Votare contro la pratica dell’utero in affitto dovrebbe essere un imperativo categorico: le persone non sono un bene disponibile. Non si possono comprare e vendere come al tempo degli antichi Romani, quando gli schiavi erano “res nullius” ed avevano un prezzo. Sembra invece che la riduzione della persona a merce sia ancora possibile, visto che in varie parti del nostro pianeta, è legale “affittare” la parte più intima (l’utero) di una donna, inserirci un “inquilino” (l’embrione) ottenuto a seguito di compravendita di un “libro” che contiene la storia delle due famiglie (i gameti maschili e femminili), vendere poi il “prodotto” così ottenuto (il neonato).
Possibile che non ci sia svantaggio per nessuno? Se così fosse, perché allora non renderla una pratica obbligatoria?
E invece c’è qualcuno che non ci guadagna:
* non ci guadagna la donna, che viene pagata e riceve danaro per privarsi di un bimbo che ha portato nel ventre per nove mesi, che ha sentito muoversi e cullarsi dentro di lei; la donna che rinuncia soprattutto ad un pezzetto della propria umanità, fingendo con se stessa di non aver provato alcun sentimento nel proprio cuore per quella creatura. Trasformata in una incubatrice, perde il diritto di parola sulla maternità, sua suprema ricchezza.
* non ci guadagna l’uomo, che per seguire il proprio egoismo sfrutta il corpo di una donna, spesso in difficoltà economica; l’uomo che rinuncia ad essere un Uomo vero, che sarebbe disposto ad affrontare l’impossibilità di avere figli e a trasformarla in qualcosa di nobile.
*il bambino però , in tutta questa triste storia, è il vero perdente: perde la mamma, per sempre. Il bambino non saprà mai chi lo ha generato, non potrà mai sperimentare una storia d’amore con la “prima donna” della sua vita. Resterà sempre un’incompiuta, con una vita degna di essere vissuta ma priva della logica della famiglia. Ed eventuali fratelli? Li cercherà per sempre, nell’ansia di ricostruire in qualche modo l’albero della sua vita, come dimostrano i siti americani popolati di figli di surrogate alla caccia disperata dei propri padri, delle proprie radici.
Votiamo “no” alla barbarie del XXI secolo, contro la pratica dell’utero in affitto, frutto di una tecnica nata per la fecondazione assistita dei bovini e delle mucche e trasferita all’essere umano !