Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso sono per molti, soprattutto i giovani, concetti ormai sconosciuti, mentre le persone più mature li ricordano ancora.
Dopo il Concilio Vaticano II, il Magistero ha orientato il focus verso i temi dell’“uomo contemporaneo”, spingendo a trattare argomenti che potessero interessarlo. A ciò si è aggiunto l’influsso del movimento del ‘68, che ha evitato di parlare di vecchiaia e morte, insieme al buonismo, spesso frainteso, che sostiene un’immagine di Dio che perdona sempre e solo, basata su una misericordia mal interpretata.
I Novissimi e il desiderio di conoscere la propria fine
Infatti, le generazioni attuali, in particolare quelle prima dei 60 anni, hanno dimenticato i Novissimi: non solo come concetto, ma anche come tema di predicazione. Basta confrontare la lunghezza dei racconti evangelici della Passione di Cristo con quelli della Risurrezione.
Cosa significa oggi, parlare dei Novissimi? L’uomo – io, te, tua moglie, i tuoi figli – pur vivendo immerso nelle relazioni, nei piaceri, nei dolori e nelle attività quotidiane, quando si ferma a riflettere, desidera conoscere il proprio futuro, la propria fine.
Poiché si cerca la felicità, si vuole anche comprendere il senso della morte. E dato che si è assetati di giustizia, si cerca una risposta che dia senso alle esperienze di vita, con la speranza che, in qualche modo, i conti tornino.
Le cose ultime, dunque, sono ciò che interessa davvero! Questo non significa trascurare le cose penultime, ovvero quelle della vita quotidiana. Ma, nei momenti di difficoltà, esse non bastano. Ed è proprio questo che ci ricordano i nostri cari defunti: magari, proprio perché li amavamo, li abbiamo fatti soffrire, e ci taglieremmo un braccio per averli ancora un momento con noi e chiedere loro perdono.
Morte
La morte, come dice il Beato Josemaria Escrivà, non è un passo spaventoso. È una porta che si apre verso l’Amore, con la “A” maiuscola, verso la felicità, il riposo e l’allegria. Non è la fine, è l’inizio! Per un cristiano, morire non è morire, è vivere! Vivere con la “V” maiuscola.
Confrontiamoci con la morte. Guardiamola in faccia. Consideriamola, perché è inevitabile. Perché
Giudizio, particolare e universale
Il Giudizio particolare è quello a cui ogni persona è sottoposta subito dopo la morte. In quel momento, la nostra anima verrà presentata davanti a Dio, e avremo l’occasione di rivedere la nostra vita, comprendendo i nostri errori e i nostri meriti. Satana e i demoni ci accuseranno, mentre i santi, la Madonna e gli angeli saranno i nostri difensori.
Il Giudizio universale avverrà al ritorno glorioso di Cristo, quando Dio pronuncerà la sua parola definitiva su tutta la storia. Solo il Padre conosce l’ora e il giorno di questo evento.
Paradiso, Purgatorio, Inferno
La mistica Maria Valtorta descrive i tre stati con l’immagine del fuoco:
- un fuoco d’amore per il Paradiso,
- un fuoco purificatore per il Purgatorio,
- un fuoco di tormento per l’Inferno.
Gesù parla spesso del Regno dei Cieli, ma più che come luogo fisico, si riferisce a una condizione dell’anima e del corpo, che risorgerà anch’esso.
Il Purgatorio
Il Purgatorio non è tanto un “luogo” quanto un “fuoco interiore” che purifica l’anima, rendendola capace di contemplare Dio. Santa Faustina, in una sua visione, descrive così il Purgatorio: “Mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza poter aiutare se stesse: soltanto noi possiamo farlo.”
L’Inferno
La possibilità dell’Inferno è legata alla libertà che Dio ha donato all’uomo. Essa non è una farsa: Dio non ci costringe a stare con Lui. Se lo facesse, sarebbe un burattinaio. Dio rispetta talmente la nostra libertà che accetta persino che l’uomo lo rifiuti, sia in vita che per l’eternità.
L’Inferno è l’ultima conseguenza del peccato, che si ritorce contro chi lo ha commesso. È la condizione definitiva di chi respinge la misericordia di Dio, anche nell’ultimo istante della propria vita.
Il Paradiso
In conclusione.
Parlare dei Novissimi oggi non è solo un atto di fede, ma un gesto di amore e verità verso l’uomo contemporaneo, che, pur immerso nelle distrazioni quotidiane, non può sottrarsi alle domande ultime che riguardano la sua esistenza. Morte, Giudizio, Inferno e Paradiso non sono concetti astratti, ma realtà che danno senso alla vita e alla ricerca della giustizia e della felicità.
Riscoprire queste verità ci permette di affrontare la vita con uno sguardo diverso, più profondo e consapevole. Ci ricordano che, oltre al presente, esiste un futuro eterno, che ci attende e che, per chi vive nella grazia di Dio, è un futuro di pace e di gioia infinita. Non c’è nulla di più consolante per il cristiano che sapere che la morte non è l’ultima parola, ma solo l’inizio di un cammino verso l’Amore eterno.
Don Andrea Tosca
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