Il 28 ottobre 2022 alle ore 20.45, presso il Coro della Chiesa di San Francesco a Varese, si è tenuta una conferenza dal titolo: ” AAA utero in affitto cercasi – Dalla dignità al commercio nella maternità“, organizzata dal gruppo di associazioni Insieme per la Vita di Varese. E’ intervenuto il Prof. Mario Picozzi, docente di bioetica presso l’Università degli Studi dell’Insubria di Varese.

(Il tema della pratica dell’utero in affitto è stato trattato in questo sito anche negli articoli seguenti: articolo 1 e articolo 2)

Il Prof. Picozzi ha illustrato un tema davvero molto complesso, che può essere affrontato da diversi punti di vista: giuridico, antropologico o economico; il Professore, medico e bioeticista, ne ha colto le implicante etiche e ha chiarito i termini della questione, articolando la sua lezione in più parti:

Le definizioni

Innanzitutto va chiarito che vi sono 2 tipi di gestazione per altri, quella “tradizionale” in cui una donna mette a disposizione il proprio utero e il proprio ovulo e poi quella “gestazionale” in cui un embrione in provetta (che è stato formato in vitro) viene messo nell’utero di una donna, che dunque non ha un legame genitoriale con l’embrione. In genere, le varie nazioni hanno stabilito delle norme relative a questo secondo tipo.

Nella gestazione per altri di tipo GESTAZIONALE, vi sono poi 3 diverse tipologie:

omologa, in cui le persone coinvolte sono 3: madre genetica, padre genetico e donna che da’ l’utero;

eterologa parziale, in cui le persone coinvolte sono 4: padre intenzionale (non genetico), madre intenzionale, ovulo o sperma né della madre né del padre e donna che presta l’utero;

eterologa totale, in cui le persone coinvolte sono 5: uomo esterno, donna esterna, padre intenzionale, madre intenzionale e donna che presta l’utero.

Dal punto di vista economico, dentro questo spettro, vi è una doppia possibilità:

  • gestazione per altri gratuita
  • gestazione per altri a pagamento

Breve storia dell’utero in affitto

Va detto innanzitutto che da ormai 50 anni, nei laboratori di ricerca, si è trasferito sull’uomo quello che si faceva prima sugli animali.

Nel 1978 in Inghilterra, nasce Louise Brown, il primo neonato nato da fecondazione artificiale, una notizia che fece scalpore. La verità è che nella vita le cose “accadono” e poi se ne discute, ci si chiede che cos’è; per questa ragione il nostro pensiero è sempre in affanno. Orwell suggeriva, come metodo di indagine sulla realtà, di immaginare che cosa potesse succedere nel futuro e poi rifletterci sopra; per noi è il contrario.

La situazione europea è molto variegata, basti pensare al codice deontologico dei medici europei che è molto complesso. L’Unione Europea sostiene che lo stato di origine (la coppia) debba riconoscere il rapporto di filiazione ma non entra nel merito di una valutazione; chiede agli Stati di riconoscere l’affiliazione, a tutela del minore.

In Francia invece è il contrario, pubblico e privato sono totamente separati e ad es. l’eutanasia, il suicidio assistito, non è reato.

Le argomentazioni contrarie

Le ragioni contrarie sono tutte dell’area cattolica: c’è una finalità che non si limita alla corporeità ma va vista anche in relazione: nella persona umana, al centro della corporeità, ci sono le relazioni: io riconosco che sono io grazie all’altro; per primi vi sono la madre e il padre che mostrano al bambino un bene, che è il loro mondo. Pertanto:

– L’esperienza di essere figlio fa riconoscere di essere una persona. Qui l’idea decisiva è la dimensione della relazione che consente a me di riconoscere la mia dignità che sta nell’essere figlio (persona separata). Da questa dignità scaturisce il massimo rispetto per l’autonomia, che è la propria coscienza.

– A monte della relazione, uno non sa cosa sia bene o male, ma dentro la relazione lo capisce.Vien da chiedersi: come fa una donna a non riconoscere questa relazione, dopo aver portato il bambino in grembo per mesi e mesi?

Il figlio è compimento dell’amore di un uomo e di una donna. E’ la stessa esperienza vissuta nell’innamoramento: ti viene incontro un bene senza che tu abbia fatto nulla: succede. Qual’è la risposta a questo bene? In chiesa ci si sposa e si fa una promessa perché si da’ credito in anticipo, anche se non si sa come andrà a finire; semplicemente, ci si fida dell’altro reciprocamente. Anche nell’amicizia è così e si da’ fiducia all’altro. Il figlio ripercorre lo stesso tipo di esperienza perché è il compimento che riassume la promessa.

Il pensiero femminista

Il pensiero femminista è diviso: molti sono contrari perché tra sessualità e riproduzione non ci può essere scissione (madre sempre certa est). Rompere questo nesso tra gravidanza – parto – maternità, significa strumentalizzare sia la donna sia il bambino.

Se lei si fa “strumento” e per contratto rinuncia al bambino, costui verrà privato della relazione con la madre e con le sue origini. Questo fatto potrà ostacolare la sua identità personale. Il bambino infatti riconosce la voce della madre e del padre e percepisce i suoni, gli umori della mamma durante la gravidanza…

Il “dono” non è una merce e la donna un’incubatrice vivente, sfruttata soprattutto nei Paesi del Terzo Mondo. Si tratta di una specie di prostituzione che riafferma la subordinazione e lede la dignità della donna da parte del patriarcato: “prostituzione riproduttiva“.

Non è come l’ho desiderato perciò non lo voglio

Vi sono inoltre motivazioni legate alla litigiosità nella gestazione, come quando nel 2010 nacque in questo modo un bambino con Sindrome di Down, Gammy, e la coppia committente non lo volle più prendere con sé e rinunciò al bambino. La madre surrogata portò avanti comunque la gravidanza. In questo caso, il bambino non è più un dono perché è diverso da come lo si era immaginato e viene rifiutato.

Le argomentazioni a favore

Si riprende l’importanza della relazione: è solo la donna che porta il bambino che  deve decidere se portare avanti o no la gravidanza. Analogamente a quanto avviene nel “parto in anonimato”: si partorisce e si da’ il bambino in adozione. Qui la donna fa l’esperienza di essere madre?

La filiazione implica essere madre, padre. Il figlio non è un fatto naturale, umano, ma viene continuamente modificato a seconda di ciò che la società intende: la fecondazione assistita ha scardinato tutto.

La risposta non è l’oscurantismo della scienza ma è che ci sono delle evidenze umane che non vengono annullate dalla tecnologia.

Pagamento o dono?

C’è chi pensa anche che sia accettabile solo la fecondazione surrogata gratuita (es. sorella, parente) perché si può fare l’esperienza della gravidanza senza essere definita madre. Un’esperienza simile alla solidarietà, con la prossimità, in pratica ci si mette a disposizione dell’altro.

C’è invece chi pensa che sia giusto il pagamento ma è una forma di contratto che attirerà chi è nel bisogno. Si dice anche che in fondo ci sono lavori molto più logoranti, più umilianti rispetto a quello di mettere un utero a disposizione. Infine, si dice che se regolamentiamo il mercato, riusciamo a vincere ed evitiamo il mercato nero.

Conclusioni

La Costituzione Americana è basata sul concetto di felicità (leggi qui il nostro articolo sulla ricerca della felicità), la Costituzione Italiana è basata sul concetto di solidarietà, di chi va in soccorso di chi è in difficoltà.

Il Prof. Picozzi ha concluso la sua conferenza con la seguente considerazione: la vita è in sé spiritualità in atto, nella concretezza del lavoro quotidiano: il dono cambia la vita a chi da’ e a chi riceve. Quello che faccio agisce su di me, anche se lo faccio per altri.

Ci sembra di comprendere che sia il dono la modalità con cui si deve pensare ad un figlio, la logica del dono porta a considerare il figlio un bene che ci viene donato per sempre; un dono umano prezioso sul quale grande è la nostra responsabilità.

Il figlio è da accogliere, custodire e guidare attraverso l’impegno, il sacrificio, l’esempio e l’educazione alla realizzazione piena della sua umanità; essere genitori è principalmente questo, altra ragione per avere un figlio non c’è.

E’ bello e giusto avere un figlio quale essere umano e non merce, rispettando i suoi bisogni di bambino prima dei nostri bisogni di adulti, la sua dignità, la sua libertà.

Susanna Primavera