La pratica dell’utero in affitto diventi reato universale!

Affrontiamo oggi un tema di estrema attualità, una questione aperta: la pratica dell’utero in affitto (leggi nel nostro sito anche qui e qui) o, come si preferisce chiamarlo, “gestazione per altri” perché suona meglio, meno crudo e più neutro e di conseguenza, di primo acchito, più facile da accettarsi. Tuttavia, dobbiamo superare tale superficialità strumentale per andare più a fondo nella comprensione del problema: la posta in gioco è molto alta dal punto di vista valoriale e antropologico.

Per scrivere questo articolo, ci siamo ispirati alla trasmissione di Radio Maria, nella tavola rotonda del 2 aprile, del Prof. Francesco Agnoli, che aveva come ospite il Dott. Pino Morandini, magistrato, vicepresidente del Movimento per la vita nazionale.
Un onore per me e per la presidente del Movimento per la vita di Varese, prof. Vittoria Criscuolo, poter poi prender parte alla trasmissione per parlare dell’attività della nostra associazione sul web.

Quale giudizio morale?

Perché interrogarci sul fronte morale? Perché abbiamo scelto di procedere secondo un approccio personalistico  che ricerca il “bene oggettivo” per l’essere umano, cioè il bene fondato ontologicamente sulla Persona, intesa come un UNICUM, costituito da un’ANIMA e da una CORPOREITA’, come ci ha insegnato la filosofia fin dal suo nascere, con il grande filosofo Aristotele, peraltro un laico pienamente rispettoso della persona umana. Scansiamo quindi subito ogni visione utilitaristica dell’uomo.

Pertanto, il criterio di discernimento per ogni nostra scelta si basa su questo concetto.  Dobbiamo ragionare sulla “buona” scelta, la migliore, che abbia un valore per l’umanità, che sia positiva e costruttiva di bene.

Inoltre, dobbiamo anche pensare alle nostre responsabilità, al senso di rispetto e di difesa degli altri, dal momento che siamo uniti in realtà sociali e non viviamo isolati, come monadi che non comunicano, ma abbiamo società, leggi e ordinamenti da rispettare e giovani generazioni da educare.
Vogliamo ricordare che parliamo di responsabilità, perché la libertà da sola non esiste (leggi in merito qui), essa ci chiama a prenderci CURA del nostro prossimo; il nostro pensiero va subito al piccolo embrione che è chiamato a diventare bambino.

Noi tutti abbiamo una grande responsabilità, gli uni nei confronti degli altri, perché il nostro comportamento ha sempre delle conseguenze, con ripercussioni nel nostro ambiente e, più in generale, sulla società tutta, nel bene e nel male. Ad esempio, come genitori, educatori dei nostri figli, oppure come insegnanti, docenti o manager, operatori con responsabilità di guida di sottoposti, ricoprendo un ruolo guida di esempio e di attrazione di studenti, dipendenti, professionisti.

L’utero in affitto lede la dignità della persona

La prima cosa da dire è che  si tratta di una pratica moralmente inaccettabile, perché non rispetta la dignità della donna e del bambino che viene concepito in modo innaturale, artificiale, nel freddo di una provetta.

 

La donna viene “usata” e considerata solo per il suo utero; ella diventa un mezzo per avere un figlio a tutti i costi e viene pagata per questo affitto, come in qualunque altro rapporto di tipo commerciale. Mi sembra di percepirvi anche un fondo di sadismo, perché il bambino viene strappato alla madre, che è colei che lo ha portato in grembo durante la gravidanza e, come ben sappiamo, tra i due si è stabilito un sottilissimo ma forte legame psicofisico. Tale trattamento, come ci ricordava il Dott. Morandini, citando tra l’altro il caso di Monica Cirinnà e del suo Regolamento sulle unioni civili del 2005, è questo un trattamento che non si riserva nemmeno agli animali! 

La nuova creatura non viene rispettata perché verrà privata della vicinanza e dell’educazione della propria madre, nonostante ne abbia tutto il diritto; non potrà stare con lei fin dai primi istanti di vita, come la natura richiederebbe; la natura ha fuso insieme, per così dire, madre e figlio, per nove mesi. Si tratta di un’unione di sangue e di psiche, che ha permesso la formazione del bambino per farlo diventare un essere umano completo alla nascita.

La scienza e la psicologia ci hanno detto in molti modi diversi che un neonato ha bisogno, sotto ogni punto di vista, della propria madre. E’ vero che la madre può con il tempo essere sostituita da un caregiver, a patto che il passaggio avvenga gradualmente e senza traumi e che il caregiver sia consapevole della sua responsabilità verso il bambino.

A cosa potrebbe portare questa pratica nel tempo?

Un’ingiustizia psicosociale e una crudeltà psicologica prima di tutto perché il bambino, diventato grande, potrebbe desiderare di conoscere i suoi veri genitori e la donna che lo ha partorito, come capita nell’adozione, ma non potrà mai saperlo.

Nella pratica dell’utero in affitto, il desiderio di un figlio viene portato fino all’estremo di un acquisto, pagando una donna che, per necessità economica, si presterà ad essere fecondata in laboratorio e porterà avanti la gravidanza e il parto.

Subito dopo la nascita del bambino, la donna rinuncerà per sempre al figlio, nonostante sia proprio lei la madre, facendo una violenza a se stessa e al bambino, per via del particolare rapporto psico-fisico che, come abbiamo detto, si è instaurato durante la gestazione.

Oggi coppie benestanti usano donne povere per ottenere figli. Per quanto riguarda gli uomini, un tempo i padri padroni decidevano della vita e della morte di moglie e figli. La musica non è cambiata per la mancanza di rispetto per la dignità della donna, assolutamente evidente in questo genere di contratti. Inoltre, nell’unione omosessuale, la donna che è stata fatta fuori dalla relazione affettiva, eliminata dal rapporto d’amore, viene “recuperata” solo per essere “usata” al fine di soddisfare il desiderio degli uomini… La realtà è stata capovolta.

Un figlio può essere un diritto?

Si può pretendere di avere un figlio a tutti i costi? E’ moralmente lecito comprare in certo qual modo un figlio, per mezzo di una donna sconosciuta a cui è stato impiantato il seme dell’uomo richiedente?

L’utero in affitto è fecondazione di un ovulo con uno spermatozoo committente o altri, lo spermatozoo fecondato viene impiantato nell’ utero e la donna deve subire terapie ormonali e cortisoniche. Il bimbo, una volta nato, viene strappato dal grembo della donna che ha condotto la gestazione per altri. Ripetiamo, sottolineando, che non si fa così nemmeno con gli animali.

Nella trasmissione radiofonica a cui facciamo riferimento in questo articolo, il dott. Morandini ci ha ricordato che L’ANELLO DEBOLE DELLA CATENA è il bambino; nessuno ha “DIRITTO” al figlio, è un’impostazione sbagliata che dice che un soggetto è prima di tutto un oggetto. Non c’è diritto al bambino ma c’è il diritto alla vita, riconosciuto dalla Corte Costituzionale e il diritto di conoscere le proprie origini! Segue il diritto di essere educato dai propri genitori, i diritti alle relazioni familiari e alla sua famiglia. Perciò con questa pratica dell’utero in affitto, il bambino viene privato dei suoi diritti fondamentali!

L’utero in affitto diventi reato universale!

Susanna Primavera