Cosa significa agire moralmente?
Essere morali significa agire in base a princìpi e valori che distinguono il bene dal male. I filosofi morali come Kant o Fichte consideravano la norma morale prioritaria rispetto a qualunque altro valore umano.
La persona autenticamente morale è spinta all’azione buona da una particolare sensibilità al bene dell’altro. E’ una persona che vuole “aiutare” unicamente per donare in modo gratuito, senza secondi fini bensì in modo genuino. Vuole dare qualcosa, un aiuto concreto, da un caffè o un passaggio in auto ad un po’ del proprio tempo presso un ODV, un’associazione di volontariato, senza scopo di lucro, per esempio.
Queste caratteristiche di gratuità e di generosità sono state racchiuse nel concetto di “supererogatorio” (Manzoni, Fermo e Lucia, Cap. VII), un’azione cioè che è libera e buona, non obbligatoria, e che non tende a prendere ma a dare, anche se per farlo è necessario privarsi di qualcosa, come, ad esempio, una parte del proprio tempo di vita. Si tratta di un agire libero e direi nobile, in certo qual modo.
Anche essere ligi al dovere nel rispettare un impegno preso è un’azione moralmente buona perché ciò che è giusto è anche buono (Discorso di Pericle 461 a.C.) ma le azioni supererogatorie hanno qualcosa in più e di diverso, sicuramente di più elevato.
La moralità si muove su due piani diversi: il livello del “giusto” e il livello del “bene eccellente”. E’ una scelta libera ma non di tipo ossessivo quale risposta all’imperativo: “Devo essere moralmente il più buono possibile” bensì nasce da un’apertura volontaria e disinteressata.
L’azione nel volontariato risponde pienamente a queste caratteristiche. L’agente potrebbe non uscire di casa per fare il volontario, nessuno lo obbliga, eppure egli decide in piena libertà di scelta di andare verso gli altri come creatore di bene.
Ben noti sono i risvolti psicologici legati al benessere che deriva dallo spendersi per gli altri: serenità, senso di equilibrio, senso del valore del “donare”, percezione di un proprio contributo concreto alla diffusione del bene nella società, senso di pienezza della propria vita…
Moralità e moralismo
In cosa differisce il moralismo dalla moralità genuina? Cosa s’intende per moralismo?
Nel vocabolario Treccani, il moralismo viene definito come l’atteggiamento di rigida, talora ipocrita, ed eccessivamente conformistica difesa dei princìpi della morale comune. Una prevalente o esclusiva importanza data a considerazioni morali, spesso astratte e preconcette, nel giudizio su persone e fatti della vita, della storia, dell’arte.
Un esempio fra tutti lo troviamo nella splendida commedia di Eduardo De Filippo “Gli esami non finiscono mai” del 1973 (in questo link, l’intera commedia in tre atti). Guglielmo Speranza, il protagonista, vive oppresso continuamente dai giudizi moralistici assurdi da parte di tutto l’ambiente che lo circonda. Sono critiche ipocrite ed ingiuste che finiranno per avvilirlo, cancellando nel suo cuore tutti i desideri di libertà e di progettualità. L’oppressione, la delusione e la tristezza saranno tali da riuscire a spegnere in lui il desiderio di vivere.
Il moralismo svela un’eccessiva preoccupazione di esprimere giudizi morali, un’eccesso di critica altrui che colpevolizza qualcuno che, in verità, non si avrebbe il diritto di giudicare. Il moralismo è profondamente astratto, ingiusto ed ingiustificato; rappresenta una forma di “idolatria della norma”, in cui conta ossessivamente soltanto la norma.
Il moralismo è totalmente astratto e invero lontano dalla realtà; nel giudizio all’operato altrui occorre sempre tenere presente il carattere di imperfezione della natura umana per non eccedere nella critica.
La felicità nella ricerca di una vita di qualità
Come raggiungere dunque l’eccellenza morale? Il volontariato ne rappresenta uno splendido esempio; occorre diventare più attenti al bene comune e alla felicità del singolo affinando la sensibilità ai valori morali. Colui che si rende sempre più sensibile al bene dell’altro scopre dentro di sé la serenità e la pienezza di bene.
Vivere il volontariato da protagonisti consente di percepire una qualità nuova nella propria vita che, almeno per la parte di moralità, può essere definita di eccellenza. E’ un’eccellenza dell’agire e della vita.
Ogni momento della vita è buono per iniziare il volontariato e trovare la strada della propria e altrui felicità.
Ti aspettiamo!
Susanna Primavera