Il Catechismo dell’Iniziazione Cristiana: Riscoprire la Tradizione per una Fede Viva

Negli ultimi cinquant’anni, il modello catechistico introdotto a partire dagli anni ’70 ha puntato tutto sull’idea di “fare esperienza di Gesù”. Tuttavia, i risultati di questo approccio, che rifiutava un insegnamento strutturato in favore di una trasmissione più emotiva e informale della fede, sono stati spesso deludenti. Lungi dal portare frutti, questo modello si è rivelato inadeguato, contribuendo a un progressivo svuotamento delle parrocchie e a una sempre più diffusa ignoranza della fede cattolica.

Un fallimento annunciato

In Francia e negli Stati Uniti, dove le derive di questo modello sono state più marcate, si nota oggi un significativo ritorno alla tradizione, con comunità più legate a un modello di fede solido e strutturato che stanno rifiorendo. Sono proprio queste parrocchie, fedeli alla liturgia tradizionale e a un approccio tomista, a richiamare numerose famiglie giovani con bambini piccoli. Si assiste al ritorno dei giovani a servire l’altare come ministranti, esclusivamente maschi, mentre le donne si dedicano al coro e alla musica liturgica, ruoli che esprimono la loro vocazione nella bellezza e nell’armonia del culto divino.

Al contrario, molte parrocchie e oratori che hanno abbracciato un modello più “moderno” e informale sono diventati luoghi di socializzazione senza radici spirituali: posti dove si mangia e ci si intrattiene, ma dove il senso del sacro è stato perduto. La liturgia è spesso lasciata in mano a volontari privi di formazione adeguata, con celebrazioni rabberciate, prive di cura e bellezza.

La lezione del mondo: la cura dello stile

Se entriamo in un ristorante ben gestito, notiamo immediatamente l’attenzione ai dettagli: l’arredamento, il servizio, l’atmosfera, persino il modo in cui i piatti vengono presentati. Tutto è pensato per comunicare accoglienza, ordine e qualità. Eppure, nelle nostre parrocchie sembra che la bellezza e la cura siano diventate optional. Gli ambienti sono spesso trascurati, affidati a qualche anziano volontario ormai stanco, mentre la liturgia è priva di ordine e dignità. È paradossale che sia il mondo a insegnarci lo stile, mentre nella Chiesa, che dovrebbe riflettere la gloria di Dio, tutto viene “buttato lì”, senza un reale impegno.

Un modello fallito: il “cristianesimo anonimo”

Il modello catechistico e pastorale ispirato al “cristianesimo anonimo”, dove si evitava ogni struttura per puntare su un approccio vago e inclusivo, ha fallito. Questo approccio, che voleva semplificare la fede, l’ha svuotata, lasciando molti giovani privi di radici. Non ci si forma alla fede con emozioni passeggere o esperienze superficiali, ma attraverso la conoscenza, la pratica e la preghiera.

La via di San Tommaso: un ritorno al realismo

San Tommaso d’Aquino ci insegna che la fede deve essere radicata nella ragione e nella realtà. È necessario ritornare a un catechismo che dia priorità all’insegnamento dei contenuti della fede: preghiere a memoria, dottrina, gesti liturgici. Non sono “vecchi ruderi”, ma strumenti che formano l’anima e il cuore dei bambini. La Chiesa non deve temere di proporre un modello che unisca mente, corpo e spirito in una liturgia bella e curata, perché è proprio questo che attrae le nuove generazioni.

Proposte per una rinascita del catechismo e delle parrocchie

1.Riscoprire la bellezza della liturgia

Le parrocchie devono tornare a curare la liturgia con attenzione e amore. La celebrazione eucaristica deve essere il cuore della comunità, non un evento rabberciato e improvvisato. Servono ministri preparati, canti adeguati, ambienti curati. La bellezza è una via privilegiata per avvicinare le anime a Dio.

2.Coinvolgimento delle famiglie

La trasmissione della fede deve partire dalla famiglia. È urgente promuovere momenti di preghiera familiare e offrire ai genitori strumenti per vivere la fede a casa. Le famiglie devono tornare a essere chiese domestiche, partecipando attivamente alla vita della comunità.

3.Una formazione seria e strutturata

Il catechismo deve tornare a insegnare le basi della fede: dalle preghiere fondamentali alla conoscenza del Credo, dai gesti liturgici al significato dei sacramenti. Questo non significa proporre un modello rigido o noioso, ma dare ai ragazzi strumenti concreti per vivere e approfondire la loro fede.

4.Ruoli chiari e tradizionali

Recuperare il senso del sacro anche nella distinzione dei ruoli: i giovani maschi come ministranti, le donne nel coro, ognuno con una funzione chiara e significativa. Questo non è discriminazione, ma riconoscimento di un ordine che riflette la bellezza e l’armonia volute da Dio.

5.Formazione liturgica e pastorale dei volontari

Non basta la buona volontà: chi si occupa della liturgia e del catechismo deve essere formato. Sacerdoti, catechisti e volontari devono conoscere ciò che fanno, affinché la comunità percepisca l’ordine, la bellezza e il significato profondo di ogni gesto liturgico.

Una fede radicata e vissuta

Il futuro della Chiesa non sta nel rincorrere mode passeggere o modelli vaghi, ma nel tornare alle sue radici, offrendo una fede che unisce mente, cuore e spirito. Solo un catechismo solido e una liturgia curata possono formare nuove generazioni di cristiani capaci di vivere e testimoniare la loro fede nel mondo. La sfida è grande, ma le comunità che stanno già rispondendo a questa chiamata mostrano che il ritorno alla tradizione non solo è possibile, ma necessario.

 

CASSIODORO