Intanto, chiariamo i termini: “omosessuale”, non “gay”: una persona che ha un diverso orientamento sessuale, ma che non ne fa una bandiera di rivendicazioni.
E rispetto, innanzitutto: perché la persona è quanto di più nobile e perfetto sia stata creata.
Grande personalità, spesso profonda sensibilità, cultura, sobrietà, educazione e gentilezza, questa la mia esperienza personale di incontro con le persone omosessuali, adulte e giovani.
Ma. C’è un ma. Quelli che conosco io sono del tutto diversi da quelli che si vedono in TV, che urlano spesso in modo sguaiato, offendendo la religione, o chi non la pensa come loro, o pretendendo diritti, magari sostenuti da una lobby. Quali diritti? Per esempio, quello di avere un bambino, come se fosse un figlio loro, usando il ventre di una donna, pagata profumatamente. “Comprandosi un bambino”, insomma.
Ecco, queste persone, gay, creano problemi anche all’immagine degli omosessuali: pretendono di realizzare una pseudo-famiglia, usando tutto quello che serve per raggiungere l’obiettivo, quindi servendosi anche di un’altra persona, di una donna la quale, talvolta per necessità (ma non sempre) presta il proprio ventre per una gravidanza non naturale. Donne spesso povere che, in cambio di danaro, poi, consegnano il loro bimbo a degli sconosciuti, che si arrogano il diritto di paternità cancellando la figura materna, così, con un colpo di spugna.
Ecco, il rispetto per queste persone, o meglio, per le decisioni e per le scelte di queste persone, per me è impossibile. Perché ci sono in ballo i diritti di altri, più fragili: la donna, usata come un “forno” (come dicono negli USA, leggi l’articolo del “The Guardian”), e il bambino, privato del diritto di avere una mamma, la sua mamma, che lo accudisca e lo coccoli, come solo la mamma sa fare.
Mi riesce inoltre difficile pensare con rispetto a questa scelta, anche perché detesto il business sulle persone: il mare di denaro (dai 30.000 euro in su) richiesto da queste aziende, che usano donne e bimbi per i loro affari, come documentato dall’associazione Steadfast Onlus in questo video sulla maternità surrogata. No, grazie.
Rispetto, invece, per l’omosessuale che è, prima di tutto, una persona; allora, perché mai bisognerebbe distinguere tra omosessuali ed eterosessuali?