Le ricerche scientifiche

Illuminante per capire le differenze tra uomini e donne, una pubblicazione di Tonino Cantelmi e Marco Scicchitano dal titolo “Educare al femminile e al maschile”, sia sotto il profilo educativo che psicologico (2013, Ed. Paoline). Entrambi gli autori sono psicoterapeuti, inoltre Cantelmi è uno psichiatra e Scicchitano uno psicologo. Le domande di fondo che il libro pone sono: che cosa è femminile? Che cosa è maschile? Essere “diversi” equivale a dire che si è portatori di un “valore” che ha un peso diverso? Gli autori portano i risultati di recenti tesi scientifiche e sociologiche e concludono con indicazioni di tipo educativo rivolte ai genitori e agli educatori, in senso lato.

Ciò che emerge di importante è che vi sono delle differenze scientificamente fondate, in termini neurofisiologici e psicologici, tra maschi e femmine. Ciò dovrebbe contribuire a scardinare innanzitutto lo stereotipo comune, purtroppo ancora attuale, che vede le donne sostanzialmente inferiori rispetto agli uomini.

Per secoli l’androcentrismo (l’ affermazione della superiorità dell’uomo sulla donna) ha attraversato tutti i campi della cultura, dalle scienze alla politica, alla religione, all’educazione. Basti pensare al pensiero di P.P.Broca, il neuroanatomista celebre per avere individuato l’area del linguaggio nell’emisfero cerebrale sinistro. Nel 1861 egli dichiarava che, essendo la donna notoriamente meno intelligente dell’uomo, poteva essere veritiera l’ipotesi che la piccolezza del suo cervello dipendesse dalla sua inferiorità fisica unita a quella intellettuale.

La reazione del femminismo

In epoca moderna, la reazione del femminismo ha portato grandi cambiamenti di mentalità e dopo la fine della seconda guerra mondiale la visione tradizionale androcentrica è stata seriamente messa in discussione e il risultato politico sociale è stato il diritto al suffragio “universale”.

Un altro tema molto attuale in questo momento storico sono gli stereotipi di genere, quando si afferma ad esempio che le inclinazioni/preferenze maschili e femminili sono frutto di condizionamento culturale ed educativo e non sono “naturali”. Se maschi e femmine venissero lasciati scegliere senza condizionamenti i colori rosa e celeste, ad esempio, non sarebbero più i preferiti rispettivamente dalle femmine e dai maschi.  Per fare chiarezza su questo fronte, occorre lasciare da parte l’ideologia e ascoltare quanto ha da dirci in merito la biologia. Secondo quest’ultimo approccio, molto concreto, scopriamo infatti che uomini e donne sono diversi “costituzionalmente”. Ma occorre precisare che con il termine “diversi” non si deve intendere “ineguali” o “ingiusti”; anzi, è vero proprio il contrario: ogni peculiarità arricchisce l’altro.

Marte e Venere, lo yin e lo yang; è probabilmente questa la diade che ha permesso lo sviluppo della specie umana. Attraverso un taglio analitico psicologico/neurobiologico gli autori lo spiegano molto bene.

La domanda da cui partire è la seguente: le differenze sessuali nell’anatomia del cervello tra uomo e donna, corrispondono a differenze nelle “funzioni” cerebrali? Esistono differenze significative nel modo in cui  maschi e femmine “sentono” o in come   “apprendono”? E per quanto riguarda la loro intelligenza? È il modo di relazionarsi e di innamorarsi?

La finestra sul mondo: i cinque sensi

Vista

Rosa e blu sono ancora le rispettive preferenze delle bambine e dei maschi. Alla domanda se uomini e donne vedono le stesse cose dobbiamo rispondere di no! Le ricerche mostrano differenze significative: i maschi hanno una retina più spessa, ricca di cellule M, mentre le femmine hanno una retina più sottile e con una maggiore densità di cellule P. Le cellule M sono maggiormente sensibili ai colori con tonalità “fredde” come il blu, l’argento, il grigio e anche ai movimenti. Le cellule P invece sono dedicate alla ricezione degli stimoli relativi al colore nelle tonalità “calde” come il rosso, l’arancione, il giallo e il verde. Lo spassionato amore delle bambine per il rosa e dei bambini per il blu, potrebbe quindi non avere solo radici culturali ma anche neurofisiologiche. Alla luce di quanto appena detto, nella sua nuova collezione di abiti per bambini all’insegna del colore nero e del macabro, Celine Dion ha decisamente fatto un buco nell’acqua. Ella intende forzare le naturali preferenze di colore dei bambini verso il “dark”? E’ solo una trovata commerciale?

Le differenze nel sistema visivo maschile e femminile corrispondono a delle preferenze rispetto a ciò che si vede, alle qualità che si notano e apprezzano nelle cose e nelle persone, a inclinazioni specifiche. Queste differenze si riflettono anche nella scelta dei giocattoli. Le bambole, dagli abiti colorati caldi, con occhi e bocca sorridenti sono preferite dalle bambine, mentre i loro coetanei maschi amano giocare con la palla, o con le macchinine: giochi che si muovono e che devono essere seguiti con lo sguardo e magari rincorsi e acciuffati…

L’udito

Le bambine hanno un udito migliore per la musica, o quantomeno, per determinate frequenze. Diversi studi infatti evidenziano come l’udito femminile sia più sensibile di quello dei maschi, specialmente nella gamma delle frequenze che va dai 1000 ai 4000Hz, che tra l’altro è anche la gamma fondamentale per la discriminazione dei suoni nel linguaggio parlato. Inoltre la reazione cerebrale all’ascolto di suoni all’interno di questa gamma è nelle bambine neonate superiore dell’80%. Questa differenza tende ad aumentare nel corso dello sviluppo…

Il libro di Cantelmi e Scicchitano prosegue confrontando le differenze tra maschi e femmine nell’ orientamento, nella consapevolezza di sé, nell’intelligenza, nei sentimenti, nell’autostima, nelle relazioni ma l’aspetto che salta di più agli occhi è la differenza nella sessualità e nell’amore.

Arturo Giacometti “Uomo e donna”

Testosterone e ossitocina: quella strana coppia

Tra tutte le differenze maschili e femminili, è nei confronti dell’amore che vi è la differenza più marcata. Guardando agli uomini, le donne danno importanza soprattutto alle capacità maschili nella professione, alla abilità di relazione e meno all’aspetto fisico. Gli uomini guardano principalmente al corpo e alle caratteristiche fisiche della donna. Sono interessati più a fare sesso che non l’amore, mentre le ragazze invece hanno grandi aspettative romantiche verso la relazione amorosa.

Oggi va di moda “agganciarsi” per avere rapporti sessuali in cui è chiaro a entrambi che non ci deve essere nessun coinvolgimento, nessuna aspettativa di intimità o responsabilità, cioè fare sesso senza amore in modo molto esplicito. Una decisione spesso frutto del momento, senza il peso e la fatica di una relazione. Molto spesso il rapporto sessuale consiste nel sesso orale, non reciproco e finalizzato al soddisfacimento esclusivo del maschio. Le ragazze vivono spesso esperienze sessuali che le deludono profondamente: “Mi fa sentire sporca, come se volesse solamente usarmi, usare il mio corpo. Come se poi, alla fine, io non fossi lì. Mi sento come se stesse solamente masturbandosi, usando me come una specie di rivista porno.” Esse apprezzano e gustano l’intimità fisica quando viene vissuta all’interno di una relazione d’amore completa, fatta di condivisione, interesse personale, stima.

Le basi fisiologiche di questa differenza le troviamo a livello neuroendocrino in quanto l’ormone coinvolto nell’esperienza sessuale delle donne è l’ossitocina, lo stesso che viene rilasciato durante il parto. La stessa struttura del cervello della donna sembra esservi predisposta, avendo i circuiti cerebrali dell’ossitocina più estesi rispetto a un cervello maschile. Gli effetti del rilascio di ossitocina sono: predisposizione alla cura, alla tenerezza, all’amore insomma! Non avviene lo stesso per i maschi per i quali l’ormone rilasciato durante l’attrazione sessuale è il testosterone, lo stesso che media i comportamenti aggressivi.

Il primo studio di brain imaging che ha comparato il cervello maschile e quello femminile durante l’eccitamento sessuale è del 2002. I maschi hanno mostrato molte attivazioni in zone alla base del cervello, come il talamo e l’ipotalamo, mentre l’attivazione femminile si estendeva di più nella corteccia cerebrale. Questi risultati suggeriscono che le esperienze sessuali nelle donne coinvolgono anche  altre parti della loro personalità e sono connesse con gli altri contenuti della loro mente e fondano la convinzione che il desiderio sessuale femminile sia rivolto non solo all’atto sessuale, ma anche ai suoi esiti e conseguenze. Per i maschi, invece, il desiderio sessuale è prevalentemente orientato all’atto stesso e non coinvolge altre dimensioni della personalità non prevedendo una necessaria relazione significativa con l’altra persona.

Cionostante, nel corso dello sviluppo, della crescita della personalità, vi sono pulsioni, bisogni, scelte e desideri che vanno ben oltre la dimensione istintiva. L’educazione a vivere la sessualità come un atto non masturbatorio, ma relazionale, condiviso e aperto all’altro è un traguardo per i ragazzi più di quanto lo sia per le ragazze e rappresenta per loro una competenza importantissima senza la quale sarà per loro difficile stabilire e coltivare rapporti significativi, duraturi e appaganti. Certo, la nostra società ipersessualizzata che offre il porno a portata di click, non aiuta.

 

Educare al femminile e al maschile nelle istituzioni

E’ l’ultimo capitolo del libro e parte dalla constatazione che le linee guida delle scuole di formazione non sono al passo con quanto scoperto in questi decenni. Le differenze tra maschi e femmine non sono state adeguatamente divulgate e rese note al corpo insegnante che continua ad avere aspettative inadeguate nei loro confronti. Invitiamo pertanto tutti alla lettura di questo testo-guida nell’educazione, uno strumento prezioso e attuale importante per gli educatori in famiglia, a scuola e nella società.