Il piccolo Alfie ha finito di vivere. Quale eredità lascia?
Non nascondiamocelo: lascia un’eredità di grande dolore in tutti noi. Per giorni e giorni abbiamo pensato a questo piccolo, ai suoi genitori, chiedendoci come avessero trascorso la notte ( direbbe l’Innominato “E la notte? La notte…oh la notte! No, no, la notte!”).
L’abbraccio di un popolo senza confini avrà forse lenito in parte la sofferenza dei due genitori, ma i signori Evans, comunque, hanno affrontato il cumulo di dolore con le loro forze e il loro cuore. Chi di noi ha provato sofferenze, lutti, malattie gravi, sa quanto importanti siano gli affetti, gli amici, il sostegno della gente; però, alla sera, quando tutto si spegne, il dolore è ancora lì, e penetra sordo nel profondo.
L’eredità che lascia il piccolo Alfie è quindi un’eredità di dolore. Un dolore ora non più emotivo, ma razionale, inorridito di fronte allo strapotere delle istituzioni. Ce lo spiega Mons. Crepaldi, arcivescovo di Trieste, suggerendo di ricorrere alla ragione, al diritto naturale, che impone di preservare la vita degli innocenti e impedire allo Stato di sostituirsi ai genitori nell’individuare il bene del proprio figlio.
Come possiamo trasformare questo dolore in cultura? Il Vangelo, la Chiesa, Mater et magistra, ci insegnano che il male ha un senso nella vita degli uomini, e avrà avuto senz’altro un senso nella vita dei giovani Kate e Tom . Il male però si è diffuso tra tutti noi che abbiamo accolto e conosciuto le sofferenze del piccolo: come possiamo far sì che ne derivi un bene, che non prevalga questa cultura di morte?
Testimoniamo ovunque, nei nostri ambienti lavorativi, nelle istituzioni, nel mondo quotidiano, nelle nostre famiglie, quale grande valore sia la vita, dal concepimento al suo spegnersi naturale. Diventiamo operatori a favore della vita, opponiamoci all’indifferenza, che vige sovrana nella società. Consapevoli del privilegio di essere cristiani cattolici, di essere cittadini italiani, diffondiamo la cultura della vita, che si opporrà alla cultura della morte, senz’altro vincendo, perché “Non praevalebunt”!
“I giovani del Movimento per la vita Italiano con i responsabili Irene Pivetta e Marco Alimenti, insieme alla Presidente Marina Casini Bandini e al Segretario Generale Giuseppe Grande, riuniti a Padova in occasione del 35mo seminario Quarenghi primaverile, esprimono addolorati e indignati tutta la loro vicinanza a Kate e Tom per la morte del piccolo Alfie. Una vicenda che deve continuare a farci riflettere sul valore della vita umana, sul rispetto della maternità e della paternità, suo compiti della medicina e del diritto. Il piccolo guerriero italiano ci ha fatto capire quanta forza c’é nella vita fragile. Un mistero immenso che ci supera, ci stupisce e ci rende grati di esistere. Il sacrificio di Alfie, vittima di una terribile deriva statalista che pretende di discriminare tra vite degne e vite non degne, possa far comprendere che in ogni esistenza umana, dal concepimento, in qualunque circostanza, la dignità é sempre presente con la stessa intensità uguale per tutti. Grazie, Alfie!”
Prendiamo occasione da questo male, che ha generato tanto dolore, per proporci come parte attiva nelle associazioni di volontariato che operano per la vita. E rendiamo, con Mons. Negri, l’onore delle armi al piccolo Alfie!