legalizzazione dell’aborto, specialmente quando giunge, anche solo surrettiziamente, a configurarsi come liberalizzazione, trova nell’enciclica una prima e incisiva denuncia nei termini di paradossale passaggio dell’aborto, «nella coscienza collettiva» da delitto, a diritto (cfr. EV 11). E questo, proprio in una società che ha il vanto di aver riscoperto, e solennemente proclamato, i diritti dell’uomo come diritti originari di ogni essere umano, che lo Stato deve riconoscere e proteggere in tutti senza alcuna discriminazione. Con una tragica e «sorprendente contraddizione», il primo e fondamentale di tali diritti, quello alla vita, viene invece proclamato e calpestato, «in particolare nei momenti più emblematici dell’esistenza, quali sono il nascere e il morire» (EV 18).
La qualifica di «contraddizione» rischia di far pensare solo ad una violazione delle leggi della logica. Anche se in essa è implicata una valutazione morale. Un agire contraddittorio è evidentemente irrazionale, perciò in contrasto con la dignità della persona. Ma qui il soggetto è lo Stato e la società democratica; l’iniquità di ogni legge che pretende di legittimare l’aborto emerge in un’altra prospettiva: quella propria dell’etica sociale e politica. L’argomento, nell’Enciclica, trova un primo e breve accenno nel primo capitolo, precisamente nell’analisi delle cause della denunciata contraddizione (EV 19-20). Vi si trova già la forte espressione «Stato tiranno», nei confronti di ogni Stato «che presume di poter disporre della vita dei più deboli e indifesi, dal bambino non ancora nato al vecchio». Mentre, delle leggi che lo autorizzano, è detto che «siamo di fronte solo a una tragica parvenza di legalità», e «la democrazia… cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo»; anzi, vengono «innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di una autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale» (EV 20). Ce n’è più che a sufficienza per qualificare la legalizzazione dell’aborto come un crimine contro l’umanità e contro lo Stato.”
La legge 194/78 è immorale, quindi inaccettabile per i cattolici
In conclusione, la legge 194/78 va considerata altamente iniqua dal punto di vista sociale, ma anche sicuramente immorale, pertanto, nessun cattolico che si definisca e creda in coscienza di essere tale, potrà mai accettarla o considerarla accettabile.
Vittoria Criscuolo
Se sei in difficoltà per la gravidanza scrivi sulla chat del Movimento per la vita di Varese.
Non sei sola!